«Nessuno ha chiesto la sua opinione!»

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Per evitare di arrivare di nuovo in ritardo, Sam aveva comprato uno scooter azzurro e acquistò anche due caschi, uno con la bandiera americana per lui e l'altro rosa con i cuoricini rossi per Jessica, così l'avrebbe scarrozzata in giro durante i week end.
Entrò nello studio stavolta in perfetto orario.
«Lo vede, Winchester, che non è impossibile onorare i propri impegni?» gli disse Stair a mo' di saluto.
«Sì, signore.» "Devo solo ingranare..." Entrò nel proprio ufficio.

I grandi studi erano tristemente famosi come luoghi di sfruttamento, dove gli associati venivano oberati di ricerche noiosissime e rinchiusi in una biblioteca e Sam scoprì alla svelta che questo non faceva eccezione, per fortuna gli piaceva fare ricerche, il problema era che quando tornava nel suo ufficio c'era sempre qualche faldone in più ad accoglierlo sulla scrivania, i quali dovevano essere imparentati con i Gremlins: per uno di cui riusciva a sbarazzarsi ne comparivano altri tre.
Il via l'aveva dato, durante il suo secondo giorno di lavoro, uno dei soci, Nick Peterson, che gliene aveva portato uno, bello corposo, con l'ordine di esaminarlo e di riconsegnarglielo entro 48 ore, non sarebbero bastate! In più non aveva ancora finito di controllare quello di Stair.
«Veramente...» aveva cominciato a obbiettare Sam.
«Qualche problema?» I suoi occhi si erano fatti piccoli e minacciosi.
«Certo che no, nessun problema» aveva risposto Sam, con tono zelante.
«Meglio così» rispose andandosene.
Già. Nessun problema e ora nessuno dei soci si faceva scrupolo ad appioppargli i propri mattoni. Il più delle volte neanche glielo dicevano, limitandosi a lasciare il fascicolo sulla sua scrivania con un appunto spesso illeggibile, aspettandosi che lui eseguisse.
Quando Stair gli fece notare che la sua postazione era un vero caos, tentò di riciclare la battuta di Gabriel sull'avere tutto a portata di mano.
«Winchester! Faccia meno lo spiritoso e si dia da fare!» era stata la sua simpatica risposta.
"Avrei la scrivania in ordine se tutti voi non la riempiste dei vostri fascicoli da esaminare" pensò con stizza.
Da quel punto di vista, però non era solo, anche gli altri associati avevano la scrivania stracolma di carte e faldoni cui sacrificavano anche la loro vita privata, lavorando 70 ore la settimana, alcuni persino 80 con la speranza di conquistare il Sacro Graal: la nomina a socio.
Comunque non era tanto la mole di lavoro che spaventava Sam, quello che proprio non gli andava giù era il clima disumanizzante che c'era tra colleghi, non che pretendesse di essere strizzato tutte le mattine, quello no, ma gli sarebbe piaciuto sentire una frase gentile ogni tanto che non fosse: «Winchester, controlli questo fascicolo!» «Winchester, ha già preparato la relazione?»
Spesso aveva la certezza che se fosse entrato stramazzando in quell'edificio con un coltello piantato nella schiena, agli associati non sarebbe importato molto e i soci si sarebbero limitati ad assumere un altro avvocato ma poi quella lugubre visione veniva rapidamente corretta.
"Cerchiamo di essere obiettivi. Non è vero che a nessuno importerebbe, Stair mi urlerebbe che sto battendo la fiacca, sporcando, per di più i loro tappeti pregiati" pensava cupo.
Aveva detto a tutti che potevano chiamarlo Sam, ma la maggior parte di loro l'aveva fissato come se avesse due teste, l'unico con cui aveva fatto amicizia era Andy, un giovane associato che era stato assunto l'anno prima, il quale l'aveva informato mooolto sottovoce che il socio peggiore, nonostante le apparenze pacate, era Peterson: «Se ti prende di mira, è capace di trasformare la tua vita in un inferno, non per niente lo chiamiamo Lucifer.»
«Ma il mobbing è vietato dalla legge!»
«Prova a dimostrare che è mobbing; è un avvocato e sa fin dove può muoversi senza che scatti la denuncia.»
Sam sperò vivamente di non entrare mai nel suo mirino ma di certo era entrato in quello di Stair, riconsegnandogli il malloppo aveva osato dargli un consiglio su un contratto.
«Winchester, da quanti anni esercita la professione di avvocato?» gli chiese con malcelata stizza.
«Beh, mi sono appena laureato ma mi sembra...»
«Nessuno ha chiesto la sua opinione! Quando e se ne avrò bisogno, gliela chiederò e ora torni nel suo ufficio!»
Quando, invece, gli aveva chiesto una delucidazione su un passaggio poco chiaro, si era sentito rispondere: «Sbaglio o lei si è laureato con il massimo dei voti? E non riesce a capire una cosa così ovvia? Se non la capisce da solo, questo mi fa pensare che all'università regalino voti.»

L'unica nota positiva è che aveva un ufficio tutto suo e in più gli avevano promesso che presto avrebbe potuto avere anche una segretaria, gli sarebbe piaciuto far assumere Jessica, sarebbe stato bello vedere una faccia sorridente, al lavoro.
Ogni tanto tirava fuori dal cassetto la foto della vecchia squadra, quanto gli mancavano! Le strizzate di Garth, le trame senza senso di Chuck, persino il perenne cattivo umore di Raphael... e poi Gabriel, lui gli mancava più di tutti, con i suoi lollipop, le sue battute salaci e i suoi occhi dorati che lo guardavano con bonaria ironia...


Il venerdì sera della sua prima settimana, mentre usciva, incrociò Crowley: «Oh, il nostro golden boy! Mi auguro che si trovi bene qui da noi.»
«Sì, signore!» Lamentarsi? E a che cosa sarebbe servito?
«Bene, un avvocato felice è un avvocato produttivo.»
Forse "felice" era una parola grossa e anche "soddisfatto" era esagerato, "rassegnato", questo sì.
"In fondo lo faccio per la felicità di Jessica."


Già Jessica. Sabato mattina le telefonò a casa: «Amore, ho una sorpresa, adesso sono motorizzato, passo a prenderti.» Mentre guidava lo scooter, già pregustava il momento in cui Jessica sarebbe saltata entusiasta a bordo del suo nuovo mezzo e l'avrebbe stretto forte per non cadere...
Aveva parcheggiato un po' lontano dalla casa per farle una sorpresa, quando lei aprì, la baciò, si mise alle sue spalle e le tappò gli occhi con le mani. «Non si sbircia!» e la portò davanti alla sua meraviglia. «Allora che cosa ne pensi?»
Jessica si guardò in giro, poi posò gli occhi sul motorino, incredula. «Questo? Hai comprato questo?»
«Non ti piace?» le chiese preoccupato.
«Sì ma pensavo che avessi comprato qualcosa di più adatto a un avvocato, che so una spider...»
«E da quando gli scooter non sono adatti agli avvocati? Non ho ancora preso il mio primo stipendio che andrà, te lo ricordo, nelle tue tasse universitarie o nell'acquisto della nostra prima casa.»
«Hai ragione, tesoro» rispose baciandolo e salendo dietro.
Forse era solo leggermente seccato per la faccenda della mancata spider, fatto sta che Sam non provò quella scossa elettrica che si era aspettato, quando Jess si era avvinghiata a lui. Andarono nel parco, dove le comprò un gelato. Quando gli chiese come stesse andando, Sam cercò di spiegarle quanto quel posto lo stressasse, al che lei replicò: «Tesoro, questo è il mondo del lavoro, anch'io sono stressata, che cosa pensi? Ma non lo faccio pesare e tengo duro.»
"Forse ha ragione Dean a chiamarmi Samantha" pensò depresso.


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