'No, non può essere' continuo a ripetermi, spostando più volte lo sguardo da una foto all'altra.
Mille domande popolano la mia mente, mentre cerco una sola plausibile spiegazione per cui ci possa essere la foto di mia madre a casa di Bennett.
Perché lei era tesa? Che relazione intercorre tra i due?
Sono le due sole domande che continuano ad assillarmi con insistenza.
Oltre questo, non riesco a capire nemmeno il motivo per cui Christian mi abbia portata qui.
E come abbia fatto a rintracciare quest'uomo. Per quale motivo? Cosa sa, che io ancora non so?
Metto le mani tra i capelli, e cerco di zittire i mille campanelli di allarme che scattano nella mia testa.
È come se una luce ad intermittenza si accendesse per poi spegnersi. Ripetutamente. Ancora altre volte.
Rose e Bennett. Bennett e Rose.
Trevor quanto sa di questa situazione?
E perché Bennett continua a tenere la foto di mia madre con sè, così in vista.
Individuo la risposta per le mie domande nel cercare mio marito.
'Sì, devo chiedere a Christian' mi impongo mentalmente.
Se mi ha portata qui, un motivo ci sarà.
Christian sa qualcosa che nasconde, o tenta di nascondere. Ed io devo assolutamente scoprirlo.
Lancio un'altra occhiata alla cornice che contiene la fotografia della coppia, e tremando la sistemo nuovamente dov'era.
Titubante mi rimetto in piedi ed indietreggio, tenendo fisso lo sguardo sull'oggetto di tanti dubbi.
Sebbene mettesse in una luce di ovvietà la situazione, mentalmente continuo a ripetermi che sia tutto un malinteso.
Un brutto, bruttissimo malinteso.
Scendo le scale con il cuore che batte irregolarmente in gola. Sto sudando freddo.
Mio marito e Bennett sono ancora in soggiorno, come li ho lasciati qualche minuto fa. Immersi però in un'importante discussione di cui io non recepisco nessun dettaglio.
Si accorgono della mia presenza solo quando li avverto con qualche colpetto di tosse.
Christian si zittisce subito, mentre Bennett si gira verso la mia direzione sorridendo.
"Hai scelto la tua stanza, Abby?" domanda Bennett, chiudendo conseguentemente il discorso aperto con mio marito.
Mi rifiuto di rivolgergli una risposta, e punto la mia attenzione su Christian.
"Ho bisogno di parlarti. Vieni su, per favore..." la voce che utilizzo trasuda preoccupazione, e se ne accorgono entrambi. Christian però continua a guardami male, contrariato dai miei atteggiamenti.
Poco mi importa.
"Scusami Bennett, dobbiamo interrompere la nostra conversazione" annuncia Christian "Ne riparliamo domattina?".
"Certamente, andate pure" si alza Bennett, per poi essere imitato nel gesto da Christian "Comprendo benissimo che lei sia stanca dal viaggio. Ne riparleremo domani mattina" sorride "Allora buonanotte".
"Buonanotte Bennett".
Christian cammina verso la mia direzione, imponendomi con un'occhiata di essere cortese.
"Notte" bofonchio allora, per compiacere mio marito che quel tizio.
Tanto per allungare i tempi Christian si sofferma a recuperare il mio trolley dall'ingresso, credendo forse che avrei accettato a rimanere qui.
Non se ne parla. E dovrà farsene una ragione.
Tuttavia mantengo il silenzio, decidendo saggiamente di esplodere tra le quattro mura della stanza che ci è stata assegnata.
"Abby, ti avevo chiesto di comportarti bene. Ha capito subito che non avevi voglia di stare qui. Ci è rimasto male" Christian mi fa la predica, mentre mi segue lungo il corridoio.
"Ti prego, ci mancava solo questo" sbotto scocciata dalle sue parole "Per quello che sto passando adesso, poco mi importa se quel tizio si sia dispiaciuto o meno".
"Cosa ti succede?" si informa allora, un po' allarmato "Stai bene?".
"Sto bene, in ogni caso entra" gli apro la porta in modo da farlo entrare "Mi sento più sicura a parlarne in privato".
Entrato nella stanza l'atteggiamento di Christian cambia.
Da perplesso diventa chiaramente più allegro e rilassato.
"Dovresti sistemare tutta questa roba nella cabina armadio" dice tutto contento, aprendo il trolley sul letto "Avevo detto a Stella di sistemare la roba per una settimana di tempo, e dal peso della valigia credo che abbia inteso perfettamente i miei ordini".
Chiudo con cura la porta e, cambiando atteggiamento anche io, mi avvicino al letto. Ho il passo svelto, dettato dal nervosismo e dalla rabbia di essere caduta nella trappola di Christian senza averne coscienza.
"Non sistemo proprio nulla" sibilo strappandogli dalle mani il mio trolley "Chi diamine è Bennet? Perché siamo ospiti a casa sua? Perché mi hai fatta venire qui, Christian?" domando seccata.
Il suo viso cambia colore. E il sorriso scivola via dalle labbra.
La sua reazione non è gradita dai miei pensieri.
Registro mentalmente una serie di situazioni spiacevoli, da cui non usciamo uniti.
Non mi piace nulla.
"È solo un mio amico" mente spudoratamente, guardandomi dritta negli occhi.
La voce ferma, decisa e diretta.
L'effetto in me è uguale ad una pugnalata alla schiena. Inaspettata, ed estremamente dolorosa.
"Mi menti" affermo, sebbene con qualche dubbio a riguardo "Menti schifosamente guardandomi dritta negli occhi, Christian".
Non replica nulla.
Per la prima volta lo vedo abbassare lo sguardo.
Imbarazzato dalla durezza della realtà sbattuta in faccia. Imbarazzato dal realizzare che mi ha mentito guardandomi negli occhi, senza esitare minimamente.
"Da quando hai imparato a mentirmi Christian?" domando lasciando scappare un singhiozzo che in lui ha un effetto devastante "Da quando?".
"Tesoro, ti prego non fraintendere" dice prontamente, avvicinandosi a me.
Istintivamente indietreggio spaventata.
Improvvisamente infastidita dalla sua presenza.
"Abby, non provare disgusto nei miei confronti. Non mi permetterei mai di mentirti" dice quasi supplicando, ferito dai miei gesti.
Ancora una volta mi preoccupo solamente di me.
Di quanto ci sia rimasta male io dal suo comportamento.
"Non ti avvicinare, per favore..." sussurro con voce spezzata.
"Non dire così Abby..." scuote la testa "Non ti ho mentito volutamente, l'ho fatto per proteggerti. Per evitare di scagliarti addosso una dura verità".
"Ma io l'ho già vista" affermo guardandolo negli occhi "Ho già visto, e ho capito di che si tratta. Bennett e Rose. Che relazione intercorre tra i due? Cos'hai scoperto?" domando.
"Rose?" aggrotta la fronte "Cosa c'entra lei?".
"Oh ma per favore" agito le braccia in aria, esasperata dalla sue parole "Ho appena visto una foto che ritrae mia madre con...con quel Bennett! Dimmi solo per quale motivo siamo qui".
"Sul serio, non so di cosa parli!" continua ancora.
"Davvero?" alzo la voce "Bene, avrò il piacere di illuminarti".
Lo sorpasso e mi avvicino a passo svelto verso la porta, richiamandolo con un cenno della mano.
Mi segue chiaramente perplesso, senza capire perché e dove lo sto portando.
Arrivata davanti alla stanza di Bennett, busso un paio di volte. Giusto per controllare se è dentro ed evitare di irrompere dentro inaspettatamente.
"Che ci facciamo qui?" chiede Christian sorpreso.
"Lasciami fare" affermo "Ti farò vedere ciò che ho visto qualche minuto fa" spiego, per poi riprendere a bussare.
Al mio terzo tentativo la porta si apre.
Adesso mi apre un Bennett in pigiama, stanco ma felice di vedermi.
"Avete bisogno di qualcosa?" si informa.
Ruoto gli occhi al cielo di fronte alla sua falsa indifferenza, ed entro nuovamente nella sua stanza.
"Abby!" mi rimprovera Christian alle mie spalle, con voce perplessa "Mi dispiace Bennett, non so cosa le sia preso!".
"Non fa niente" dilegua il discorso l'uomo.
Ignorando le loro parole, mi avvio verso il comodino sul quale ho trovato la foto.
Con mia sorpresa adesso non c'è più. O meglio, è stata sostituita da una foto che ritrae un paesaggio di montagna. Non Bennett e Rose.
"Dov'è la foto che era qui?" mi rivolgo a Bennett con tono infastidito "So che era qui. L'ho vista con i miei due occhi, ne sono sicurissima".
"È lì infatti" afferma Bennett "Sei entrata nella mia stanza?".
"Non è questo l'importante" cambio discorso senza rispondere "Ho visto una foto tua con mia madre Rose. Dov'è quella?".
"Rose?" ripete incredulo "Non conosco nessuna donna con quel nome. Non posso avere nessuna foto con una donna di cui non so nulla".
"Sciocchezze!" sbotto irritata "Sono sicurissima di averla vista! L'hai nascosta vero? Cosa ci nascondi? Cos'hai raccontato a mio marito per fargli credere le tue parole?".
"Abby credo che tu stia esagerando" afferma Christian, con tono di voce minaccioso.
"Non sto esagerando Christian! Io sono più che sicura di aver visto quella maledetta foto qui! L'ha nascosta lui, perché ha capito che verrà scoperto! Ti conviene dire la verità, altrimenti dovrai vedertela con le nostre guardie. Non sono persone amichevoli se arrabbiate" mi rivolgo infine a Bennett. Con tono di disprezzo.
"Abby, basta" si intromette ancora una volta mio marito "Credo che tu abbia detto abbastanza, andiamo via" si avvicina a me e mi afferra per il polso, per poi tirarmi verso la porta.
"Smettila Christian, non mi muovo di qui se non ottengo una spiegazione valida".
"Christian, lasciala stare. Credo che meriti di sapere" si aggiunge anche Bennett, ma mio marito non gli dà retta.
"Credimi Bennett, non varrebbe nulla" annuncia in tono falsamente pacato "Le parlerò io, non credo che tu possa far molto per farle realizzare la verità".
"Oh ma per favore!" sbotto infastidita "Mi stai facendo passare per una ragazzina che si ostina a non capire le parole della gente".
"Perché è così che ti comporti tesoro" risponde trascinandomi fuori dalla stanza dell'uomo "E lo sai anche meglio di me che non gli darai nemmeno l'occasione di fiatare".
"Non è vero" nego fermamente.
"Ti dirò tutta la verità. Nella nostra stanza, senza che tu ti comporta male con gli altri, per poi pentirti delle tue stesse azioni".
Dicendo così chiude la porta della nostra stanza, tagliando fuori tutti gli altri.
"Vieni qui, siediti" dice indicando il letto.
"Voglio la verità" annuncio incrociando le braccia al petto.
"Avrai la verità, ma devi stare tranquilla. Non devi farti prendere dall'ansia. Potrebbe far male ai gemelli ed io...".
"...sì, e tu non potresti perdonartelo mai. Lo so Christian, smettila di montare tutta questa scena" concludo scocciata.
"Ok, cosa vorresti sapere?" domanda.
"Chi è Bennett?" domando diretta.
"Bella domanda" dice tra sé "Non so come iniziare".
"Potresti dire, Bennett è...poi concludi tu la frase" consiglio, ricevendo un suo sorriso.
"Avvicinati a me" dice dolcemente.
Faccio come chiede e quando gli sono abbastanza vicina, punto il mio sguardo nei suoi occhi verdi.
Lui invece mi attira più vicina, sulle sue ginocchia precisamente.
"Non so fino a che punto mi sia spinto.." inizia, avvolgendo le sue braccia attorno alla mia vita. La testa appoggiata alla mia schiena, quasi volesse trovare supporto. "L'unico pensiero che scorreva nella mia mente, era quello di vederti felice. Di ricomporre il pezzo mancante del tuo puzzle. Metterti a conoscenza della realtà, regalarti un sorriso..." dice senza farsi capire.
"Di cosa parli precisamente?" domando un po' perplessa "Non ti seguo bene".
Sospira e appoggia la fronte sulla mia schiena.
"Bennett non è una persona qualunque, tesoro" annuncia piano "È tuo padre. Il padre biologico, per la precisione".
Strabuzzo gli occhi dalla sorpresa e desidero fortemente scostarmi dalla sua presa per vederlo in faccia.
Ma non me lo permette.
Mi tiene salda tra le sue braccia, impedendomi di svincolare dalla sua stretta.
"Stai scherzando...vero?" domando in maniera poco convincente.
Non ricevere una risposta mi fa entrare nel panico.
"Christian, stai scherzando?" gli chiedo ancora una volta.
"No..." mormora "Bennett è tuo padre. È questa la realtà".
In qualche modo riesco a liberarmi dalla sua stretta, e finalmente lo guardo direttamente negli occhi.
Ha un'espressione afflitta che gli dipinge il volto, mentre negli occhi brilla una strana scintilla di gioia.
"Mio padre è morto" affermo con tono di voce impassibile "Me l'ha detto Rose".
"Rose, Rose, Rose!" sbotta "Perché non puoi credere anche alle mie parole Abby? Tuo padre è vivo, te lo sto dicendo io! Non mi vuoi credere?".
Incasso le sue parole ruvide come uno schiaffo in faccia, e cerco di dar loro un senso.
"Non posso crederci Christian" scuoto la testa per allontanare quei pensieri che tendono ad ascoltare le parole di mio marito "La mia famiglia è morta. Me l'ha detto Rose, nessuno è scampato ad un incidente stradale".
"Invece sì, sono usciti sani e salvi. Tua madre, Evelyn, è morta solamente dopo qualche anno da quell'incidente".
"Io ho visto la foto di Bennett con Rose. Era nella sua stanza Christian" affermo cambiando discorso "Che rapporto hanno? Tradisce Trevor? Ed io sono solo figlia di Rose? Oh cielo..." mormoro afflitta.
"Siediti vicino a me" dice, cambiando nuovamente tono di voce.
"Io non capisco..." mormoro.
Per quanto voglia avvicinarmi, non riesco a farlo.
Le mie gambe non intendono collaborare.
Allora lui stesso si alza dal letto e si avvicina a me. "Vieni, ti racconterò tutto".
Mi accompagna fino al letto e mi fa sedere accanto a sé, avvolgendo le braccia attorno alla mia vita.
"Quella che hai visto non era Rose" mormora.
"Allora esisteva! Bennett ha negato tutto, è un impostore" sbuffo.
"No tesoro, Bennett ha solamente fatto ciò che gli ho chiesto" spiega.
"Cioè? Che intendi dire?".
"Gli avevo chiesto io di tenere nascoste le foto, di mostrarle dopo che tu avessi scoperto la verità".
"Quale verità?" domando.
"La donna che vedi raffigurata in quella, ma anche il altre fotografie che spero potrai vedere presto, non è Rose. È Evelyn" spiega.
"Era...?"
"Esattamente, la sorella gemella di Rose. Per questo le hai confuse" sorride, lasciando un delicato bacio sulla mia tempia "Quando eravamo a Roma, ho ricevuto una chiamata di José. Ti ricordi?".
Annuisco impassibile.
"Avevo avviato da tempo delle ricerche su Bennett ed Evelyn Stone. Giusto per avere qualche dato certo sulla loro morte descritta da Rose. Non che non avessi fiducia nella sua parola, solo per averne la certezza" precisa "Ho scoperto grazie a delle informazioni ricevute da socie della mia azienda, affiliate con banche locali, dati corrispondenti alla coppia di persone che stavo cercando".
"Come puoi credere che lui sia veramente quel Bennett? Potrebbe essere una finzione!" affermo sconvolta, rimettendomi in piedi.
"Non sono così stupido da mettere in rischio la tua vita, senza informarmi bene poi" sbuffa.
"Come fai ad esserne certo, se non li hai mai visti? Nemmeno io so come sono di aspetto" aggiungo, nella speranza di convincerlo o forse convincere me stessa che questa non sia la realtà.
"Ho una risposta anche per questo" sorride vittorioso Christian.
Prende dalla tasca della camicia una collana e me la mostra.
"Beh, cos'è questa collana?" domando scocciata.
"Guardarla tu stessa" me la porge "Poi vedremo se ho ragione o meno".
Prendo la collana tra le mani e la giro più volte sul palmo, senza ricevere nessuna illuminazione.
'È solo una semplicissima collana. Come potrebbe identificare i miei veri genitori?' penso.
"Se ti sei affidato a questa collana per identificare due persone, non so se definirti folle o altro. Ti ha mostrato una collana simile a questa? Dannazione, potrebbe averla chiunque in questo mondo" sbotto irritata.
"Ancora una volta hai torto" annuncia "So anche io che potrebbero averla in molti una collana simile, ma nessuno potrebbe inserire al suo interno una fotografia ed avere la gemella di questa stessa collana" spiega.
"Quale fotografia?" domando.
Si mette in piedi e cammina verso la mia direzione. "Il ciondolo può essere aperto, prova" dice indicando l'oggetto con un cenno del capo.
Osservo meglio la collana, e realizzo che il ciondolo può essere diviso in due metà.
Presa dalla curiosità lo apro. E come diceva Christian trovo due piccole fotografie.
Una che raffigura un uomo dall'aspetto simile a quello di Bennett. E nell'altra metà la foto di una donna uguale a Rose. Evelyn.
È l'ennesima batosta che ricevo.
Seppure debba essere un momento, per me, di grande felicità, non riesco a rallegrarmi minimamente.
Niente in me è pronto ad accettare questa situazione. Non sono pronta per accettare i miei genitori.
"Adesso mi credi?" domanda Christian, convinto di aver risolto un grosso enigma che mi riguarda.
Osservo il suo viso sul quale splende un meraviglioso sorriso, e non riesco a replicare nulla.
Sono combattuta tra il mostrarmi falsamente felice o, come nella realtà, dannatamente confusa.
"È tutto così intricato. Incomprensibile" mormoro afflitta.
"Tesoro non c'è nulla da capire. Semplicemente hai ritrovato i tuoi veri genitori, coloro che hai da poco iniziato a cercare e volere al tuo fianco".
"Io non li ho mai cercati. Non devo essere io a cercarli" mormoro dispiaciuta "Mi hanno abbandonata, semplice" faccio spallucce.
"Tesoro" mi richiama prendendo il mio viso tra le mani "Non hanno mai avuto intenzione di abbandonarti, semplicemente il destino ha voluto che vi separaste alla tua nascita. Ma hai l'occasione di poterti ricongiungere a loro. È questo ciò che conta" mormora dolcemente.
"No Christian" scuoto la testa scostandomi dalla sua stretta "Quest'occasione me l'hai procurata tu. Loro non hanno mai avuto intenzione di cercarmi, o di ritornare da Trevor e Rose per riscattare ciò che era loro. Me" spiego in lacrime "Non posso far finta di nulla, ed accettarli adesso. Dopo tutto questo tempo".
Mi guarda visibilmente dispiaciuto, ed asciuga con cura ogni mia lacrima.
"Non la considerare come un'occasione che è stata volutamente trovata. Il destino si serve di qualcuno per mettere in atto le proprie intenzioni. E ha usato me. Altrimenti perché avrei dovuto indagare sulle parole dei tuoi genitori, Rose e Trevor. Alla fine, se erano realmente morti, perché avrei dovuto portare avanti queste ricerche in tre città diverse?" domanda "È successo perché, da qualche parte da qualcuno, è stato scritto che tu dovessi ritrovare Bennett ed Evelyn proprio adesso. Hai tutti noi, ma hai bisogno di quelle persone che ti hanno messo al mondo. Per forza tesoro".
“Assolutamente no Christian” ribatto in tono fermo e deciso “Io non ho bisogno dei miei..ecco, Bennett e Evelyn. Io non ho bisogno di loro. Io ho già Rose e Trevor, Amelie e Bryan. Ma soprattutto ho te. L'unica e più importante mia famiglia. Non ho bisogno di loro, non ne sento nemmeno la necessità”.
“Tesoro, ascoltami...” prova a persuadermi.
“Se non hai una famiglia la società di etichetta come orfana. Se non avessi avuto Rose e Trevor a quest'ora anche io sarei stata identificata così. Cosa ne sarebbe stato di me Christian? Hai mai pensato a quel lato della situazione? Se non avessi avuto la mia attuale famiglia ad accogliermi, dove sarei adesso? Anzi, credo che sarei morta tempo fa. Dalla fame od a causa di altro a cui adesso non voglio nemmeno pensare” affermo.
Non ricevo nessuna risposta da parte sua, ma leggo nei suoi occhi una sorta di indifferenza per le mie parole. Non le condivide è chiaro.
“Capisco che tu sia restio nell'accordarmi il tuo consenso. Ma in un angolo del tuo cervello sai che ho perfettamente ragione”.
“Preferisco non replicare nulla. Rose e Trevor sono stati gli stessi a scaricarti quando ti ho sposata. Ricordi?”.
“Hai intenzione di usare questo per farmi cambiare opinione? È una cosa così assurda Christian”.
“Adesso sei tu a sapere che ho ragione” ribatte “Io so fin troppo, e so che se uscissi quel discorso adesso finirebbe nel distruggerti completamente. Però non intendo rinunciare con il mio piano. Mi sono imposto di ricongiungere la tua famiglia. E andrò fino in fondo” alza le spalle, parlando fin troppo sicuro.
“Non vorrei deludere le tue aspettative, ma non avrà buon esito il tuo piano” replico a mia volta, alzando le spalle e sedendomi sul letto.
Mi scruta con i suoi profondi occhi verdi, riflettendo se sia il caso di scagliare o meno qualche altra parola. Distolgo lo sguardo, non volendogli mostrare la mia fragilità.
“Domani torno a New York” afferma non noncuranza.
Giro di scatto la testa e lo fisso senza trovare una parola adatta per esprimere lo stupore.
“Che?”
“Ho già deciso. Io ritornerò a New York, mentre tu e Gillian rimarrete qui a casa di Bennett” chiarisce.
“No no” scuoto la testa ridendo istericamente “Non puoi nemmeno provare ad impormi una cosa del genere. Io non ho nessunissima intenzione di rimanere qui, e non lo farei nemmeno se mi dovessi ordinare di farlo” affermo fulminandolo con lo sguardo.
“Fatto sta che io ho prenotato un solo volo. Tu rimarrai qui Abby”.
Provo a controllare la voglia di urlare, ma con scarsi risultati.
“Non rimarrò qui Christian!” gli tengo testa “Non ho nessun motivo per cui continuare a stare qui, e non ho altrettanta intenzione di ascoltare i tuoi consigli o compiacerti per questa cosa. Non mi hai prenotato un volo? Bene, non sono tanto stupida da non saper contattare qualcuno per trovarne uno”.
Lo lascio lì a fissarmi con rabbia, mentre recupero con rabbia la mia borsa gettata precedentemente sul letto per prendere il mio cellulare.
Digito furiosamente il numero di Peter, non riuscendo a rivolgermi nemmeno parola a causa di Christian.
Senza molto impegno mi raggiunge alle spalle e mi toglie il cellulare dalle mani.
“Dammi subito il cellulare” ringhio rabbiosamente cercando di afferrare l'apparecchio.
Indietreggia di qualche passo e tiene in alto il cellulare, costringendomi ad allungarmi per poterlo prendere.
“Christian, non mi fare arrabbiare”.
“Ascoltami allora” chiede quasi in un ordine.
“No, non voglio rimanere qui” rispondo in tono più tranquillo “Ti prego, non ho voglia di stare con Bennett. Lo accetterò come genitore se ti fa piacere, ma voglio ritornare a New York”.
"Ho già deciso Abby. Rimarrai qui, e non cambierò opinione".
“Non puoi costringermi a rimanere qui!” riprendo nuovamente incavolata.
“Posso eccome” risponde con noncuranza “E ho deciso che starai qui, in modo da poter riallacciare i rapporti con Bennett”.
“Non ci metterò molto a trovare un biglietto aereo per New York, Christian. Non esiste solamente quel cellulare, potrei usare un telefono fuori sai? Non mi mancano le risorse”
“Oseresti contraddire la mia parola?” domanda allora, centrando il punto più basso della questione.
Boccheggio cercando di trovare una parola, ma alla fine mi convinco che potrei farlo senza rimpiangere nulla. Dopotutto non è la prima volta che non ascolto le sue parole.
“Sai anche tu che non ci metto molto a non rispettare le tue parole” gli rendo presente “Quindi è un po' stupido cercare di persuadermi con questa scusa”.
“Bene” annuisce tra se “Tieni allora, ti lascio la possibilità di chiamare qualcuno e prenotare il biglietto per New York contro la mia parola. Tieni pure” conclude porgendomi l'aggeggio.
Senza farmelo ripetere una seconda volta digito velocemente il numero di Gillian e avvicino l'apparecchio all'orecchio.
“Mrs Ross” risponde quasi subito.
“Gillian, Gillian ho bisogno di un grandissimo favore da parte tua” replico sorridendo allegra.
“Mi dica signora”.
Christian mi lancia un'occhiata indecifrabile, e si allontana da me.
Lo seguo con lo sguardo, fin quando non si chiude dentro al bagno sbattendo rumorosamente la porta.
“Avrei bisogno di un biglietto aereo per New York” comunico al mio amico.
“Biglietto? Non rimane con suo padre?”.
“No” borbotto “Non ritengo sia sensato rimanere qui. Non ne ho bisogno”.
“Signora, ci pensi su” mi consiglia anche lui “Mr Ross ha fatto di tutto per poter rintracciare i suoi genitori. Sarebbe da irriconoscenti non tentare nemmeno di provare a dare un'opportunità a Mr Stone”.
Sospiro rumorosamente e mi tocco la faccia. “Non ci riesco Gillian”.
“Posso capire perfettamente come si sente. È una cosa assurda presentare una persona come il genitore che ha sempre ritenuto morto. Però può provarci no? Cosa le costa?”.
“Nulla, lo so. Ma non riesco a capacitarmi” confesso.
“Io posso prenotarle il biglietto. Ma ci pensi attentamente. Aspetto una sua conferma per poter proseguire” dice in fine, poco prima di staccare prontamente la chiamata.
Rifletto a lungo sulle sue parole, analizzando razionalmente la situazione.
Accantono la rabbia, la frustrazione ed il mio insensato odio. Prendo in considerazione le parole di Christian.
Se accettassi potrei riscoprire la mia famiglia.
Sentirmi finalmente amata da un vero genitore. Il mio genitore. Mio padre.
Un sorriso fa capolino sulle mie labbra mentre pronuncio mentalmente quella parola.
Una strana sensazione, un particolare calore avvolge il mio cuore.
Appoggio il cellulare sul letto e mi avvicino alla porta del bagno.
“So che hai ascoltato la mia conversazione” parlo fissando la porta bianca.
Dall'altro lato non sento nessun tipo di rumore, e non ricevo nessuna risposta.
“Sei arrabbiato con me?” domando ancora “Ho rivalutato la tua proposta sai?” aggiungo.
A queste ultime parole la porta si spalanca, e mi ritrovo davanti il mio uomo con un grande sorriso sulle labbra.
“Come hai detto?” domanda incredulo.
Faccio spallucce ed annuisco. “Ho deciso di ascoltarti”.
“Oh, lo sapevo...”.
“Alt, aspetta prima di correre” lo interrompo.
Mi guarda corrucciato ma ascolta ciò che ho da dirgli.
“Voglio che tu mi lascia libera scelta per quanto concerne il mio rientro a New York” annuncio.
“Cioè?”.
“Voglio che tu mi permetta di ritornare l'esatto istante che consegue un mio eventuale cambiamento di idea” spiego “Non rimarrò un istante in più se realizzerò di non voler Bennett. E tu non dovrai, e non potrai, costringermi a rimanere. Se accetti questo, posso pure accettare la tua folle idea”.
“Accetto” si affretta a rispondere “Mi va benissimo, solo che pretendo che tu ti dedica almeno più del dovuto per accettare Bennett. Su questo non contratto” aggiunge.
“Vedrò che potrò fare” declino il discorso.
“Sono contento che tu abbia accettato” mormora felice, avvolgendomi in un caloroso abbraccio.
“Anche io, credo” replico stringendolo forte.
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Insostituibile Amore [3]
RandomSequel di: Irresistible Tentazione ||My Man Trilogy 1|| Incorreggibile Bastardo ||My Man Trilogy 2|| TRAMA Ti avvolgerà il vuoto. Attorno a te sarà tutto buio. Non avrai certezze, non avrai nessuno. Non saprai dove andare, nè cosa fare. In quel mome...