Capitolo 38

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Louis.





Harry mi mostrò tutti i luoghi della sua infanzia, dalla vecchia scuola elementare ormai abbandonata al teatro dietro la Chiesa, fino ad arrivare al campo da atletica in cui andava a vedere le gare della parte atletica della famiglia Styles, cioè sua sorella Gemma.



"E' così bello qui, dev'essere figo giocare a calcio con questo paesaggio intorno" constatai, riferendomi alle colline verdi intorno al paesino.

"Non ho mai visto una partita di calcio qui, a dire il vero" ammise.

"Male, Styles. Te ne darò un assaggio io, c'è un pallone in questo posto?"

"Non vuoi davvero giocare a calcio adesso..." cercò di dissuadermi.

"Ogni momento è buono per rincorrere un pallone, tanto più se tu non l'hai mai visto fare qui. Spero ci sia un posto in cui potermi almeno rinfrescare dopo"

"Styles conosce un modo per entrare negli spogliatoi di nascosto, lo usavo sempre da piccolo" spiegò.

"Di nascosto? Sembra che abbiamo trovato un posto per festeggiare la vittoria del team Tomlinson..." dissi lascivo.



Capì cosa intendevo solo quando corsi a prendere un vecchio pallone che avevo visto sotto le gradinate, così mi misi a rincorrerlo mentre tiravo Harry per il polso intimandogli di rubarmelo. Capii senza fatica che si sentiva per i primi 5 minuti un bambino impacciato, ma quando cominciò a prenderci la mano riuscì un paio di volte a prendere possesso della palla (o forse glielo lasciavo fare?) e correre per qualche metro lontano da me prima che gli facessi il solletico e mi trascinasse a terra ridendo.

Ci ritrovammo faccia a faccia sdraiati in mezzo all'erba ormai decisamente troppo alta e ci guardammo a lungo negli occhi senza dirci nulla, assaporando solamente il fatto di essere di nuovo insieme.



"Credo che sia abbastanza per oggi" affermai, sentendolo respirare velocemente.

"Direi di sì, non avrò fiato per la prossima settimana" aggiunse.

"Sei fuori allenamento, Harry" dissi alzandomi e porgendogli una mano per aiutarlo.



Fece forza sull'appiglio che gli avevo offerto e camminò poi al mio fianco, mentre la mia mano progressivamente scivolava verso il suo fondoschiena.



"Allora? Come si entra?" chiesi spazientito.

"Hai fretta?" domandò.

"A dire il vero un po'"

"Puoi lavarti a casa mia se vuoi" propose candidamente.

"Non trovi che sia più eccitante farlo qui?" chiesi chiarendo le mie intenzioni "Gli spogliatoi sono sempre stati il mio debole, forse perchè da ragazzino sentivo tutti i ragazzi insultare le coppie di omosessuali e ho sempre voluto che qualcuno scopasse proprio dove loro erano stati seduti"

"E' una teoria strana, ma sta in piedi" disse togliendosi dall'imbarazzo causato dalla mia proposta indecente in un luogo in fin dei conti pubblico.

"Anche tu starai in piedi" replicai facendogli l'occhiolino e infilandomi attraverso la stretta porta dell'uscita secondaria aperta solo per metà.



Mi seguì in silenzio all'interno dello spogliatoio maschile e chiuse la porta alle sue spalle, sarebbe morto di vergogna se fosse arrivato qualcuno che con ogni probabilità conosceva. Non aspettai nemmeno un secondo a spingerlo contro il muro e ad appiattirmi contro il suo corpo. Gli accarezzai con estrema calma ogni parte del viso, soffermandomi ad immergere nuovamente le dita nei suoi capelli.



Landslide || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora