«Mi hai scambiato per un parcheggio?»

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Nonostante il loro studio fosse finito sui giornali per aver vinto una causa importante, e nonostante lo show di Gabriel in pizzeria, sembrava proprio che la popolazione non avesse ancora deciso d'inserire il loro numero nella lista degli avvocati da chiamare per primi, quando c'era un problema, pertanto bisognava ancora andare a caccia di clienti nei tribunali. Sam stava consegnando i soliti biglietti da visita quando venne raggiunto da un trafelatissimo Gabriel.
«Presto, Sammy, dobbiamo correre in ospedale» disse l'avvocato  afferrandolo per un braccio e trascinandolo via. «C'è stato un incidente.»
«È successo qualcosa a tuo fratello?» chiese Sam preoccupato.
«Per fortuna no!» disse Gabriel, avviandosi velocemente verso l'uscita.
«Ma allora perché andiamo in ospedale?» chiese perplesso e seguendolo.
«Ma sei proprio un pivello! Un incidente significa una vittima da indennizzare, il che significa una causa giudiziaria, il che significa lavoro per noi ma dobbiamo sbrigarci prima che si rivolga a qualcun altro.»
«Ma come fai a sapere che c'è stato un incidente?»
«Appena succede qualcosa del genere, Castiel mi manda un SMS.»
Salirono sul motorino e si diressero verso l'ospedale.

Le prime volte a Sam dava molto fastidio che Gabriel gli si avvinghiasse come un koala. A essere sinceri, non era tanto il contatto con il suo amico che lo metteva a disagio, quanto gli sguardi della gente che gli capitava d'incrociare, alcuni di derisione, altri di disapprovazione o peggio...
"Accidenti!" aveva pensato una delle prime volte con stizza. "Perché non si aggrappa alle maniglie come fanno le persone normali? Potrebbe almeno smetterla di appoggiare la testa alla mia schiena, non è la mia fidanzata! Però anche loro non hanno niente di meglio da guardare?"
Più di una volta avrebbe voluto affrontare l'argomento ma non sapeva come fare senza ferirlo, anche perché Gabriel saliva a bordo con così tanto entusiasmo che gli sarebbe parso di essere un ingrato, specialmente dopo tutto quello che l'avvocato aveva fatto per lui. Alla fine decise d'ignorare quelle occhiate malevole.

«Mi raccomando» disse Gabriel, «quando saremo con il possibile cliente, lascia parlare solo me.» Entrarono e gli andò incontro un uomo con il camice, alto circa 1.80, coi capelli neri spettinati e gli occhi blu, molto intensi. «Allora, Cassy, che cos'hai per me?»
«Un uomo investito fuori dalle strisce, secondo alcuni testimoni il conducente guidava troppo veloce. Il paziente è cosciente, si chiama Robert Singer, stanza 122.» Aveva una voce roca e profonda.
«Forse il guidatore era ubriaco... ottimo lavoro, fratellino! Questo è Sam, Sam questo è il mio fratellino Castiel.»
«Piacere. Ho sentito parlare tanto di te» disse Sam porgendogli la mano ma Castiel la fissò per un po', come se non sapesse che cosa dovesse fare.
Sam stava già per ritirarla imbarazzato, quando l'altro si decise a stringerla dicendo: «Ed io di te, Sam Winchester, il nuovo collega di mio fratello.» Poi si rivolse a Gabriel: «La caposala Masters sostiene che vieni qua troppo spesso.»
«Che c'è di male se vengo a trovare il mio fratellino preferito?»
«Noi non abbiamo altri fratelli...» gli disse perplesso inclinando la testa da un lato.
«Per questo sei il mio preferito!» ghignò Gabriel scompigliandogli ancor di più i capelli, mentre Castiel lo fissava ancora più confuso. «Potrei farle credere che in realtà vengo qua per lei... Naaa, non la vorrei neanche se fosse l'ultima donna sulla faccia della Terra, preferirei morir vergine, piuttosto!»

Non si potevano immaginare due fratelli più diversi. Oltre le differenze fisiche c'erano anche quelle caratteriali: taciturno Castiel, che in più sembrava non capire le battute e ciarliero Gabriel che ne faceva pure troppe. L'unica cosa che avevano in comune era l'intensità dello sguardo, entrambi davano l'impressione che avrebbero potuto facilmente mettere a nudo l'anima di chiunque.
"Sarà una caratteristica della famiglia Novak" pensò Sam.

«Non far caso alle stranezze di mio fratello» gli disse Gabriel, mentre si avviavano verso la stanza indicata. «È talmente preso dal suo lavoro che spesso dimentica l'ABC della socializzazione, ma ti assicuro che se qualcuno dei suoi amici fosse nei guai, andrebbe persino all'inferno pur di aiutarlo.» Arrivati davanti alla stanza, girò la maniglia. «Buongiorno, signor Singer» disse entrando e salutando un uomo di mezza età, con la barba e una gamba ingessata in trazione.
«E voi chi diavolo sareste?» chiese burbero.
Sam ebbe l'impressione che se avesse avuto sotto mano un fucile, non avrebbe esitato a impallinarli.
«Gabriel Novak e Samuel Winchester, dello studio legale Fuller&Curtis. Ha già parlato con qualche compagnia di assicurazioni?»
«No» grugnì.
«Bene e non lo faccia, cercheranno di fregarla. Il caso è chiarissimo, quel furfante correva troppo e bisogna fargliela pagare. Ora andremo a parlare con i testimoni, solita prassi ma ci occorre la sua autorizzazione, ha già un avvocato?»
«No, ma perché dovrei farmi rappresentare proprio da voi due?»
Gabriel ridacchiò: «Perché siamo i più simpatici e geniali sulla piazza. Ricorda il caso sulle scale difettose della "All for House"? Il nostro è lo studio che li ha messi in ginocchio, non vogliamo un centesimo d'anticipo e ci accontentiamo di un terzo della somma che riusciremo a ottenere» così dicendo, prese un libro che era sul comodino, ci appoggiò sopra la procura e gli mise una penna in mano.
Singer lesse tutto poi firmò, brontolando qualcosa fra i denti.
«Probabilmente quelli dell'assicurazione verranno oggi stesso a offrirle una transazione. Non firmi nulla e mi chiami. Qui c'è il mio numero.» Gli diede un biglietto da visita. «Stia tranquillo, le faremo avere un sacco di soldi.»
«E sarà meglio per voi!» sbuffò.
Appena fuori Gabriel disse a Sam: «Visto come si fa, pivello? Un gioco da ragazzi.»
«E se avesse già avuto un avvocato?»
«Saremmo usciti senza procura firmata e nessun nuovo caso» rispose scrollando le spalle.
«Ma non è contro la deontologia approfittare delle disgrazie altrui?» chiese Sam.
Gabriel arricciò le labbra, guardando in alto. «Fammi pensare... Non gli abbiamo puntato una pistola alla tempia, non gli abbiamo rotto l'altra gamba e non abbiamo falsificato la sua firma mentre era sotto sedativi... no, direi proprio di no. Se riusciamo a fargli avere una cospicua indennità, saremo tutti quanti più felici, lui compreso.»

Quando uscirono dall'ospedale, un motorino si fermò stridendo ad appena pochi centimetri da loro. Il conducente spense il motore e si levò il casco, scuotendo i lunghi capelli biondi, rivelando così di essere una ragazza.
«Jo? Che cosa ci fai qui?» esclamò Sam sorpreso.
«Sam, giusto? Almeno stavolta ti ho evitato...»
«Lasciami indovinare» intervenne Novak. «Sei la ragazza che tende a scambiare gli avvocati per parcheggi per motorini. Io sono Gabriel» disse sorridendole.
«Io sono Jo. Spero che non mi facciate causa ma sono davvero sconvolta.»
«Tranquilla, finché non parcheggi sulla mia giacca nuova con me dentro, è tutto ok» ridacchiò. «Che cosa ti è successo?»
«Per usare il tuo termine, qualche deficiente ha parcheggiato sopra il mio patrigno, mi hanno detto che sta bene ma voglio accertarmene di persona. Scusatemi!» Corse dentro.
«Ma guarda che coincidenza! Comunque avevi ragione su di lei» disse Gabriel a Sam.
«Che intendi dire?» A parte che l'avesse investito, non ricordava di avergli detto altro su Jo, neanche il nome a ben pensarci.
«Molto giovane e carina.»
«Non ti ho mai detto niente del genere!»
«Lo so, l'avevo solo ipotizzato e tu non mi hai smentito, Chi tace acconsente» rispose ammiccando.


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