Capitolo 3

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Louis.

Il Sole era sorto da poco all'orizzonte ed iniziava a filtrare dai minuscoli buchi sulle tapparelle. Amavo quel momento, quando avevo il tempo di organizzare la giornata mentre ancora il tepore delle coperte mi teneva compagnia. Ma quella mattina non c'era modo di pensare agli impegni della giornata, nella mia mente c'era spazio solo per un paio di occhi smeraldo e non era decisamente una cosa normale dato che avevo ancora la casa devastata dal fango.

Il modo in cui la sera prima mi aveva risposto imbarazzato prima di scivolare in bagno la diceva lunga ed il pensiero che potesse avermi spiato o anche solo visto per sbaglio mentre avevo addosso solo un asciugamano mi metteva un po' a disagio, ma era anche vero che ero stato stupido io a dimenticarmi di avere ospiti e non chiudere la porta, come ero solito fare.

La sveglia suonò prima che riuscissi a pensare a qualsiasi altra cosa e mi ritrovai ad arraffare maglietta e pantaloni ed infilarli velocemente prima di scendere le scale e iniziare a cercare qualcosa da offrire ai ragazzi che mi stavano aiutando come colazione. Riuscii a trovare due yogurt e dei cereali insieme a delle bustine di thè, rigorosamente Yorkshire. Per essere il terzo giorno senza spesa, non era male.

Stavo cercando anche dei biscotti che ero sicuro di avere da qualche parte sotto la credenza, quando dalla bassa prospettiva che avevo essendo in ginocchio, intravidi due gambe slanciate fare il loro ingresso in cucina ed i miei occhi non poterono far altro che percorrere l'intera figura dal basso all'alto, come se non controllassi le mie azioni.

Una volta arrivato al viso, notai che anche lui mi stava guardando, ma distolse subito lo sguardo lasciando che le sue dita vagassero tra i suoi ricci tirandoli all'indietro e le sue guance assumessero un tono di colore più simile al rosso. Mi alzai stirandomi la maglietta e pensando che i biscotti potevano aspettare, quando c'era altro da mangiare.

Che quel qualcosa lo stessi mangiando con gli occhi, era tutto un altro discorso.

"Posso aiutarti?" mi chiese con la voce più roca che avessi mai sentito.

Mi imposi che con una scusa o l'altra avrei dovuto farlo rimanere a dormire un'ulteriore sera al bed & breakfast per poter risentire nuovamente quella voce profonda che si ritrovava al mattino. Forse quando avrei finito di sistemare i danni della frana, per festeggiare.

Forse stavo correndo troppo. E mi aveva fatto una domanda a cui ancora non avevo risposto.

"Sì, certo. Potresti apparecchiare la tavola, trovi tutto il necessario nei cassetti della credenza"

"Certo" disse sorridendo scuotendo lievemente la testa.

Lo vidi darmi le spalle ed aprire i cassetti, mentre la vocina nella mia testa mi urlava di non abbassare lo sguardo sul suo fondoschiena e con molta fatica rispettai i suoi ordini.

Da quando ero diventato così maledettamente femminuccia? Mi stavo davvero impegnando ad evitare di fissare il fondoschiena di un altro ragazzo, per quanto fosse oggettivamente bello?

"Questi vanno bene?" mi chiese voltandosi con il sorriso più tenero e genuino che gli avessi visto fino a quel momento.

Mise leggermente in mostra i denti bianchi e due fossette gli si formarono ai lati della bocca, facendolo apparire ancora più dolce.

Riuscii a balbettare un timido "Sì" prima di voltarmi di scatto e proseguire a preparare la colazione.

Dov'era finita la mia spavalderia?

Grazie a Dio qualcuno bussò alla porta principale costringendomi a lasciare la stanza prima che Harry mi chiedesse qualcos'altro. Alla porta c'era Zayn, il mio migliore amico.

Landslide || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora