capitolo 26

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"Jan?"chiese stupito quando aprì la porta.

"Ciao papà... Sono tornata."dissi cercando di avvertire soprattutto me stessa.

Non c'era un secondo in cui non mi pentivo di ciò che stessi facendo ma ormai era troppo tardi. Non potevo più tornare indietro.
Stavo per tornare alla mia vecchia vita e niente mi avrebbe più fermato.

Mi affrettai ad entrare in casa mentre lui continuava a guardarmi stupito ed incredulo.

Io e mio padre non avevamo mai avuto niente da dirci e quella scena di silenzio imbarazzante si stava ripetendo ancora una volta così decisi di andare subito al dunque.

"Papà.. devo parlarti."dissi in tono duro.

"Dimmi tutto tesoro"disse guardandomi come se sapesse perfettamente ciò che volessi dirgli.

Come mi hai chiamata, scusa? Credo di non aver sentito bene.

"Cosa significa quella scatola? E...Quelle foto? Non capisco cosa c'entri quella ragazza con mia madre."dissi confusa e irritata.

"Beh... tesoro, ho sempre temuto questo momento ma è giusto che tu lo sappia. Stai diventando grande e mi sembra il momento più adeguato per dirtelo"

Chiamami ancora tesoro e giuro che me ne vado!

Annuii per convincerlo a continuare.

"La ragazza che hai visto nelle foto è... tua madre."

Cosa?!

"Che? No, non è vero. Mia madre è..."

"Aspetta! Lasciami finire"mi interruppe.
"Io amavo tua madre, dio se l'amavo. Lei era l'unica per me è sapevo che non avrei mai amato nessuna come amavo lei. Non avevo più alcun dubbio. Dopo la tua nascita decisi che l'avrei sposata.
Avevo già preparato tutto perché volevo che fosse romantico come piaceva a lei. Volevo fargli la proposta proprio nel giardino di casa sua, che avevo decorato io personalmente con candele e petali di rose rosse..."disse sorridendo spontaneamente.

Mentre raccontava riuscivo a vedere un lato diverso di mio padre, un lato che non avevo mai visto, riuscivo quasi a sentire tutto l'amore che provava per mia madre e a vedere tutta la debolezza che aveva nascosto per tutto questo tempo.
Mi faceva tenerezza e iniziai a guardarlo con occhi diversi, perché nonostante tutto lui era pur sempre un essere umano con tanto di difetti e debolezze.

"E poi?"

"Poi... Mi inginocchiai sul prato e aspettai che uscisse. Dopodiché vorrei poterti dire che dopo qualche minuto lei sarebbe uscita e che sarebbe stata contenta quando mi avrebbe visto. Le mani le avrebbero coperto la bocca per lo stupore, le lacrime avrebbero percorso il suo dolce viso e lei mi sarebbe saltata addosso urlando che mi amava come succede nei film romantici... ma non andò come speravo"disse con lo sguardo altrove.

"Perché? Cose è successo?"chiesi sperando di non sentire la risposta.

"La sua vicina di casa mi disse che non era in casa e che era dovuta andare in ospedale per un motivo a lei sconosciuto. Solo quando la raggiunsi in ospedale capii cos'era successo"fece una breve pausa e poi continuò. "Aveva la leucemia. Gli era stata diagnosticata molto prima che io lo scoprissi ma lei non aveva voluto dirmelo per non farmi preoccupare... Inutile dire che Elisabeth trascorse il resto della sua vita tra medicine, chemioterapie e visite a qui doveva sottoporsi regolarmente. Prima che morisse però riuscii a sposarla. Fu un matrimonio striminzito, per niente romantico, realizzato tra le mura di un piccolo ospedale eppure era tutto ciò che potessi desiderare."disse asciugandosi una lacrima.

"Ma c'è ancora qualcosa che non capisco: se quella donna era mia madre chi era invece quella che ho sempre creduto tale?"

"Beh.. quando tua madre morì tu eri molto piccola ed io non potevo crescerti da solo. Avevi bisogno di una madre, così sposai Megan, una collega di lavoro che mi avrebbe aiutato con te e con l'affitto. Pensavo che fosse la scelta più giusta, tu credevi persino che il suo vero nome fosse Elisabeth, perciò non sospettavi nulla quando vedevi quel nome sulle scatole che non ti avevo mai permesso di aprire. E poi avevi poco più di due anni, è brutto da dire ma era facile mentirti."

"Ma poi è morta anche lei."dissi con una venatura di tristezza.

Sospirò e poi disse: "già... Sai, io mi ero affezionato molto a lei, certo no nel modo in cui amavo tua madre ma le volevo bene. Lei ci aveva dato un'altra possibilità, ci aveva dato l'occasione di ricominciare tutto da capo e finalmente eravamo di nuovo una famiglia.
Ma quando morì non riuscii a darmi pace, non potevo sopportare un'altra perdita così decisi che non mi sarei innamorato mai più. Tutte le persone a cui tenevo di più morivano o gli accadeva qualcosa di brutto e cominciai a pensare che la causa di tutto questo ero io. Adesso capisci perché ti trattavo così male? Pensavo che con una schiaffo ti avrei fatto meno male di quanto avrei potuto fare con un abbraccio."

Il mio viso si riempì velocemente di lacrime e il mio Tentativo di nasconderle fu inutile. Me ne accorsi dalla sguardo di mio padre, sembrava già a pezzi e ricordargli che era il peggior padre del mondo non era un ottima idea.

Tirai su col naso e feci una domanda che mi perseguitava da mesi.

"Quindi... l'hai uccisa tu?"

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