Capitolo 15

1.2K 58 18
                                    

Arrivammo in America nel tardo pomeriggio, erano quasi le sette di sera e la prima cosa che facemmo fu andare in Hotel, lo avevamo scelto semplice e di proposito poco costoso, volevamo essere davvero come la gente comunque in un semplice albergo a tre stelle.

La camera doveva essere una tripla da tre letti singoli ma a quanto pare c'era stata qualche inconprensione e nella nostra canera avevamo trovato un letto matrimoniale e uno singolo.

«Come dormiamo?» chiese Veronica prima di poggiare le sue valigie per terra.

«Per me è uguale» mentii. Non so se avrei tollerato il fatto che Emma dormisse nel letto con un'altra donna proprio nella stanza in cui dormivo anche io.

«Fra, dormiamo io e te qui? Siamo abituate, lo facciamo spesso anche a casa.»

Non mi aspettavo che Emma dicesse qualcosa, anzi pensavo che avrebbe preferito dormire da sola soprattutto perchè era ancora convinta che mi piacesse Veronica.

Mentre sistemavo i vestiti nei cassetti, lei si cambiò e disse che usciva a prendere aria fuori, l'aereo l'aveva scombussolata. Era questa la scusa che aveva usato per lasciare l'albergo e andare in giro per la California.

Era una ragazza responsabile e aveva 31 anni, di certo non avrebbe avuto bisogno di una badante per fare un giro in città ma dopo qualche ora iniziai a preoccuparmi. Non rispondeva ai miei messaggi, nè alle chiamate, non era ritornata in tempo per la cena e sinceramente mi era già venuta l'ansia.

Lasciai Veronica in casa e iniziai a cercarla nelle vicinanze dell'hotel ma nemmeno una traccia di lei.

Pensai a dove sarebbe potuta essere ma non conoscevo neanche bene le strade, come avrei potuto fare per trovarla? Mi arresi davanti un pub, alla fine.
Entrai e ordinai della vodka liscia. Non sapevo più cosa fare e stranamente mi veniva da piangere. Io non ero una dalle lacrime facili, a differenza di Emma che per sfogarsi piangeva, io tenevo tutto dentro purtroppo ma in quel momento avevo raggiunto il limite. Non sapere dove fosse Emma mi aveva dato alla testa, se le fosse successo qualcosa? Se si fosse sentita male per strada e nessuno l'avesse aiutata? O se si fosse persa e il telefono si fosse scaricato?
Erano queste le domande che continuavo a farmi mentre mandavo giù il mio drink. Mi bruciava la gola e sentivo già caldo.

«An other one, thanks» chiesi al cameriere e subito dopo mi era stato presentato un altro bicchiere di vodka, poi un altro ancora e poi mi fermai, non potevo permettermi di svenire in un locale, dovevo essere lucida per quando avrei trovato Emma.

Nel pub la musica era davvero troppo alta e io iniziavo ad avere troppo mal di testa per continuare a rimanere lì dentro.

Chiamai Veronica per sapere se Emma era rientrata ma la risposta fu negativa e così tornai davanti l'hotel e mi sedetti proprio sulla scalinata d'ingresso e sperai con tutta me stessa che non le fosse successo niente.

Qualche lacrima iniziò a bagnarmi il viso quando guardando l'orologio mi accorsi che era già mezzanotte, erano passate ormai ben sei ore da quando Emma era andata via. La gente che rientrava in albergo mi guardava piangere in silenzio e dal loro sguardo potevo capire le loro perplessità. Qualcuno mi chiese anche se avevo bisogno di un aiuto ma nessuno poteva portarmi dalla mia bionda in quel momento.
Le insegne dei negozi pian piano si stavano spegnendo e per strada passeggiava sempre meno gente, la notte stava calando ancora e iniziavo a sentir anche freddo.

Guardavo ogni donna che mi passava davanti ma nei loro occhi non trovavo mai quelli di cui mi ero innamorata.
Mi arresi e poggiai le mani sul mio viso, abbassai lo sguardo e provai a smettere di piangere. Credo che mai così tante persone mi avessero visto piangere.

Ad un tratto sentii qualcuno sedersi accanto a me e poggiare la sua testa sulla mia spalla. Alzai immendiatamente la testa perché mi ero spaventata ma il suo profumo era inconfondibile. Non riuscii a dire una parola, quello che prima era un pianto silenzioso si trasformò in singhiozzi disperati. Neanche lei riusciva a parlare.
Presi il suo viso fra le mie mani e portai il suo sguardo ad incrociare il mio. I suoi di occhi erano pieni di lacrime, aveva le guance rosse, ed era calda, aveva bevuto proprio come me. Poggiai la mia fronte sulla sua e ringraziai il cielo per avermela ridata.

Solo dopo qualche minuto riuscii a dire finalmente qualcosa. Emma lo doveva sapere quanto male mi aveva fatto, quanto avevo sofferto quella sera per il suo comportamento immaturo.
Ero stata così male, avevo pensato al peggio e mi ero sentita davvero inutile, non all'altezza.

«Dove cazzo sei stata? Lo sai come sono stata male?» le gridai dopo essermi staccata da lei e pensandoci ora può far ridere una cosa del genere. Prima la abbracci e poi la rimproveri? Ma si perché avevo avuto così tanta paura che averla di nuovo accanto a me mi aveva fatto dimenticare momentaneamente tutto ma poi dopo aver realizzato che stava bene, dovevamo chiarire la situazione. Lei non poteva sparire per ore e ore senza dire nulla. Il tono con cui le avevo parlato era abbastanza alto e fortunatamente i passanti non lo capivano l'Italiano ma la nostra lite non passò inosservata alla gente.

«Ti prego non urlare, non ce la faccio.» rispose lei piangendo e alzandosi dai gradini.

«Dove sei andata? Perchѐ sei sparita?»

Senza rispondermi si avvicinò a me e provò ad abbracciarmi ma io la respinsi. Doveva capire di aver sbagliato.

Mi si spezzò il cuore in quella scena.

Lei ci provò di nuovo e si avvicinò ancora una volta.

«Scusami ho sbagliato, Franci scusa»

Le misi una mano sulla spalla e la allontanai.

«Emma ho pensato di tutto stasera, devi crescere, non puoi comportarti così.»

Poi invece la accolsi fra le mie braccia e la lasciai piangere sul mio petto, ero già stata abbastanza dura con lei e per quella sera i rimproveri potevano bastare.

Continuava a sussurrarmi «Scusami.» e il suo viso non si spostava un minuto dall'incavo del mio collo.

«Rientriamo in camera?»

Annuì e insieme a me, mano nella mano, entrammo in albergo. Non una parola durante tutto il tragitto, solo un silenzio assoluto fin quando non ci ritrovammo sotto le coperte del letto che condividevamo.

#angolomio
Vi ringrazio davvero tanto per le risposte che avete dato nel test, le ho lette una per una e sto continuando a guardare tutte quelle che continuano ad arrivare. Devo ammettere che ho dei lettori fantastici, intelligenti e non razzisti. Sono davvero una scrittrice fortunata❤

Detto questo, spero che il capitolo vi piaccia e non vedo l'ora di postare il prossimo che ho quasi finito di scrivere. Spero davvero di riuscire a trasmettervi tutte le emozioni e le idee che ho perchè se ci riesco il prossimo capitolo o almeno una parte sarà qualcosa di non vi anticipo nulla e vi lascio commentare questo!! Vi ricordo che mi piacciono anche le critiche cioè ritengo siano importanti quindi se avete qualcosa da dire che non vi piace fatevi avanti altrimenti ditemi cosa vi è piaciuto

Un abbraccio a tutti❤

Carol

Argento AdessoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora