«Potrei avere un altro stagista?»

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La giornata era cominciata male, la sera prima Sam aveva studiato fino a tardi e non aveva sentito la sveglia, perciò al risveglio si era vestito in fretta e furia ed era corso in strada, per raggiungere la fermata dell'autobus, peccato che si ritrovò sulla stessa traiettoria di un motorino, inevitabile fu l'impatto...

«Alla buon...» disse Gabriel, quando lo sentì entrare e alzando la testa dalle carte ma quando lo guardò in viso, esclamò preoccupato: «Sammy! Che cosa ti è successo? Stai bene?» Scattò in piedi e andò verso di lui.
«Sì, niente di rotto, solo qualche graffio. Una ragazza col motorino non mi ha visto e mi ha investito, siccome non mi son fatto niente, per farsi perdonare, ha insistito per offrirmi la colazione.»
«Potrei capire se avesse investito qualcun altro guardando te, ma che non ti abbia visto mi sembra impossibile! Forse ti è venuta addosso apposta per rimorchiarti, al suo posto avrei fatto lo stesso, senza motorino, ovvio. Intendi farle causa?»
«No, non mi sembra il caso e poi è stata anche colpa mia.»
«Se tutti ragionassero come te, noi avvocati saremmo a spasso, per fortuna c'è sempre qualcuno pronto a intentare cause contro il suo prossimo» ridacchiò. «Era carina?»
«Ma io sono fidanzato!» sbuffò Sam.
«Che c'entra? Gli occhi li hai anche tu, no? Fammi indovinare: molto giovane e carina. Hai disinfettato quei tagli?» gli chiese Novak.
«No, ma non è...» iniziò a dire Sam.
«Scherzi? Già m'immagino i titoli sui giornali: "Giovane promessa dell'avvocatura, stroncato da un'infezione". Poi chi li sente i tuoi professori? Non scappare, torno subito.»

Uscì e rientrò qualche minuto dopo con una valigetta del pronto soccorso e una bottiglietta. «La gente pensa che, siccome siamo chiusi in un ufficio, la nostra sia una professione priva di rischi, invece tra Chuck che si taglia le dita con la carta, Garth che se le infilza con gli aghi e ora tu che ti tiri addosso ragazze in motorino, non hai idea di quanti cerotti consumiamo.»
«Come Garth s'infilza le dita con gli aghi?» chiese Sam stupito.
«No, niente agopuntura, se è quello cui stai pensando. Ogni tanto gli occhi di Mr. Fizzles si smollano, allora deve ricucirglieli, solo che tutte le volte s'infilza le dita come se fossero dei salsicciotti allo spiedo. Avevo chiesto a Charlie se poteva occuparsene e lei mi ha accusato di volerla relegare nel solito ruolo femminile subalterno» sospirò. «Dai siediti» gli disse, indicandogli la sua sedia, mentre lui con un salto si sedette sulla scrivania, tirò fuori una garza e la bagnò col disinfettante. «Avresti potuto prenderti un giorno di ferie, ovviamente avvisandomi.»
«Non mi è sembrato il caso e poi c'è così tanto lavoro da fare qui. Sul serio, non c'è bisogno...» tentò di dissuaderlo Sam.
«Quante storie! Comunque, questo è quello che non brucia, abbiamo anche l'altro...» abbassò la voce «ma è destinato a Raphael, però non si fa mai male.» Si strinse nelle spalle e cominciò a medicargli il viso con tocchi leggeri come ali di farfalla e applicando cerotti, dove necessario.
Era tutto così pazzesco! A parte la sua famiglia e Jessica, nessun altro era mai stato così gentile con lui, quelle dita che lo sfioravano così delicate lo facevano sentire stranamente protetto...
Gabriel gli sorrise con bonaria ironia: «Certo che ti ha proprio conciato per le feste... a proposito che cosa fa un avvocato al quale non si apre il paracadute durante un lancio?»
Sam si concentrò: «Una brutta fine? Si schianta?»
«Certo che no. Cerca di trovare scappatoie nella legge di gravità!»
«E le trova?» scherzò Sam.
«Ovvio ma solo se è geniale come me. Là, come nuovo!» Stava per scivolare giù dalla scrivania, quando parve ripensarci: «Scommetto che mentre cadevi avrai appoggiato le mani malamente... fammi vedere.»
«Non è necessario...» ripeté Sam, imbarazzato, e allungò la destra per prendere la bottiglietta ma l'aveva appena afferrata, quando sentì una scossa dolorosa percorrergli il braccio.
Gabriel scosse la testa: «Fortuna che non ti eri fatto niente...» Gli prese la mano e gli tastò delicatamente il polso. «Chissà se sei ancora in garanzia... "Pronto, università di Stanford? Lo stagista che mi avete mandato si è rotto, potreste inviarmene un altro?" Comunque il polso non mi sembra fratturato ma sarà meglio che tu vada a farti vedere da un dottore.» Cominciò a bendarglielo.

La porta si spalancò all'improvviso: «Si può sapere perché, per una grama volta che mi trovi un cliente, quello sia un perfetto idiota?»
Istintivamente Sam tentò di liberare la mano ma Gabriel gliela trattenne con delicata fermezza: «Sta' fermo, non ho ancora finito. Salve, Raphael, devo esser diventato duro d'orecchi, non ti ho sentito bussare. Vorrei ricordarti che io mi limito a distribuire bigliettini, l'intelligenza di quelli che vengono a chiedere la tua amorevole consulenza non è affar mio. Comunque qual è il problema?»
«Quel bifolco ha stipulato un'assicurazione sanitaria su tutta la famiglia, e ora pretende che gli coprano anche le spese veterinarie del gatto! Ma si può esser più stupidi?» Raphael andava su e giù per l'ufficio, gesticolando esasperato.
«Non capisco dove sia il problema. Imposterei il processo, cercando di avere giurati che abbiano animali e affermando che il gatto è parte della famiglia. Finito!» Gabriel scivolò giù dalla scrivania di Sam e tornò alla propria.
Sam guardò perplesso il bendaggio adornato con un bel fiocco, stile pacchetto natalizio.
«Io non andrei mai in aula a coprirmi di ridicolo!» esclamò Raphael indignato.
«Non vuoi segnare un punto a favore dei diritti degli animali? Oh, va bene, passa il caso a me o a Charlie.»
«Troppo tardi: l'ho già mandato al diavolo, son solo venuto a dirti che d'ora in poi i clienti me li trovo da me!» Uscì, sbattendo la porta.
«Sai, Sammy? Sono convinto che anche Raphael, in fondo, abbia delle virtù nascoste... peccato che io non abbia alcuna voglia di fare cacce al tesoro.»
Sam si tastò il viso con la sinistra: «Comunque gra...»
«Uff!» Gabriel agitò una mano come per scacciare un insetto molesto. «Sei sotto la mia responsabilità, se ti restituissi ammaccato, dopo non mi affiderebbero più stagisti.»


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