capitolo 27

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Mi guardò con quei suoi occhi ormai spenti a tal punto che non capii se stesse guardando me o il vuoto.

"L'hai uccisa... Tu?"ripetei.

"Si.. ma non di mia spontanea volontà, devi credermi. Beh, in realtà non sono stato io personalmente ad ucciderla ma se è successo è solo colpa mia... "Disse con un filo di voce.

"Cosa le è successo?"

"Da quando Elisabeth se ne era andata io ero a pezzi e avevo iniziato a bere... fin troppo anche. tornavo sempre a casa ubriaco fradicio e questo era troppo anche per Megan, non me lo diceva mai ma glie lo leggevo negli occhi. Col passare dei giorni mi resi conto che l'alcool non bastava, non sarebbero bastate neanche delle bombe per colmare quel vuoto, così avevo..  iniziato a far uso di droghe. Prima soltanto un po' per riuscire a calmarmi e devo ammettere che funzionava, non mi ero mai sentito così tranquillo e rilassato prima d'allora così cominciai a prenderne sempre di più fino a perdere il senso della ragione. Mi vergogno ad ammetterlo ma si, ero diventato dipendente da questo schifo. Non c'era un momento in cui non ero sotto l'effetto di quelle pasticche, mi aiutava a smaltire il dolore."

In quel momento non ero neanche in grado di battere ciglio, ero incredula, stupita, triste... Non so bene quale aggettivo mi descrivesse meglio, so solo che non avrei mai pensato una cosa del genere.
Sapevo che beveva ma non pensavo mica che si drogasse. Certo, questo era il passato ma anche se mi sforzavo non riuscivo a levarmelo dalla testa. Pensavo che fosse un uomo forte ma quando la vita lo aveva messo a dura prova lui aveva mollato. È buffo come a volte chi sembra il più Forte si rivela poi il più debole.

"Col passare del tempo cominciai ad accumulare sempre più debiti. Più ne compravo e più i debiti aumentavano e non potevo certo pagarli tutti con il mio misero lavoro.
Così un giorno due uomini bussarono alla porta di casa mia, erano grandi e grossi come dei bodyguard ed erano mandati da quello stupido spacciatore con cui avevo a che fare. Purtroppo però fu lei che andò ad aprirgli la porta mentre io cercavo di farti addormentare raccontandoti una fiaba. Pochi minuti dopo sentii delle urla, uno sparo e in fine un silenzio tombale."disse con poca enfasi.

Io non dissi nulla, ero troppo impegnata a mettere in ordine la confusione che avevo in testa. Non riuscivo a capacitarmi di tutte le crudeltà che aveva dovuto sopportare mio padre, in quel momento capivo come si sentiva e capivo anche perché aveva reagito in quel modo.
Il fatto è che sin da piccola lo avevo etichettato come un mostro e naturalmente lo vedevo come tale... ma mi sbagliavo. Un cattivo non è cattivo e basta, c'è sempre un perché e mio padre aveva il suo: Aveva amato due donne nelle sua vita e le aveva amate come chiunque a questo mondo meriterebbe di essere amato, le aveva regalato tutto il suo cuore e poi...  le aveva perse entrambe.
Nessun essere umano riuscirebbe a sopportare tale dolore e lui non era poi così diverso, eppure si era fatto coraggio ed era andato avanti; certo, aveva commesso tanti errori ma adesso era proprio lì, seduto di fianco a me e anche se sembrerà strano, dopo quella chiacchierata avevo la certezza che fosse cambiato.
Me lo sentivo.
In fondo era pur sempre mio padre.

Proprio in quel istante qualcuno busso alla porta e mio padre si precipitò ad aprirla lasciandomi sola con i miei pensieri.

Adesso però cominciavo a sentire anche un po' di rabbia verso di lui e verso quella donna, Megan. Mi avevano mentito per tutti quegli anni ed io non potevo accettarlo ma d'altronde questa non era l'unica è neanche la peggiore cosa che mi aveva fatto mio padre. Mi fu facile però perdonarlo dopo aver guardato il dolore nei suoi occhi, anche lui aveva sofferto per la perdita di mia madre e non volevo farlo sentire a pezzi raccontandogli i miei pareri riguardante la questione.

"Emm.. è per te."disse rivolgendo un ultimo sguardo alla porta prima di guardare me.

Mi avvicinai e... Eccolo lì con un mazzo di fiori in mano.

"Ed? Come hai fatto a..."

"Ti ho seguita."rispose prima che riuscissi a finire la frase.

"Mi hai seguita?! Davvero?"chiesi disgustata per il suo comportamento infantile.

Lui non rispose e si fece strada per entrare in casa con un aria oserei dire incazzata.

"Eccolo qui... immagino che sia lui Il tuo adorato papà..o mi sbaglio"disse con un tono di voce davvero perfido.

Mio padre rimase immobile e mi guardò come se stesse chiedendo delle spiegazioni che anch'io cercavo di trovare.
Ma ancora non capivo tutta quella rabbia negli occhi di Ed, sarei dovuta essere io quella arrabbiata non lui!

"Ah e... questi sono tuoi."disse gettando i fiori verso la mia direzione.

Li afferrai al volo e li guardai chiedendomi quanto fosse strana quella situazione.

"Ed io.."

"E no! Adesso lasci parlare me! Sono stanco di vederti scappare quindi adesso mi ascolti, che ti piaccia o no!"sbraitò puntandomi un dito in faccia.

"Non osare parlare in questo modo a mia figlia!"intervenne mio padre.

Oh no...

"Si.. come se tu la trattassi meglio"disse Ed ridacchiando.

"Tu non sei nessuno per dirmi come devo o non devo trattare mia figlia, sono abbastanza maturo da saper riconoscere i miei errori e non mi farò certo rimproverare da un ragazzino!"

"Basta! Papà puoi lasciarci un'attimo da soli... Per favore"gli dissi addolcendo il tono della voce alla fine della frase per non farlo arrabbiare.

Stranamente lui annuì, lanciò un ultima occhiataccia a Ed è se ne andò lasciandoci finalmente soli.

"Adesso mi spieghi cosa cazzo ci fai qui!!"urlò a pochi centimetri dalla mia faccia.

"Ti prego non urlare.."dissi guardando la cucina in cui probabilmente mio padre stava attaccato alla parete per origliare.

"Non me ne frega niente se quel pazzo ci sente! Te lo chiedo per l'ultima volta: Perché sei qui?!"

"Perché Ed, nel caso te lo fossi dimenticato io non ho più un posto dove stare oltre a questo!"dissi indicando le 4 mura attorno a noi.

"Si che c'è l'hai! La tua valigia è ancora a casa di Harry e sei ancora libera di tornarci, io non ti infastidirò mai più se è questo che vuoi, non tornerò più a casa del mio migliore amico, non mi vedrai più ma per favore torna da Harry. Qui non sei al sicuro."disse in fine.

"Non è questo il punto Ed! Tanta gente mi ha fatto del male però mai...mai avrei pensato che anche tu potessi farmene!  Mi hai ferita e come ben sai le ferite non guariscono in fretta."dissi permettendo ad alcune lacrime di rigarmi il viso per la decima volta in un solo giorno, (fantastico direi).

Lui era pietrificato e se ne stava zitto così continuai.

"Prima di conoscere te nulla mi spaventava... perché sapevo che non avevo niente da perdere ma quando... quando ho conosciuto la felicità, quella vera, quando ho conosciuto te ho iniziato ad aver paura. Avevo paura di perdere quella spensieratezza che sentivo quando stavo accanto a te, avevo paura di perdere quegli abbracci che solo tu sapevi darmi e anche se nessuno mi aveva mai abbracciata prima sentivo che nessun'altro mi avrebbe mai fatto sentire al sicuro come facevi tu.
Anche se mi rifiutavo di ammetterlo io mi stavo innamorando di te. Ma adesso ho le idee chiare, adesso capisco: non è di te che mi ero innamorata ma dell'idea che mi ero fatta di te."gli dissi cercando di evitare il suo sguardo.

Lui all'improvviso cambiò espressione, sembrava un cucciolo bastonato. Non so se era per l'ultima cosa che avevo detto o per tutto in generale ma ad essere sincera se lo era meritato.

"O-okay.."disse mostrando un sorriso falso che si spense subito dopo.

"Ho bisogno solo che tu me lo dica, se non vuoi più vedermi basta dirlo e giuro che me ne andrò. Cambirò quartiere, città e anche stato se vuoi... perché è questo che vuoi, no? Vuoi che me ne vada?"

Non risposi.

"Rispondi Jan, è questo che vuoi?"

"Si."

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