Capitolo 4

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Eravamo ormai tornate a Roma, io e Emma stavamo nello stesso palazzo e quella mattina ero andata a casa sua per salutarla. Sarebbe partita con Fabio per qualche giorno e io non potevo che fingere di essere felice.
Fabio continuava a farle premura,come se arrivare dieci minuti prima o dopo gli cambiasse la vita.

«Dai Emma allora andiamo? Sei pronta?»

«Si Fabio, aspettami sotto, due minuti e arrivo»

Il suo tono era scocciato e non era un bene partire con quell'umore. Doveva stare con lui una settimana e io non volevo che soffrisse.

«Dai non fare tardi amore, non vedo l'ora di stare da soli io e te» gli sussurrò Fabio all'orecchio facendosi sentire anche da me prima di scendere e preparare la macchina.

In quel momento iniziai a pensare che era da tanto tempo che non passavo una settimana lontana da Emma e forse stavolta sarebbe stata davvero dura.
Lei, dopo aver accompagnato alla porta il suo fidanzato e averlo rassicurato dicendogli che lo avrebbe raggiunto, si gettò di peso sul suo divano bordeaux.
Mi sedetti al suo fianco e decisi di mostrarmi forte. Cercai di convincerla che sarebbe andato tutto bene e si sarebbe divertita in vacanza. In fondo, io volevo solo la sua felicità e pensavo che con me non lo sarebbe mai stata.

«Lo so che queste sono le tue ferie ma posso chiamarti quando voglio?» mi chiese poi mettendosi seduta composta sul divano e guardandomi negli occhi.
Era davvero strana in quel periodo, lei non era mai stata così insicura.

«Devi e guai a te se non ti fai sentire!»

«Fra mi mancherai tantissimo...»

«Dai che fra 8 giorni torni e iniziamo le lezioni di Piano»

Glielo avevo promesso, prima o poi le avrei insegnato a suonare il pianoforte e dato che da sempre vige il detto che ogni promessa è un debito non appena sarebbe tornata, avremmo passato ancora più tempo insieme e lei avrebbe potuto finalmente suonare e cantare le sue canzoni da sola.

Suonò il citofono, Fabio sembrava più insistente del solito. Così, per evitare che si arrabbiasse con Emma e che reagisse male, come aveva già fatto qualche altra volta, salutai la mia cantante e le dissi di fare in fretta.
Ma prima di andar via mi sussurrò all'orecchio qualcosa come se ci fosse qualcun altro in quella casa ad ascoltarci.

«La prossima volta che decido di fidanzarmi con uno come lui fai qualcosa e fermami in tempo!» disse ridendo per poi salutarmi e lasciarmi due baci sulle guance. «Ciao Fra»

«Ciao Piccina»

Poi, iniziai a farle le solite raccomandazioni, sembrava più una scena fra madre e figlia che fra due amiche ma io lo facevo spontaneamente, sentivo di doverla proteggere e di doverla rassicurare ogni volta che era necessario ma talvolta anche ricordarle il suo dovere. Le avevo detto che avrebbe potuto chiamarmi tutte le volte che ne avrebbe sentito il bisogno e speravo davvero di ricevere delle sue chiamate nei giorni successivi.

«Ti voglio bene» furono le ultime parole che mi disse prima di uscire da casa sua. Non le risposi. Cosa avrei dovuto dire? Ero confusa, ormai nella mia testa frullava di tutto e di più e non sapevo più cosa dire o cosa pensare, a volte facevo fatica a distinguere persino la realtà dai sogni, perchè si, ormai, da qualche settimana avevo iniziato anche a sognarla e i miei sogni non erano mai puri e casti. Sognavo di baciarla, di accarezzarle la pelle morbida e setosa, di sfiorarle i capelli e di tenerle la mano per strada e puntualmente, ogni volta che mi svegliavo dopo un sogno del genere stavo male. Io e Emma, mano nella mano per le strade di Roma era un desiderio irrealizzabile e facevo fatica a togliermi quell'immagine dalla testa.
Emma più volte mi aveva beccata mentre ero completamente assente mentre mi parlava e ogni volta avevo dovuto inventare delle vere e proprie scuse che diventavano sempre più difficili da raccontare. Di certo non avrei potuto dirle che pensavo a come sarebbe stato il nostro rapporto da fidanzate.

Una volta chiusa la porta, mi affacciai dal balcone e vidi Emma salire in macchina. Fabio non aspettò un altro secondo e partì. Pian piano la macchina si allontanò sempre di più da me fino a scomparire. Nel mio cuore si creò un vortice. Mi sentivo vuota e nonostante fra le due io era stata sempre quella più forte e dura anche con me stessa, in quel momento avrei voluto il petto di qualcuno su cui piangere, due braccia in cui rifugiarmi e delle labbra su cui poggiare le mie bagnate dalle lacrime. Pensai che forse avrei fatto bene a divertirmi, era meglio conoscere nuova gente e magari mi sarei levata la sua immagine dalla testa così, decisi di andare in Umbria, sapevo che lì avrei trovato la compagnia giusta per passare una serata divertente. Sarei potuta essere la Francesca di qualche anno fa, quella senza grandi responsabilità, senza la carriera discografica di una cantante in mano.

#angolomio

Che combinerà Francesca?

Ho già scritto il prossimo capitolo ma lo pubblicherò quando capirò se davvero la storia vi sta piacendo. Devo dire che sto cercando di scrivere abbastanza bene o per lo meno meglio delle altre volte. Mi sto impegnando ma se avete consigli da darmi io li accetto volentieri.

Un bacione a tutti e buonanotte

Ps: aspetto i vostri commenti ❤

Carol

Argento AdessoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora