Capitolo 1

1.5K 38 4
                                    

Questo scritto non rappresenta situazioni avvenute realmente tantomeno caratteri reali e non intendo in nessun modo offendere le persone citate. I One Direction non mi apparentengono - con mio enorme dispiacere nello specifico caso di Harry. Questa storia è pubblicata senza alcuno scopo di lucro.

Louis.

Era successo.

L'evento per cui tutti mi avevano sconsigliato vivamente di trasferirmi sulle montagne intorno alla cittadina di Sheffield era successo senza che io potessi farci nulla.

La sera precedente, mentre mi facevo una rilassante doccia dopo una lunga giornata di lavoro, il pavimento aveva iniziato a tremare ed avevo capito subito cosa stesse succedendo: la parte ovest del monte dietro casa mia, dichiarato pericoloso e cedevole da quando ero lì e non ancora messo in sicurezza, era crollato forse a causa del violento temporale di quel giorno, dando origine ad una frana che, a quanto pensavo, si dirigeva proprio verso casa mia.

Mi ero trasferito lì circa quattro anni prima, quando uno zio di mio padre, dopo una lunga malattia, ci aveva lasciato. Così mamma aveva ricevuto l'eredità, dato che mio padre è morto, o meglio, ufficialmente disperso nell'oceano Indiano da circa 9 anni, ovvero dal suo ultimo viaggio per la marina militare inglese. Avevo lasciato la mia cittadina natale, Doncaster, la mia numerosa famiglia, i miei amici. Per cosa? Per la montagna.

L'avevo sempre amata sin da quando ne avevo ricordo, sin dalla mia prima escursione con mio padre. Amavo il modo in cui raggiungere una vetta mi faceva sentire libero: vedevo la cima della montagna come un obiettivo e mi imponevo di raggiungerlo. Quei paesaggi mi avevano insegnato molto: il rispetto verso la natura ed i suoi abitanti, la determinazione necessaria per portare a termine un percorso, l'altruismo verso scalatori in difficoltà che magari neanche conoscevo. Tutti concetti che poi utilizzavo una volta tornato in città e che mi avevano reso il ragazzo che ero.

Quando mi trasferii, la casa era poco più che un rudere: a metà tra una vecchia stalla ed una cascina, era venduta ad un prezzo molto minore del suo reale valore per la questione del terreno cedevole. Dovetti ristrutturarla da cima a fondo solo con il sudore della mia fronte: volevo poter portare lì mia madre e le mie sorelle un giorno e poter dire loro: "L'ho fatto io". Ci avevo messo quasi due anni, ma ne era uscito davvero un gioiellino, che stava per essere spazzato via da un momento all'altro da una frana di cui il comune si sarebbe dovuto occupare mesi, se non anni, prima.

Il tempo di uscire dalla doccia ed indossare i primi vestiti disponibili, che vidi i vetri della finestra frantumarsi ed un mare di fango riversarsi nel mio salotto. Chiusi istintivamente tutte le porte per impedire al fango di farsi strada in altre stanze, ma tutto fu vano. Il tempo di realizzare cosa stesse succedendo e cosa fosse meglio fare, che il fango mi arrivava già alle caviglie. Fu una serata difficile, ero completamente solo a gestire una catastrofe di quel genere: i collegamenti telefonici erano saltati insieme alla corrente non appena l'acqua era arrivata al livello del salvavita ed il cellulare era da qualche parte, sommerso da acqua sporca e terra.

Landslide || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora