«Non sono all'altezza!»

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«No, per favore non chiedermelo!» Come poteva Gabriel chiedergli di occuparsi di quel caso?
«Perché no? Sei adulto e laureato» replicò l'avvocato, inclinando la testa.
«No! Non mi sento pronto!» strillò Sam, scattando in piedi, camminando su e giù per l'ufficio e gesticolando nervosamente. «Non ce la farò mai! Non sono pronto! Farò una bruttissima figura! Perderò la causa...» "e ti deluderò" aggiunse mentalmente.
Gabriel gli corse dietro e lo afferrò per le braccia, obbligandolo a fermarsi. «Sammy! Calmati e respira. Aria dentro e fuori, dentro e fuori, va meglio? Questa è una professione competitiva, se parti dal presupposto che l'avvocato della controparte è più bravo di te, tanto vale che rimani a casa. Al liceo avrai praticato qualche sport, giusto?»
«Sì, basket» rispose Sam, cercando di calmarsi.
«Bene e cosa vi dicevate prima di gareggiare? Andiamo a farci sconfiggere? Non scendiamo neanche in campo che tanto ci fanno neri?» gli chiese, fissandolo ironicamente.
«Certo che no, ci spronavamo a vincere.»
«E se ciò non succedeva?» chiese Gabriel, continuando a trattenerlo delicatamente per le braccia.
«Ci ripetevamo che ce l'avremmo fatta la prossima volta.»
«E così sono anche i processi, hai visto Dick Roman, no? Tutti dicevano che era imbattibile.»
«Ma tu sei il re dei tribunali!» esclamò Sam.
«Adesso ma al mio primo dibattimento ero così nervoso che ho rischiato di farmi buttar fuori per oltraggio alla Corte» ridacchiò Gabriel, mollandolo.
«Che avevi combinato?» gli domandò incuriosito.
«Ho quasi vomitato addosso al giudice, per fortuna mi son girato in tempo e ho colpito il cancelliere» sorrise l'avvocato.
«Per fortuna?» si stupì Sam.
«Ma certo! Vomitare addosso al cancelliere non è carino ma non è oltraggio alla Corte» rispose Gabriel, inarcando le sopracciglia.
Sam si mise a ridere.
«Comunque se è perché non vuoi scontrarti in aula con un tuo amico, posso comprenderlo...»
Sam esitò, sarebbe stata la scusa perfetta ma Gabriel poteva fiutare le bugie... «Non è per quello» si decise a dire. «Nelle simulazioni Brady era più bravo di me e mi stracciava sempre!»
«Sei sicuro che sia per questo e non perché è amico tuo?»
«Non è mio amico!» La frase gli venne fuori più aspra di quanto avesse voluto, vedendo l'espressione stupita di Gabriel, prese fiato e continuò: «Credevo che lo fosse ma... ma quando ho avuto quel problema e ho lasciato gli studi, nessuno, nessuno è venuto a informarsi su che cosa mi fosse successo, neanche lui che era il mio compagno di stanza... non importava a nessuno dove fossi finito...» Si sentì pungere gli occhi.
Gabriel lo fissò, poi allungò una mano, scostandogli dalla fronte una ciocca di capelli che gli era finita negli occhi e sfiorandogli leggermente il viso con le dita. «Sta' tranquillo, se tu dovessi sparire all'improvviso, io verrei a cercarti, fosse anche in capo al mondo, e ti riporterei qui, anche a pedate se necessario, contento?»
Quel contatto fu talmente inaspettato che Sam, per un attimo, s'irrigidì.
Gabriel abbassò la mano sospirando e tornò alla sua scrivania, mentre Sam si risedette alla propria. «Gli amici, a volte, possono deluderci...» disse Gabriel con voce atona. «Al liceo avevo un compagno, Ted, eravamo inseparabili, studiavamo insieme e ci dicevamo tutto. Andava tutto bene finché non son stato tanto stupido da confidargli l'unica cosa che avrei dovuto tacergli! Non sapeva della mia bisessualità, mi aveva sempre visto solo con ragazze... Avrei dovuto starmene zitto ma no! Ho voluto rovinare tutto!» disse con malcelata rabbia.
«Che successe?» chiese Sam.
«Eravamo a casa mia e stavamo parlando dei nostri sogni per l'avvenire, quando gli rivelai che, oltre le ragazze, mi piacevano anche i ragazzi... Mi diede uno spintone, facendomi finire per terra, e mi urlò cose orribili tra cui "deviato" e "scherzo di natura", poi scappò. Quel giorno persi il mio migliore amico» sospirando, abbassò la testa e si strinse la radice del naso, strizzando gli occhi.
Sam si sentì male per lui, gli si avvicinò e gli posò le mani sulle spalle, abbassandosi un po' per cercare di guardarlo negli occhi. «Gabriel, mi dispiace molto... Non era un vero amico quello, non c'è niente di sbagliato in te, sei il miglior amico che uno possa desiderare e mi ritengo molto fortunato a conoscerti.»
«Ehi pasticcino!» esclamò Gabriel, piegando la testa in modo da strusciare la guancia al dorso della sua mano destra, chiudendo gli occhi e posandogli la mano sul braccio. «Lo so benissimo di essere ok, è quel branco di trogloditi là fuori che ancora non se ne rende conto. Secondo loro ho un'inclinazione sbagliata che devo correggere con determinazione. Come se avessi scelto di essere come sono... pensa, potrei essere alto due metri e normale, invece preferisco essere bassotto e bisex.» Rise ma sembrò più un singhiozzo.
Sam conosceva perfettamente la paura di sentirsi rifiutati per il proprio passato, l'aveva provata sulla sua pelle, quando era uscito dalla tossicodipendenza... avrebbe voluto abbracciarlo forte e sussurrargli che andava tutto bene... stava per farlo, quando bussarono. Sussultò, come se l'avessero sorpreso a rubare, e tornò alla propria scrivania, un po' perplesso per quello strano pensiero che gli era venuto.
Gabriel si raddrizzò e si schiarì la voce: «Avanti!»
Entrò Chuck su di giri: «Non ci crederete ma ho trovato un editore interessato alla mia storia!»
«Son felice per te, ma sii più specifico, a quale storia è interessato? Ne hai scritte minimo un centinaio da quando ti conosco» disse Gabriel.
«A quella sui cacciatori di mostri! Vuole il seguito! Devo informarmi subito sulle creature più strane e pericolose delle leggende!» e corse fuori dall'ufficio.
«A quanto pare invece che l'amore ha trovato l'editore... tornando a noi un conto sono le simulazioni e un altro i processi reali, quindi...» riprese Novak.
Dopo la confidenza di poco prima, Sam apprezzò ancora di più il fatto che Gabriel avesse deciso di fare coming out con lui; non poteva e non voleva deluderlo... «Hai ragione, sono un avvocato adesso e tenterò di vincere questa causa.»
«Bravo, Sammy! E comunque non sarai solo in aula, ci sarò anch'io lì con te e se avrai un altro complesso d'inferiorità, ti do una bastonata che te la ricorderai per un mese.» Sembrava che Gabriel avesse ritrovato il suo buonumore ma era più probabile che, pur soffrendo, avesse deciso di fingere che tutto fosse ok.
«Tranquillo, non succederà.»
«Sarà meglio per te!» disse, minacciandolo scherzosamente con l'indice. «E Samuel...? Grazie» disse con un sorriso, prima di tornare alle sue carte.

Le sorprese dell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora