«Sammy, che stai facendo?» chiese Gabriel, mettendosi alle sue spalle.
Era più di un'ora che il ragazzo era davanti al computer, prendendo ogni tanto degli appunti su un block notes. «Studio i casi simili al nostro» rispose girandosi verso di lui. Voleva scoprire come gli altri avvocati avevano impostato la faccenda scoprendo, costernato, che avevano tutti patteggiato.
«Non servono a niente, concentrati sul tuo» disse Gabriel, leccando il suo lollipop.
«Ma all'Università ci hanno insegnato a cercare i casi precedenti per impostare quelli nuovi.»
«Ognuno è un caso a sé... posso leggere come hai deciso d'impostare la causa?»
Sam gli allungò dei fogli, esitando: «È... è solo la prima bozza...»
Gabriel prese la sua sedia, si sedette accanto a lui e cominciò a leggere. Quando ebbe finito sorrise e scosse la testa: «Sammy, Sammy, Sammy, la tua linea sarebbe perfetta... se fossimo in un film degli anni '50, peccato che siamo nella vita reale. Che il nostro cliente, da giovane, allenasse gratis i ragazzi è lodevole ma non ha attinenza con il caso, sii invece pronto a tirar fuori l'esame tossicologico che dimostra che è sobrio da anni, è probabile che Tyson tiri fuori quella vecchia storia dell'alcolismo.»
Sam era mortificato: ci aveva lavorato con tanto impegno ma sembrava che niente di ciò che aveva scritto andasse bene... «Allora, secondo te, che cosa dovrei dire? Il nostro cliente ha torto!» Ma perché avevano accettato quel caso?
L'avvocato dovette percepire quanto si sentisse ferito il giovane dalla sua bocciatura e gli batté una mano sul braccio: «Non prendertela, se fosse stata una causa per l'affido di un minore, la tua impostazione sarebbe stata perfetta.» Gli strinse leggermente l'avambraccio, per incoraggiarlo. «Lo so anch'io che il nostro assistito rischia di essere accusato e condannato per concorso di colpa ma tu non devi scoraggiarti, la soluzione è davanti a noi, se ti rilassi, la vedrai anche tu. Per un attimo, lascia perdere Singer. Che cos'altro sappiamo?»
«Che Dalton andava forte» rispose Sam.
«E quindi che cosa devi dimostrare alla giuria?»
Sam ci pensò un attimo: «Che andava talmente forte che se anche il sig. Singer avesse attraversato sulle strisce, Dalton l'avrebbe investito ugualmente.»
«Bravo, Sammy! E come lo dimostri?» Gabriel lo fissava come se davvero non sapesse come farlo e solo lui, Samuel Winchester, avesse la risposta.
Sam rifletté: i testimoni eran tutti concordi ma nessuno poteva stabilire a che velocità andava effettivamente. «Non saprei...»
«Sì che lo sai, devi solo rifletterci sopra... lollipop?» gli chiese, allungandogliene uno.
Sam lo prese e lo mise in bocca. "Niente male... come dimostro in maniera inconfutabile che correva talmente forte che non avrebbe avuto il tempo di rallentare? Gabriel sembra saperlo ma vuole che ci arrivi io... anzi è sicuro che troverò la soluzione e se non ce la faccio? Dice sempre che mi ha fatto assumere perché sono intelligente... ma se dovessi fallire? Sam, calmati... Allora Dalton correva troppo... come fa spesso anche Dean..." Spalancò gli occhi, quante volte erano arrivate a casa multe corredate di foto con indicata anche la velocità?
«Dalla tua espressione direi che hai trovato la soluzione, è così?» gli chiese Gabriel, con un sorriso da un orecchio all'altro.
«Devo scoprire se ci sono delle telecamere su quella strada, prima del punto d'impatto» rispose Sam eccitato.
«Lo sapevo che eri in gamba» gli disse, scompigliandogli i capelli. «E ricordati di terrorizzare i giurati.» Prese la sedia e tornò alla sua scrivania.
«Come terrorizzare i giurati?» Sam era talmente stupito che scordò quasi subito che odiava farsi scombinare la capigliatura.
«Certo. Uno che guida in maniera così sconsiderata è un pericolo per tutti quanti, giurati compresi, quindi bisogna far capire loro che le strade non saranno sicure finché quel tizio può girare impunemente. Argomenti emotivi con la giuria, logici con il giudice; vedrai, ti verrà istintivo come usare il freno o l'acceleratore.»
«Non riuscirò mai a essere come te!» sospirò Sam.
«E chi ha detto che devi essere come me? Io sono unico e inimitabile!» Gabriel spalancò le braccia e socchiuse gli occhi, ridacchiando. «È solo questione di pratica, devi trovare un tuo stile, comunque che sia ironico, apocalittico o altro non devi mai dare l'impressione di star recitando, il motore dev'essere sempre la passione, non la paura di fallire, devi credere in quello che dici e la giuria starà con te. Un consiglio per l'arringa: non più di dieci minuti, all'undicesimo il giudice ti odia e i giurati sperano ardentemente in un'irruzione improvvisa di una mandria di bisonti impazziti.»
«Me ne ricorderò. Senti... non voglio continuare ad approfittare della tua gentilezza, perciò stavo pensando che durante i week-end potrei frequentare una piscina pubblica, ne conosci qualcuna?»
Gabriel sbatté le palpebre. «Lo sai vero che in quelle tu, al massimo, puoi farti solo un pediluvio? Ti assicuro che sono più che felice di metterti a disposizione la mia, almeno qualcuno se la gode fino in fondo...»
«Sì, ma là troverei un istruttore che m'insegnerebbe come eseguire le virate e poi potrei conoscere qualche ragazza... magari qualcuna non riesce a svitare la bottiglietta dell'olio abbronzante... sai com'è...» obbiettò Sam.
«No, Collins, non so com'è. Secondo te, con il mio stile da fuoriclasse, vado a nuotare nelle piscine pubbliche? Comunque fa' come vuoi!» concluse aspro. Sfogliò nervosamente le carte che aveva davanti a testa bassa, le labbra serrate, stringendosi ogni tanto la radice del naso e strizzando gli occhi.
Sam non capì perché Gabriel se la fosse presa tanto...
Gli vennero in mente tutte le volte che era andato a casa sua: ogni volta il collega gli aveva fatto trovare tanti dolci o tartine che avrebbe benissimo potuto comprare, eppure aveva preferito prepararli con tanta cura e dedizione solo per fargli capire quanto gradisse la sua compagnia...
In quel momento intuì che dietro quell'aria scanzonata, che Gabriel ostentava il più delle volte, si nascondeva la paura della solitudine. Si sentì un raspo in gola, ma davvero voleva ferire il suo migliore amico solo per imparare a far le virate e rimorchiare qualche ragazza? "Che cosa ho fatto?" «Ga... Gabriel?» lo chiamò esitante.
«Sì, Sammy?» chiese a bassa voce, sollevando la testa e strizzando gli occhi.
«I pediluvi preferisco farli a casa. Durante i week-end, voglio nuotare in una piscina vera, profonda due metri e mezzo per intenderci... se tu non hai niente in contrario...»
«E le ragazze che non riescono ad aprire la bottiglietta dell'olio solare?» domandò Gabriel, con un mezzo sorriso.
«Si faranno aiutare da qualcun altro» affermò Sam.Qualche giorno dopo, Charlie entrò nell'ufficio di Gabriel con un sorriso luminoso, chiuse la porta e ci si appoggiò. «Gabe. Io. Ti. Amo!»
Gabriel rimase per un attimo interdetto, poi spalancò le braccia e andò verso di lei, sorridendole malizioso. «Anch'io ti amo, dolcezza! Vieni qua che facciamo follie!»
«Non in quel senso, stupido!» esclamò Charlie, dandogli un pugno scherzoso sul braccio.
«Ahio!» Si strofinò la parte lesa. «Allora devo dedurre che la tua dichiarazione di poc'anzi era il tuo modo di ringraziarmi per averti fatto conoscere Jo e che lei condivida i tuoi gusti cromosomici, giusto?»
«Quasi, le piace anche l'accoppiata XY ma ci penserò io a far sì che non si guardi troppo intorno.»
«Son sicuro che ci riuscirai. A quanto pare si è avverato 1/3 delle previsioni di Pamela, adesso mancano solo i restanti 2/3» disse Gabriel, guardando pensieroso verso Sam.
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Le sorprese dell'amore
FanfictionUna carriera da avvocato di successo e sposare la ragazza dei propri sogni. Sam Winchester aveva pianificato la propria vita o almeno così pensava...