capitolo 11

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"Se oggi mi svegliassi con te al mio fianco, come se tutto questo fosse solo un sogno confuso, ti stringerei più forte di quanto io abbia mai fatto prima"

(Amnesia, 5sos)

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"Dove credi di andare"una voce abbastanza rauca si fece spazio dietro di me.

Rimasi inerme, non volevo girarmi... sapevo chi era, non avevo bisogno di vederlo. In quel istante mi sentii veramente male, sentivo che tutta questa storia non sarebbe finita bene. I lieto fine esistono solo nelle favole e la vita reale non lo è.

La mia mente fece un viaggo in dietro nel tempo e in quel momento il tempo stesso sembrò essersi fermato. Immaggini di una bambina dai lunghi capelli castano chiaro che si dondolava sull'altalena spinta dolcemente dal suo papà invasero la mia mente. Ero una bambina felice... davvero. So che può sembrare strano detto da me ma ero veramente felice, felice da far schifo.

"Ecco...io..."Dissi girandomi lentamente.

"Tesoro dove sei stata? Al tuo papà sei mancata tantissimo"disse trasformando la mia paura in stupore.

"C-cosa?"dissi indietreggiando di qualche passo.

"Non hai idea di quanto ho sentito la tua mancanza. Non ho chiamato la polizia solo perchè sapevo che saresti tornata e adesso eccoti qui. Vado a prepararti una di quelle cioccolate calde che ti piacciono tanto. Tu non andare eh, ho un sacco di cosa da dirti"disse avvicinandosi a me con le braccia aperte come se volesse abbracciarmi.

"I-io non sono tornata... me ne stavo giusto andando.."dissi voltandomi per poi sentire le sue mani sulle mie spalle.

"Ho detto... NON. ANDARE." sussurò nel mio orecchio scandendo bene le parole.

Quel suo solito tono di voce mi metteva ancora paura. Mi stava chiedendo di restare, anzi, mi stava costringendo a farlo. Io non lo capisco, ha detto che gli sono mancata ma l'ha detto per devvero. Avvolte penso davvero che sia pazzo e adesso ne ho la certezza. Come poteva dire che gli mancavo dopo tutto quello che mi ha fatto? Probabilmente non gli mancavo io, gli sarà mancato picchiarmi, sfogarsi, rovinarmi la vita ma di certo non io. Lui non mi voleva bene e credo che non me ne abbia mai voluto eppure quelle parole non sembravano false, si ci leggeva in faccia.

"Per favore..."aggiunse per addolcire il tutto.

Avevo la mente totalmente in disordine, mi girai per guardarlo negli occhi alla ricerca di un sentimento, un solo, anche il più misero... ma niente. Il suo sguardo era inespressivo. Cercai di distogliere lo sguardo e prima che me ne accorgessi le lacrime mi stavano già rigando il viso.

Mi stupì quando mi avvolse tra le sue braccia e mi strinse piu forte. Per un attimo dimenticai tutto, tutti i pianti, tutte le volte in cui ho odiato la mia esistenza per colpa sua e senza pensarci due volte ricambiai l'abbraccio.

"Vieni dentro... starai congelando"disse quando si staccò da me.

Feci come disse e lo seguì in cucina.

***

"Quindi è qui che abiti"dissi con non curanza

"Si... non è il massimo ma oltre a questa catapecchia scricchiolante  non so dove potrei andare"disse guardando la cioccolata in polvere sciogliersi sul latte.

"Cosa? E il nostro appartamento?"cercai di sembrare indifferente ma il risultato non fu quello che quello che mi aspettavo.

"Beh... non pagavo l'affitto da tempo, così mi hanno cacciato via"

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