Capitolo 17

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Come impostato la sera prima, alle otto del mattino suonò la sveglia. Avevo sonno, avrei voluto dormire per tutto il resto della giornata ma decisi comunque di alzarmi da quel letto dove la sera prima era successo l'impensabile. L'ultima frase di Emma mi aveva lasciato senza parole, non sapevo cosa dire o cosa fare ma poi lei si era addormentata, evitandomi di rispondere ed era così dolce mentre stava stretta al mio petto, sembrava così indifesa che l'unica cosa che riuscii a fare fu baciarle la fronte e addormentarmi al suo fianco.

Fu una notte sicuramente strana. Mi sentivo in bilico fra un sogno e la realtà e non riuscivo a gioire per aver passato un momento così bello con Emma.

Quando mi svegliai, mi accorsi che lei non era più sul letto con me, Veronica invece era già pronta e come sempre era impegnata nell'usare il cellulare con cui passava la maggior parte del tempo.

«Ben svegliata.» mi disse sorridendomi per poi farsi seria e aggiungere: «La tua amica ѐ sotto la doccia da venti minuti, non si ѐ svegliata tanto bene.»

Mi tirai su e poggiai le spalle contro la spalliera del letto, stiracchiai le braccia e sospirai.

Il fatto che Emma non si fosse svegliata bene mi preoccupava perchѐ i motivi potevano essere tanti e fra quelli poteva benissimo esserci il nostro bacio.

Con fatica, mi alzai dal letto e bussai alla porta del bagno. Veronica nel frattempo uscii dalla stanza e andò a lavorare. Era il suo primo giorno di lavoro e io non le avevo detto nemmeno 'in bocca al lupo'. Era una mia amica, c'era sempre per me e io proprio il giorno in cui lei avrebbe iniziato una nuova esperienza, non ero stata in grado di fare l'amica, tutto perchѐ ero spaventata.

Io avevo davvero paura, un po' come quando un bambino rompe il vaso preferito della nonna e ha paura della sua reazione e di perderla per sempre. La mia era pressoché simile. Non sapevo se affrontare subito l'argomento o aspettare che fosse lei a parlarmi, ero angosciata e sentivo un peso che mi premeva sul petto, stavo per scoppiare.

Bussai ancora una volta e poi entrai in bagno senza aspettare una risposta da parte di Emma che trovai seduta con le spalle al muro, le ginocchia al petto e la testa bassa ed era avvolta da una semplice asciugamani bianca che le lasciava gambe e braccia scoperte.

Rimasi immobile a guardarla e forse proprio in quel momento decisi che la situazione doveva cambiare. Dovevo trovare una soluzione perchѐ vedere Emma in quelle condizioni mi stava distruggendo sempre di più.

«Ti lascio il bagno, vado a cambiarmi.» disse appena mi vide senza neanche degnarmi di uno sguardo e lasciando il bagno.

«Emma possiamo parlare? Ho bisogno di chiarire con te.»

Lei come risposta si mise a sedere sul letto e aspettò che io continuassi a parlare poi però, proprio quando io ero sul punto di dire qualcosa lei mi bloccò.

«Io non so se ciò che mi ricordo, è frutto di un sogno o è successo davvero ma so che io non voglio perderti per qualcosa che non ha alcun significato, eravamo ubriache.» abbassò per un attimo la testa e poi con gli occhi pieni di lacrime continuò: «Io ho bisogno di te, non voglio che il nostro rapporto vada in frantumi solo per colpa di un bacio.» ed era come se la luce che si era accesa dentro me dopo quel bacio, si stesse spegnendo a mano a mano che quelle parole uscivano dalla sua bocca, proprio la bocca che la sera prima era stata mia anche solo per qualche secondo.
Mi sentii morire dentro ma pensai che sarebbe stato meglio sicuramente continuare ad avere il rapporto di sempre piuttosto che perderla.

«Anche io ho bisogno di te, non ti lascerò mai!» le sue guance erano rigate dalle lacrime ma ora sul suo viso c'era un sorriso e tutto questo perchѐ io ero riuscita a farle capire che niente e nessuno avrebbe potuto dividerci, neanche noi stesse sotto l'effetto dell'alcool.

Decidemmo di passare la giornata per le vie principali della città, camminavamo a braccetto come avevamo sempre fatto, sorridevamo e scherzavamo come se niente fosse successo, come se quei giorni bui e silenziosi che avevano passato, fossero spariti dalle nostre menti. Sembrava proprio tutto come qualche mese prima, quando io pensavo che i miei sentimenti verso Emma non facessero parte della sfera Amore e lei stava ancora bene.

Ci fermammo davanti la vetrina di un negozio per neonati, Emma guardava attentamente tutte le tutine in cotone colorate soffermandosi su quelle rosa.

«Emma?» la richiamai sulla terra e lei subito quando capii che si era un attimo isolata dal mondo tornò in se e disse: «Entriamo? Voglio comprare un regalo a Lorenza, ormai ha saputo che aspetta una bimba!»

Mi ero completamente dimenticata della nostra amica, incinta di tre mesi che da poco aveva scoperto di essere in dolce attesa di una femminuccia. Emma adorava i bambini e non mi stupiva che vedendo quel negozio avesse pensato a quella piccola creatura.

Quel negozio dall'interno sembrava ancora più magico. Ogni piccolo indumento era così carino e tenero che veniva voglia di comprar qualcosa anche senza aver dei bambini per casa. Per non parlare delle carrozzine. Ho sempre immaginato e sognato di spingere, un giorno, la carrozzina di mio figlio, tenendo per mano la mia compagna.

Ho sempre voluto una famiglia tutta mia, un nido d'amore proprio come quello in cui sono cresciuta io però quello che per me sarebbe famiglia, per lo Stato non esiste. Per l'Italia non esistono gli omosessuali, non estistono i matrimoni nè tanto meno le adozioni. Tutto questo mi fa sentire in difetto.

Qualche anno fa, mi feci seguire anche da una psicologa. Mi ero convinta che io fossi sbagliata, che se l'Italia non accettava gli omosessuali era perchè evidentemente erano qualcosa di inferiore agli etero e così mi sentivo sempre in difetto, pensavo di non essere abbastanza, di essermi meritata una vita che sarebbe stata destinata a restare priva di amore. Poi però era arrivata Alessandra. Lei mi aveva fatto capire che il vero amore poteva esistere anche fra due donne perchè noi ci amavamo come qualunque coppia etero. Noi litigavamo come loro, noi ci coccolavamo come loro, noi facevamo l'amore con la stessa intensità con cui lo facevano loro e così iniziai a pensare che forse non ero io quella sbagliata. Forse era lo Stato che non si rendeva conto di quanto stesse sbagliando. Non stava considerando uno dei punti fondamentali dell'Unione Europea.
Tutti i cittadini devono avere gli stessi diritti senza che la religione, il colore della pelle, la lingua o l'orientamento sessuale possa influire. Iniziai a farmi forza, era Alessandra a rendermi più sicura di me perché ogni giorno mi dimostrava quando mi amasse. Con lei immaginavo un futuro, una famiglia, dei figli e continuavo a chiedermi se mai fossi stata libera di rendere reali tutti questi sogni in Italia.

#angolomio
Buonasera a tutti, come sempre in ritardo ma non ho tanto tempo per scrivere purtroppo! Che ne pensate? Come si stanno mettendo le cose secondo voi fra Emma e Franci?

Vi mando un abbraccio a tutti❤❤

Carol

Ps: scusate gli errori, non volevo farvi rimanere senza capitolo e così non l'ho rivisto per bene.

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