Insostituibile - Capitolo 4

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Christian's pov.
Prendo il cellulare e mando un veloce messaggio, comunicando a Peter di accostare l'auto il più vicino possibile all'ingresso del JFK solo dopo il mio avviso, in modo da non permettere a mia moglie di sentire il rombo degli aerei che nel frattempo decollano.
Abby è appoggiata al mio petto, con mio grande stupore in un religioso silenzio.
"Non dirmi che ti sei addormentata" la prendo in giro, non resistendo alla tentazione di stuzzicarla.
"No" ribatte acida "Siamo arrivati?". Solleva la testa e fissa, ovviamente in senso figurato, un punto in cui sicuramente non potrei esserci io.
Reprimo una profonda risata e lancio una rapida occhiata fuori dal finestrino. Qualche metro ed entreremo nell'area riservata per l'aeroporto, quindi devo mettere in atto il resto del piano.
"Sì" rispondo frettolosamente "Ma ho bisogno di aggiungere un'altra cosa" allego alla risposta precipitosamente data.
Accetterà?
"Cosa devi aggiungere adesso?" domanda con voce infastidita. Sicuramente, se non fosse stato per la presenza della benda, avrebbe ruotato gli occhi nella maniera in cui solo lei sa fare. Quella maniera che, in circostanze del genere, mi farebbe soltanto ridere a crepapelle.
'Quanto vorrò torturarla prima di rivelare la sorpresa?' Molto!
Sorrido ancora un'altra volta e sollevo i fianchi per prendere gli auricolari da metterle all'orecchio. Lei continua ad usare gli altri sensi che le rimangono per capire cosa sto facendo, ma è quando le tocco le orecchie che si impegna a replicare qualcosa.
"A cosa servono queste adesso?" protesta afferrandomi per i polsi e cercando, poverina inutilmente, di toglierli e rovinare i miei piani. Forse non ha capito che possiamo rimanere qui se non collabora.
"Credimi, quando verrai a conoscenza della mia sorpresa sarai felice di aver sopportato tutto ciò" spiego prima di infilare l'auricolare e far partire una playlist al cazzo. Sparata a tutto volume, ovviamente.
Fa una smorfia di disapprovazione ma, da parte mia, non mi impegno minimamente ad abbassare il volume. Finché non saremo a bordo del mio jet dovrà tollerare le mie torture.
E adesso la ciliegina sulla torta.
"Piccola, lo sai che prima ti ho mentito? Il pancione si vede chiaramente troppo, e sì stai ingrossando a vista d'occhio" confesso, ricevendo come risposta il suo silenzio "Adesso sono certo che riuscirai a non sentire nulla" le sorrido anche se so che non può vedermi.
Schiaccio il pulsante dell'interfono e avviso Peter di proseguire proprio come scritto nel messaggio da me mandato. L'autista accosta all'ingresso dell'aeroporto, dove il copilota del mio jet ci riceve con un suo collega.
"Buonasera Mr Ross" mi saluta aprendo la portiera della Lincoln.
"Buonasera August, è un piacere rivederti" sorrido sciogliendo le braccia di Abby attorno ai miei fianchi. Stringo calorosamente la sua mano e quella del collega, per poi strattonare leggermente la mano di Abby per farle capire di dover scendere dall'auto "Te la presenterò come si deve più tardi" avviso il ragazzo che annuisce sorridendo divertito.
Gillian recupera le nostre valige, da lui stesso caricate nel cofano della macchina, mentre Peter porge le chiavi della mia auto al collega di August.
"Come dobbiamo metterci d'accordo per il suo ritorno Mr Ross?" domanda quest'ultimo.
"Non ti preoccupare, per il ritorno saremo decisamente in molti. Sarà mio padre stesso ad organizzare il trasporto, quindi puoi lasciare l'auto nel parcheggio dell'attico sulla Fifth Avenue. Se ne occuperà Anthony del resto".
"Come desidera lei signore" annuisce educatamente.
"Possiamo andare?" domando alle persone che mi circondano. Al loro consenso prendo Abby per mano e la accompagno all'interno dell'edificio.
"Ora sto meglio" mi comunica lei smettendo di tremare per il freddo.
"Sono sicuro che Mrs Ross andrà su tutte le furie appena realizzerà di aver camminato in mezzo a tutta questa gente bendata" ridacchia Gillian, facendo lo slalom di qualche persona che gli intralcia il percorso.
"Per me non è nemmeno da dubitare. È sicuro che mi farà fuori" rispondo facendo spallucce "Ma l'importante è che apprezzi ciò che verrà dopo. Posso gestire i suoi nervi".
Eccome se posso!
"Non può non apprezzare Mr Ross, è da più di un mese che lavora su questo viaggio. E se non sbaglio ha selezionato tutto ciò che la signora ha sempre apprezzato di ogni luogo da visitare".
"Hai ragione. Devo ringraziare Meredith e Rose per avermi aiutato".
"Non poteva ringraziarle diversamente. Farà piacere anche a loro staccare dalla solita routine newyorchese e godersi una vacanza".
"Sicuramente" sorrido "In più non mi andava di sprecare il viaggio che avevano organizzato i nostri genitori, così ho prenotato qualche altro biglietto e ho organizzato loro un viaggio inaspettato. Dopotutto, meritiamo un po' tutti una bella vacanza no?" aggiungo raggiungendo il bancone della biglietteria riservato ai diplomatici e viaggiatori della business class.
"Ne sono sicuro" annuisce il mio amico. Abbozzo un sorriso e prendo i documenti che mi porge, avvicinando al mio fianco mia moglie.
"Mi fai capire in qualche modo che sei tu quello vicino a me?" domanda lei mentre fornisco alla hostess i passaporti da convalidare. Visto che non può sentire nessuna mia risposta a voce le stampo un rapido bacio sulla guancia, al quale sorride dolcemente.
Attendo pazientemente che anche i miei compagni di viaggio convalidino i rispettivi passaporti, per poi dirigerci insieme verso il check-in.
Essendo esclusivamente riservato ad una determinata categoria di viaggiatori non è mai affollato, ma è comunque incluso di tutti i sistemi di sicurezza.
Il metal detector.
L'unico intoppo inevitabile per la mia idea.
Prevedendo già una serie di situazioni imbarazzanti, faccio passare prima Gillian e Peter. Dopo passo io, attirando alle mie spalle Abby che fa risuscitare, come da me pensato, il dannato metal detector.
Attiriamo rapidamente l'attenzione di un gruppo di business man , alcuni conosciuti altri no.
Mi sembra un'impresa superare quel piccolo intoppo ma, con una sfilza di spiegazioni montate su due piedi aggiunte agli accurati controlli della sicurezza, riesco a cavarmela piuttosto bene.
Menomale.
Dopotutto, cosa può essere un minuto di tentennamento in confronto alla gioia che potrei provare se riuscissi a portare a buon fine il mio piano? Nulla ovviamente.
In ogni caso credo che la parte più imbarazzante, tanto per me quanto per la coppia della sicurezza incaricata di eseguire i controlli allo sportello, è stata quella in cui mia moglie si è lasciata scappare una constatazione alquanto acida sulla sua "collaborazione a letto stanotte".
Certo, non sapeva di essere in un aeroporto, ma ha suscitato tuttavia disagio nell'uomo che la stava controllando e in me che stavo assistendo alla scena.
Non è forse strana una donna bendata, con gli auricolari alle orecchie e una lingua biforcuta?
O forse è più strano il soggetto che l'ha ridotta a queste condizioni? Io.
Opterei ad occhi chiusi per la seconda supposizione.
Accantonando le mie riflessioni su chi ha fatto cosa, accompagno mia moglie verso il terminal delle imbarcazioni. Ci ritroviamo ancora una volta all'aria aperta, fuori dall'edificio aeroportuale, dove ci attende l'auto che da sempre mi scorta ai piedi del mio jet privato.
Dai sospiri di Abby capisco che gode del caldo che circonda l'abitacolo dell'auto, ma quando si ritrova a scendere nuovamente realizzo che sto forzando troppo la corda. Ancora un po' e rischia di spezzarsi, mandando di conseguenza a puttane il mo piano.
'Forza Ross, fatti valere' mi incoraggia il subconscio.
Stringo le mani a pugno e, come sempre dannatamente determinato in ogni cosa che faccio, appena l'auto accosta ai piedi del mio bolide apro la portiera.
Detengo il controllo in fin dei conti.
Lei continua a sbuffare e, quando la sollevo per salire gli scalini che portano all'interno del velivolo, lancia lieve urletto di sorpresa aggrappandosi a me.
È pesante. Un po' molto pesante rispetto alle innumerevoli volte in cui l'ho sorretta tra le mie braccia.
Giuro che mi ucciderebbe se glielo dicessi. E credo proprio che lo farò, sempre se non morirò prima.
"Spero che tu abbia un'ottima scusa per tutto questo trambusto" mi rimprovera.
Ridacchio sommessamente.
Ho una scusa fin troppo plausibile tesoro.
Raggiungendo l'apice delle scalette rivolgo un rapido saluto alla hostess che mi accoglie, come sempre usa fare, con un caloroso sorriso.
"Buonasera Mr Ross" mormora con il suo tono amichevole, ma al contempo professionale.
"Buonasera a te Linda" sorrido "Tutto bene?" mi informo.
"Molto bene signore, ho preparato tutto ciò che ha richiesto a bordo" spiega rapidamente, un po' impacciata "Spero che le piaccia".
Senza smettere di camminare le rispondo. "Rilassati Linda, sono più sicuro dell'eccellenza nelle tue manovre. Gradiremo tutto, ne sono sicuro".
Annuisce distrattamente lasciando cadere conseguentemente il discorso, mentre io adagio Abby sulla comoda poltrona.
"Ma dove siamo Christian?" domanda la mia impaziente donna.
'O la va, o la spacca Ross'.
Prendo una generosa, anche fin troppo esagerata, boccata d'aria e tolgo la benda dagli occhi di mia moglie. È arrivata l'ora di mettere fine a questa sceneggiata.
Sbatte più volte le palpebre, cercando di adeguare lo sguardo alla luce. Da parte mia, senza lasciarle nemmeno il tempo di formulare una sola parola, mi affretto a fare qualcosa che in circostanze di serietà mentale non avrei mai fatto. Non prima di ora, ovviamente.
"Sorpresa!" squittisco come se fossi una ragazza.
Merda.
Voce fin troppo squillane, ed un sorriso ebete sulle labbra. Non si nota che sono eccitato all'idea di svelarle il mio piccolo segreto?
Il cuore martella nel petto ad un ritmo del tutto irregolare, ma come biasimarlo? Sono troppo esaltato. Troppo.

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