«Non sempre si può vincere...»

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Quando Dean chiamò la mattina presto per fargli sapere che era arrivato sano e salvo, Sam gli raccontò del finto virus, del video (senza specificare le parole, se avesse saputo che soprannome gli aveva affibbiato il suo supervisore, Dean l'avrebbe perculato per il resto dei suoi giorni), della torta e dei regali.
«Wow, wow calma, fratellino, sembri un moccioso che ha appena visto Babbo Natale!» ridacchiò il maggiore.
«È che non me l'aspettavo, insomma fino a qualche mese fa erano dei perfetti estranei e in teoria non saremmo neanche amici, eppure...»
«D'accordo, Samantha, cerca solo di non cadermi in depressione, quando finirà lo stage.»
Già. La fine dello stage. Cercava di non pensarci ma la scadenza era prossima. Un po' gli dispiaceva andarsene e abbandonare quella "gabbia di matti"... "Beh, inutile pensarci ora."


E si giunse agli sgoccioli del suo tirocinio nonché al giorno del processo "effetto a catena".
«Signora Custer, si rende conto che i problemi intestinali del suo cane, hanno costretto la mia assistita a ripagare un costoso laptop, in più è stata costretta a rilavare il proprio bucato, con ulteriore dispendio di luce e acqua? Non poteva portarlo fuori?» chiese Gabriel alla querelata.
«Avvocato, quando gli scappa gli scappa, non sempre riesco a prevenirlo.»
Risate da parte del pubblico, con il giudice che picchiava il martelletto per riportare l'ordine in aula.
Gabriel era stranamente in difficoltà, le domande che poneva eran sempre pertinenti e sagaci ma sembrava nervoso, distratto, non ci stava mettendo quella passione che Sam gli aveva visto altre volte in aula.
Probabilmente era colpa della querelata che, Sam lo scopriva solo ora, era un'adorabile vecchietta, nessuna sorpresa se il suo collega non volesse fare la parte del lupo cattivo.
«Gabriel, va tutto bene?» gli chiese quando il giudice si ritirò per deliberare.
«No, per niente. Non riesco a concentrarmi» si lamentò pizzicandosi la radice del naso. «Speriamo di averlo comunque convinto.»
Quando il giudice tornò, stabilì che la signora Custer non doveva risarcire il prezzo del laptop ma solo il bucato in quanto era stata per la negligenza della loro assistita se la varechina era finita al piano di sotto.
«E così percepiremo un compenso più basso del previsto. Beh stavolta è andata così» disse Gabriel, scrollando le spalle e mettendo vie le pratiche.
«Quella signora sembrava proprio la nonna di Cappuccetto Rosso. Immagino che per te non sia stato facile torchiarla durante l'interrogatorio» disse Sam, per tirargli su il morale.
Gabriel lo fissò ironicamente, inarcando le sopracciglia come se volesse dire "Ma per favore!" «Pensi che sia per questo se stavolta non son riuscito a sfoderare tutto il mio charme? La verità è che ho chiesto un po' di tempo fa ai due titolari di concedermi una cosa importante ma non hanno ancora preso una decisione, nonostante abbia specificato loro che è urgente...»
Doveva essere proprio una cosa seria. «Si tratta di un aumento?»
«Sì... si potrebbe definire così» rispose Gabriel, con un mezzo sorriso.

«Oddio!» si lamentò Sam, strofinandosi il collo e inarcando la schiena. «Mi sento tutto indolenzito.» Aveva passato il pomeriggio a inserire le vecchie pratiche nel computer e ora si sentiva a pezzi.
«Forse posso aiutarti. Siediti, appoggiando il petto contro lo schienale della sedia e rilassati» disse Gabriel.
«Che cosa hai in mente?» chiese Sam, facendo quanto richiesto.
«Fidati di me e lasciami fare.»
Si sentì porre le mani sulle spalle con i pollici sulla schiena, li sentì muoversi, con una leggera pressione, in circolo.
Poi Gabriel li mosse dal centro della schiena verso l'esterno. Continuò verso l'alto e verso il basso delle sue scapole, impastando i suoi muscoli con delicatezza e abilità. «Dimmelo se sto premendo troppo.»
«No, va bene così.» Si stava proprio rilassando, era piacevole starsene lì tranquillo e lasciare, per una volta, che qualcun altro si prendesse cura di lui.
Con le altre dita, Gabriel gli compresse le spalle leggermente e con un ritmo continuo e regolare. Posizionò i pollici su entrambi i lati della parte posteriore del collo, massaggiandogli la colonna vertebrale e allentandogli i muscoli della schiena. Lentamente, si mosse verso l'alto fino a raggiungere la base della nuca, infine fece scorrere un paio di volte le nocche su e giù lungo la sua schiena.
"Oddio, che bello..." Sam si lasciò prendere dalla sonnolenza sotto il tocco di quelle dita, delicate ma decise...
«Ehi, pasticcino!» si sentì bisbigliare nell'orecchio. «Non si dorme sul posto di lavoro!»
«Mi... mi sono addormentato?» chiese, voltandosi verso l'avvocato.
«Solo un minuto o due, mi sa che ti sei rilassato un po' troppo» rispose ridacchiando.
Sam si perse negli occhi dorati di Gabriel e, per una volta, non vi lesse la solita ironia ma sembravano, invece, colmi di affetto. Erano talmente vicini che i loro nasi quasi si sfioravano, se solo si fossero mossi di pochi centimetri, le loro labbra si sarebbero toccate...
Un "beep" gli segnalò che era appena arrivato un SMS. l'avvocato si raddrizzò e indietreggiò di un paio di passi.
«È Jessica, vuole sapere quando torno a casa, perché deve dirmi una cosa importante.»
Per un attimo gli occhi di Gabriel sembrarono incupirsi ma fu una cosa talmente rapida che Sam pensò di essersela immaginata. «Vai pure, non si fanno aspettare le signore» disse con nonchalance. «Ci vediamo domani.»

Appena arrivato a casa, trovò Jessica che sventolava trionfante un foglio: «Tesoro, guarda che cosa è arrivata! Una lettera dallo studio Crowley&Stair, ti rendi conto? E hanno fissato un colloquio di lavoro proprio con te!»
L'unico pensiero di Sam fu: "Ma ha aperto la mia posta?" Non sapeva perché ma la cosa gli diede leggermente fastidio.
Intanto Jessica continuava a ciarlare: «Dicono che ogni anno si fanno dare i nomi dei migliori laureati in legge per assumerli. Non è fantastico? Te lo dicevo io!»
«Sì, è fantastico!» esclamò abbracciandola forte, sollevandola da terra e facendola volteggiare, il piccolo malumore di prima era scomparso.
Lo studio Crowley&Stair era uno dei più rinomati d'America e i suoi avvocati erano tra i più pagati, mentre Dick Roman, il più giovane dei soci, era praticamente l'avvocato che ogni studente di legge sognava di diventare, si occupava solo dei casi più importanti e non aveva mai perso una causa e volevano proprio lui! Finalmente il suo sogno stava per avverarsi!



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