Sam aveva tanto sperato che avrebbe dormito serenamente, (niente più Stair!) e invece, anche stavolta, continuò a rigirarsi insonne nel letto: aveva sprecato due anni per una ragazza che probabilmente non l'aveva mai amato e che lo vedeva solo come un mezzo per fare la bella vita. Per l'ennesima volta si chiese se avesse potuto capirlo prima o se aveva deliberatamente ignorato i piccoli segnali di allarme, inutile rimuginarci sopra ormai, si alzò e cominciò a far passare l'appartamento per eliminare ogni traccia di Jessica.
Dean aveva una teoria: lo yeti esiste ma non ci sono prove che lo dimostrano e lo stesso deve valere per le ex con le quali ci si è lasciati male: bisogna distruggere o buttare ogni prova che dimostri che la tal persona sia entrata a far parte della nostra vita, chiamava quest'operazione "yetizzazione".
Gettare le riviste "Wedding Planet" che lei aveva disseminato in giro, fu molto facile, le foto proprio no, c'erano troppi ricordi felici dietro a ogni scatto, specialmente quella del giorno di laurea, tra lei e Dean, quando Sam si era illuso di aver raggiunto il traguardo, alla fine si decise ma perché gli occhi restavano sempre, come un rimprovero, fuori dallo strappo?
«Ti avrei dato il mondo ma, a quanto pare, non ti bastava...» sussurrò prima di gettarla nel cestino della carta straccia.
Decise di tenere la valigetta da avvocato che lei gli aveva regalato, perché quando sarebbe tornato a lavorare da "Zac&Meti" gliene sarebbe servita una, neanche per un attimo aveva creduto alle sue calunnie velenose.
Per il casco rosa fu abbastanza difficile stabilire che cosa farne, da un lato continuava a ripetersi che era diventato inutile e quindi doveva sbarazzarsene, dall'altro rivedeva sempre Gabriel che se lo infilava in testa con entusiasmo, esclamando che era delizioso...
«Uff, non ho voglia di decidere adesso» Lo ripose nel portabagagli dello scooter insieme all'altro.
Quando Sam entrò in aula, ebbe l'impressione che tutti lo stessero fissando... si sedette alla svelta in mezzo al pubblico. No, non era un'impressione, i giurati lo stavano proprio guardando e se lo indicavano, di certo stavano parlando della pessima figura fatta il giorno prima, era convinto di aver fatto la cosa giusta ma si sentiva comunque a disagio... Peterson e Roman finsero di non vederlo, mentre Gabriel, Charlie e persino Pamela lo salutarono, agitando le dita nella sua direzione.
Peterson chiamò alla sbarra uno dei responsabili della ditta, Burton, che spiegò che tutti i loro prodotti erano sicuri perché, prima di essere messi in commercio, venivano sottoposti ai più rigorosi test. L'avvocato si fece spiegare quali fossero: mettere dei pesi di 100 kg sui vari gradini per assicurarsi che non si deformassero, lasciar cadere la scala dal terzo piano per vedere se è resistente...
Prima che la giuria finisse in coma per noia, fu la volta di Gabriel. «Lei ci assicura che le vostre scale son sicure, eppure la signorina Barnes è caduta ugualmente, come se lo spiega?»
«Obiezione, l'avvocato Novak, chiede al mio cliente d'ipotizzare che cosa possa essere successo.»
«Eh ma noi lo sappiamo che cosa è successo: è salita ed è caduta, capire perché ciò è successo, potrebbe aiutarli a costruire scale ancora più sicure.»
«Obiezione respinta, risponda alla domanda.»
«Ovviamente niente è al sicuro al 100% ma basta seguire le istruzioni, forse la sua cliente non l'ha fatto.»
«Potrebbe aver ragione, sa? Vediamo un po'... Questo è il vostro foglietto con le avvertenze, vero?» e avuta risposta positiva, cominciò a esaminarlo. «Era in casa, quindi escluderei il terreno accidentato, gonne lunghe? No, conoscendola lo escluderei...» In effetti, la Barnes, per il secondo giorno, sfoggiava un paio di shorts e una t-shirt molto scollata, difficile immaginarla con la gonna lunga...
«Che cosa avrà fatto mai la nostra amica Pamela? Penso che l'unica sia di verificarlo dal vivo... Signor giudice, posso presentare la prova A?»
«Accordato.»
Portarono una scala in aula e diversi materassi che piazzarono tutt'intorno.
«La riconosce come una delle vostre scale?» chiese Gabriel.
«Mi sembra di sì...» rispose Burton.
«Le sembra o lo è? Questo punto è importante.»
Avuta risposta positiva, continuò: «Sia messo agli atti che il querelato ha riconosciuto la scala come una di quelle prodotte dalla sua ditta. È stata comprata da poco, ho ancora la fattura, se v'interessa. Spero che siate tutti d'accordo sul fatto che se salissi io, la mia collega o la mia assistita e la scala cadesse, non avremmo dimostrato niente, perché i miei esimi colleghi ci accuserebbero di averlo fatto apposta, quindi le chiedo di salire, fino in cima.»
«Non vedo perché dovrei farlo» disse Burton, un po' nervoso.
«Soffre di vertigini o ha paura di dimostrare che quelle scale non sono sicure? Signor giudice, potrebbe...?»
«Obiezione! L'avvocato Novak sta intimidendo il teste!» disse Peterson.
«Accidenti! Non sapevo di farle questo effetto! Ma può darsi che il mio esimio collega abbia ragione, per fortuna ci sono ben due avvocati pronti a difenderla, pertanto invito uno di loro a salirci.»
«Obiezione! L'avvocato Novak vuole trasformare questo processo in una farsa!» esclamò Roman.
«Al contrario!» ghignò Gabriel. «Voglio darvi l'occasione di difendere il vostro cliente non solo verbalmente ma anche fisicamente. Non sapete che nel medioevo gli avvocati si affrontavano in un vero e proprio duello? Qui dovete solo salire su una scala e più esitate a farlo, più state dando ragione alla mia cliente.»
«Son curioso anch'io di sapere che cosa succede se si sale fino in cima, pertanto invito uno dei due avvocati difensori a farlo» disse il giudice.
Presi alla sprovvista, confabularono per un po', e a Sam sembrò che stessero decidendo tramite morra cinese, poi si alzò "Lucifer".
«L'avvocato Peterson è un po' più alto della mia assistita, quindi non dovrebbe salire troppo, ma mettiamo che debba cambiare le lampadine in quest'aula... salga... salga...» Giunto in cima, la scala aveva cominciato a traballare. «E ora sollevi le braccia... entrambe le braccia» sghignazzò Gabriel.
Sam vide Peterson cadere, con un grido e mulinando le braccia nel vano tentativo di riacchiappare la sua credibilità che se ne stava andando, atterrò sui materassi, si rialzò, lanciando un'occhiata inceneritrice tutt'intorno, che stroncò sul nascere qualsiasi tentativo d'ilarità, si riassettò la giacca e tornò rigidamente al suo posto.
Gabriel aspettò che l'altro avvocato si risedette poi chiese: «Ora che ho dimostrato che non sono sicure, come affermate, che cos'ha da dire a questa corte?»
«Beh, forse non sarebbe dovuto salire così in alto.»
«Perché no? I gradini son fatti apposta per andarci sopra. Avete messo molti avvisi e avvertimenti, mi trovi quello per cui non si deve salire sull'ultimo gradino e me lo legga.» Gli consegnò le istruzioni.
Il teste scorse tutto il foglio, più volte, strabuzzando gli occhi e storcendo la bocca. «Non c'è...»
«Non c'è. Non avete fatto quel test o vi siete dimenticati d'inserire quell'avviso?»
«Non ricordo...»
«Veramente grave se, come lei asserisce, siete così scrupolosi. Quando ve ne siete accorti, avreste dovuto stampare dei nuovi volantini e sostituirli con quelli vecchi ma avete fatto gli gnorri, per risparmiare. Scommetto che avete fatto un calcolo delle probabilità e vi siete detti: "Oh, è improbabile che salgano fino in cima e, se lo fanno, di solito c'è qualcuno sotto che regge la scala e se cadono, incolperanno loro stessi e non ci faranno causa." Avete contato su questo, non è vero?»
«Obiezione, l'avvocato Novak fa solo delle congetture» disse Roman.
«Accolta.»
«Finora siete stati fortunati che nessuno si sia rotto l'osso del collo ma ora che tutti sanno quanto possano essere pericolose le vostre scale, se qualcuno ci rimetterà le penne, anche se non sono un avvocato penalista, giuro che vi trascinerò in aula per omicidio doloso. Ho finito!»
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Le sorprese dell'amore
FanficUna carriera da avvocato di successo e sposare la ragazza dei propri sogni. Sam Winchester aveva pianificato la propria vita o almeno così pensava...