Capitolo 11

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«E oltre Fabio qual è il problema?»

Sapevo che lui non era l'unico problema per Emma, lui ne era solo una componente.

Lei voleva dire basta alla sua carriera, voleva posare il microfono in un cassetto e chiudere le porte di casa alla musica.

«No, questo non te lo permetto. Ti rendi conto di quello che stai dicendo? Emma, la musica è la tua vita.»

«La musica non è la mia vita se mi impedisce di vivere felice e di poter essere me stessa al cento per cento.» e mica avevo capito cosa intedesse dire quando parlava di poter essere se stessa. Non sapevo ancora ciò che sarebbe successo da li a pochi giorni dopo.

Continuai a farmi tante paranoie e sperai che il suo malessere fosse qualcosa di momentaneo. Emma non poteva sprecare il suo talento così e lasciarsi alle spalle migliaia e migliaia di fan.

Proprio mentre eravamo sedute sul letto, a guardarci senza dire una parola, squillò il mio telefono. Era mia madre.

Come ogni anno, il mio paese aveva organizzato la sagra del tartufo e mia mamma voleva assolutamente che io ci andassi. Pensai che fosse una buona idea, magari al ritorno avrei potuto passare qualche giorno da Eleonora o lei sarebbe venuta da me, questa era la mia idea inizialmente.

Pensavo che Emma in quei giorni da sola avrebbe potuto riflettere su quello che le stava succedendo, ma io ero convinta del mio pensiero. Credevo di farle del bene ma quando le dissi che sarei partita qualche giorno, mi aveva detto «va bene.» ma io avevo capito che quelle parole non avevano il loro significato letterale, anzi, erano tutto l'opposto.

Si alzò immediatamente dal letto e andò verso la cucina, preparò la colazione e mi lasciò da sola in camera.

La raggiunsi e quando la trovai era intenta ad avvitare la caffettiera ma non ci riusciva e si era innervosita.

«Non sono più capace neanche a fare un caffè.» e sbuffando si andò a sedere sul divano.

Mi inginocchiai di fronte a lei e poggiai le mie mani sulle sue gambe accarezzongliele dolcemente.

«Mi dici una buona volta per tutte quello che ti succede?» ma alla mia domanda, lei rispose con un'altra.

«Posso venire con te in Umbria?»

Scossi la testa e le dissi: «Ma come devo fare con te?» alludendo al fatto che lei non volesse dirmi cosa provava.

Poi però aggiunsi che ovviamente poteva venire. Diverse volte avevamo trascorso qualche giorno a casa di mia madre, lei adorava Emma, andavano anche abbastanza d'accordo, anzi, a volte si coalizzavano addirittura contro di me!

Partimmo dopo qualche giorno e arrivammo in Umbria un venerdì sera, il viaggio era stato più stancante del solito forse perchè più volte avevo dovuto frenare i miei ormoni che sembravano quelli di una ragazzina adolescente al primo innamoramento, avevo una voglia matta di fare mie le sue labbra. Volevo baciarla.

Per frenare i miei istinti, mandai un messaggio ad Eleonora. In quei giorni ci eravamo sentite molto, lei mi piaceva, ma mi piaceva come persona, aveva un bel carattere e mi faceva ridere. Poi, indubbiamente, era anche una ragazza bellissima. Avevo deciso che prima di ritornare a Roma, sarei passata da lei, volevo presentarle Emma.

All'inizio mi era sembrata un'idea assurda ma poi fondentalmente pensavo che presentando alla donna che amavo, la donna con cui stavo inziando ad avere una sorta di relazione, avrei potuto capire qualcosa di me e della mia situazione. Volevo vedere che effetto mi faceva averle al mio fianco entrambe. Forse pensandoci ora direi che quello fu un pensiero del tutto egoista ma io non me ne rendevo conto e poi, ero sicura che Emma non provasse nulla per me. Pensavo di non far soffrire nessuno se non me che mi sarei ritrovata fra un bivio enorme e invece mi sbagliavo ma tante cose non mi erano ancora chiare.

Quando arrivammo a casa mia, mia madre fu felice di vederci entrambe. Iniziò a scherzare con Emma che per qualche minuto aveva riso dimenticandosi di tutto. Il suo sorriso era sincero ed era ancora più bella così.

«Emma che mi racconti? Ma la mia Franci è fidanzata? Non mi racconta mai nulla.» mia madre come sempre cercava di estorcere alla mia bionda preferita quante più informazioni possibili sulla mia vita privata dal momento che privata era e privata la facevo rimanere. Io ero così, facevo fatica a parlare di tutto ciò che riguardava il mio cuore.

Prima che Emma potesse rispondere le feci cenno di tener la bocca chiusa altrimenti le avrei fatto così tanto solletico da farla rimanere senza fiato.

Ricordo che quando decisi di dire a mia madre della mia omosessualità, non fu un momento facile. Era stata una decisione su cui avevo riflettuto per mesi interi. Avevo già capito di essere lesbica da tanti anni, forse lo avevo sempre saputo ma solo quando avevo quindici anni ne fui certa. Tutte le sere, prendevo il mio diario segreto chiuso rigorosamente con un lucchetto, la cui chiave portavo sempre con me, e scrivevo il discorso che avrei dovuto fare a mia madre e mio padre. Ogni sera era diverso da quello scritto precedentemente e capii che fosse il momento giusto quando un giorno anzichè prendere il diario dal cassetto della scrivania andai in cucina e dissi ai miei genitori che dovevo parlargli.

«È grave?» mi chiese mio padre vedendomi agitata e io in quel momento capii che non c'era migliore occasione di quella per dire ciò che dovevano sapere. Gli chiesi di sedersi entrambi di fronte a me e devo dire che mi stupii per il coraggio che ebbi in quel momento. Ma non perchè fosse una cosa scandalosa, semplicemente per una come me, parlare di fronte ai propri genitori di un argomento così personale e importante come l'omosessualità, era davvero difficile soprattutto perchè non sapevo come avrebbero potuto reagire.

«Sapete, in questi anni, mentre le mie amiche guardavano i ragazzi e commentavano fra loro i fisici, gli addominali, i muscoli delle braccia e il taglio dei capelli di quei ragazzi, io mi annoiavo. All'inizio pensavo di essere un alieno a cui non piacciono i maschi ma poi ho capito che sono semplicemente lesbica e quindi mi dispiace se vi deluderò o se voi speravate che prima o poi avrei portato in casa un uomo bello, alto e magari anche ricco ma vi dovrete accontentare di una donna. Io sono felice così, sto con una ragazza che mi fa battere il cuore e che mi fa sorridere ogni volta che mi tiene per mano, mi fa sentire importante e ci vogliamo molto bene.» e aspettando qualunque reazione negativa da parte dei miei genitori abbassai lo sguardo.

La loro risposta fu una risata che mi fece rimanere perplessa.

«Davvero credevi che io e tuo padre non avevamo capito niente? Sei nostra figlia Francy, sappiamo che quando vedi Alessandra, ti brillano gli occhi!»

Sapevano anche il nome della ragazza con cui stavo e questo mi aveva fatto capire che mantenere un segreto in quella casa era impossibile.

I loro abbracci, subito dopo quell'imbarazzante rivelazione, mi avevano fatto traquillizzare, mi avevano calmato e soprattutto da quel momento ho sempre sperato che tutti potessero vivere il proprio comingout come il mio. Nel modo più sereno e meraviglioso del mondo.

Argento AdessoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora