«Ti prego, apri gli occhi!»

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«Oddio, Gabriel!» Sam si precipitò da lui e lo girò, sperando di vederlo scoppiare a ridere, cantilenandogli: «Ci sei cascato! Ci sei cascato!» invece aveva gli occhi chiusi e la bocca leggermente aperta; lo scosse per una spalla: «Ti prego, apri gli occhi!»
Nessuna reazione, inoltre Sam si accorse con terrore che Gabriel non stava respirando, freneticamente provò a sentirgli il battito del polso ma non riuscì a trovarlo. «No, ti prego, no...» gemette angosciato.
Per un attimo vide la sua vita senza il suo miglior amico, senza i suoi sguardi pieni di affetto e ironia, senza i suoi scherzi, senza lui che lo chiamava "pasticcino"...
Sperando che non fosse troppo tardi e cercando disperatamente di ricordare come si facesse la respirazione artificiale, gli chiuse il naso, appoggiò le proprie labbra sulle sue e aveva appena cominciato a soffiare quando, con sua somma sorpresa, sentì una mano accarezzargli i capelli, un braccio cingergli la schiena, mentre la lingua della "vittima" s'intrufolava gentilmente nella sua bocca per allacciarsi alla sua in una danza sensuale, sfiorandola, lasciandola e riprendendola; sul momento Sam ricambiò, sentendosi girare la testa ma dopo qualche secondo si staccò, guardandolo sconvolto.
«Te l'avevo detto che prima o poi mi avresti baciato» gli disse Gabriel puntellandosi sui gomiti e sorridendogli sfacciatamente.
«Per te è tutto uno scherzo, vero? Un'occasione per ridere alle spalle delle persone!» gli urlò Sam.
«No, Sammy, non è così! La verità è che tu mi piaci davvero molto e non ce la faccio più a esserti solo amico... Volevo sapere che cosa si prova a farmi baciare da te, anche per una volta sola...» Vedendo che Sam si era alzato dandogli le spalle, mormorò: «Sono un idiota, probabilmente ora non vorrai più vedermi...»
«Hai idea di come mi son sentito? Ho creduto di averti perso!» gli domandò rabbioso, ancora girato e serrando i pugni. Si sentiva ingannato: Gabriel l'aveva spaventato a morte solo per essere baciato e vincere quella stupida scommessa!
«Mi dispiace... Samuel, io... io ti amo...!» rantolò l'avvocato.
Sam sospirò: ora avrebbe dovuto fargli quel discorsetto patetico in cui gli avrebbe spiegato che lui invece non lo amava e che lo considerava solo un carissimo amico... Si voltò a guardarlo: era ancora seduto, ansimando pesantemente per riprendere fiato, le mani appoggiate a terra, la testa bassa e i capelli che gli spiovevano sugli occhi. Vederlo così indifeso gli scatenò, suo malgrado, un'ondata di tenerezza.
«Prima non avrei mai osato farmi avanti, eri fidanzato con Jessica...» proseguì Gabriel. «E non sembravi attirato dalla combinazione XY... e anche se lo fossi stato... hai un fisico talmente perfetto che... che probabilmente non ti sarebbe interessato uno con la pancetta... Mi sarei accontentato di vederti tutti i giorni ma... ma quando mi hai preso in braccio davanti a tutti, avevo cominciato a sperare... e ho notato che ultimamente mi stavi osservando come se... se mi stessi prendendo in considerazione... Ma poi ti ho sentito chiedere a Chuck se nel suo gruppo di scrittura c'era qualche ragazza interessante e... e ho perso la testa...» Lo guardò da sotto in su esitante.
"Se invece di un Gabriel, fosse una Gabrielle..."
Era stato uno scherzo atroce ma era stato proprio nel momento in cui aveva creduto di averlo perso per sempre che aveva capito quanto fosse diventato importante nella sua vita e che quello che provava per lui andava ben oltre la semplice amicizia...
A un tratto capì perché si trovava così bene con Gabriel: con lui non aveva mai bisogno di recitare, di fingere di essere migliore di ciò che era. Persino quando gli aveva confidato il suo passato di tossico (grazie tante, Ruby!), la notizia era stata accolta con tranquillità e qualche battuta scherzosa e si rese conto anche di un'altra cosa: quando era con lui, si sentiva... completo, come se tutti i tasselli della propria vita avessero finalmente trovato la giusta collocazione. Probabilmente senza i pregiudizi che gli aveva inculcato il padre, si sarebbe accorto molto tempo prima che amava Gabriel, invece di continuare a ripetersi che era solo un amico...
Gli s'inginocchiò davanti, scostandogli con delicatezza i capelli dalla fronte per guardarlo in quegli incredibili occhi dorati, ma stava ansimando o singhiozzando? Sam temette che fosse la seconda ipotesi. «Senti, Gabe, per me questa situazione è del tutto nuova... mi son sempre piaciute solo le ragazze ma... ecco, devo ammettere che... sì, insomma... Voglio stare con te!» esclamò baciandolo con foga.
Gabriel, sorpreso, gli mordicchiò il labbro inferiore, circondandogli il volto con le mani e accarezzandogli le orecchie, provocandogli dei piacevoli brividi lungo la schiena, Sam socchiuse la bocca e la lingua dell'avvocato s'intrecciò alla sua. Si staccarono dopo qualche minuto, ansimanti.
«Il tuo grembiule ha proprio ragione: baci meglio di come cucini e sappi che sei un cuoco superlativo!» esclamò Sam estasiato.
Gabriel lo guardò con adorazione, passandogli le dita fra i capelli: «Oh pasticcino! Mi hai fatto letteralmente impazzire: un ragazzone alto due metri che ancora arrossisce come una tredicenne... sei semplicemente adorabile!»
«E tu sei la persona più fantastica che io conosca!» affermò Sam, accarezzando il volto di Gabriel, che spinse la guancia contro il suo palmo, socchiudendo gli occhi, con l'aria di un gatto che fa le fusa. «Sei incredibile. Sei divertente, intelligente, premuroso e adoro anche la tua pancetta!» gli disse passando ad accarezzargli il morbido ventre. Sam non avrebbe mai immaginato di abbracciare e baciare un altro uomo ma coccolare Gabriel gli dava una sensazione così dolce e bella che si ritrovò a chiedersi perché avesse aspettato così tanto a farlo.
Gabe chiuse gli occhi, si appoggiò ai gomiti, gettò la testa all'indietro e si abbandonò a quei tocchi, fremendo quando le dita di Sam lo sfiorarono intorno all'ombelico, tracciando delle spirali.
«Ho cominciato a provare qualcosa per te il giorno in cui sono stato investito, mentre mi medicavi» proseguì Sam, facendolo rabbrividire dal piacere quando gli infilò le dita nel costume. «Purtroppo ho capito che era amore solo qualche minuto fa.»
«A... allora... non è stata... un'idea così... così malvagia se è... è servita a... ad aprirti... gli occhi...» ansimò, ammiccando.
«Non farmi mai più uno scherzo del genere! Ho creduto d'impazzire!» lo sgridò Sam, stringendolo forte e baciandolo in fronte.
«Certo che no» rispose Gabriel, strofinandogli il naso sul collo. «Inoltre ho scoperto che non sono molto bravo a trattenere il fiato a lungo, se tu avessi aspettato un altro paio di secondi a "rianimarmi", mi sarei fatto scoprire, mandando così a puttane il mio piano geniale.» Gli passò le mani dietro la schiena, accarezzandogliela e gli titillò con la lingua il pomo d'Adamo, come se fosse stato uno dei suoi lollipop, facendolo fremere, lentamente gli sbottonò la camicia, lasciandogli una scia di teneri baci sul petto, infine si alzò con gli occhi che gli brillavano di gioia e gli chiese, porgendogli la mano: «Pasticcino, avresti voglia di riempire il vuoto che c'è in camera mia?»
«Peccato però aver sprecato quei dolcetti...» disse Sam, guardando quelle delizie che giacevano abbandonate sul terreno.
«La plastica non si spreca mai, quelli veri sono in frigo per dopo...» ridacchiò Gabriel, con ancora la mano tesa.
Sam scoppiò a ridere e afferrandogliela si alzò.
Mentre lo seguiva, pensò alle stranezze della vita, quello che aveva ora non era ciò che aveva pianificato per tanti anni ma era sicuramente meglio: aveva un lavoro che gli dava soddisfazioni, una strana famiglia allargata e, soprattutto, aveva trovato una persona che lo amava e lo rendeva felice.

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