«Tutti possono sbagliare»

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«Allora, d'ora in poi niente assicurazioni insolventi» disse Sam, qualche giorno dopo, quando tornarono a "caccia", non aveva più i cerotti ma solo il bendaggio che gli aveva fatto Gabriel, per fortuna era una semplice distorsione.
«Sbagliato, si procede come il solito» rispose il collega.
«Ma Raphael ha detto...» cominciò a obbiettare Sam.
«Raphael non troverebbe nemmeno la porta del bagno se sopra non ci fosse scritto "WC". Se fosse per me lo lascerei nel suo brodo ma siamo una squadra, più cause riusciamo a scovare e a vincere e meglio stiamo tutti quanti, quindi al lavoro e speriamo che i prossimi casi non urtino la sua suscettibilità!»

Le prime volte, Sam quasi si vergognava ad abbordare dei perfetti sconosciuti e lasciar loro il biglietto da visita del suo studio legale, adesso invece si sentiva molto più disinvolto.
Finito di distribuirli, raggiunse Gabriel quando si sentì chiamare: «Sam Winchester! Non riesco a crederci! Così alla fine ce l'hai fatta a laurearti o mi sto sbagliando?»
«Brady! Che bello vederti! Sì, ci sono quasi, ora lavoro come tirocinante nell'ufficio Fuller&Curtis e fra un po' prenderò la laurea. E questo è il mio collega, Gabriel Novak.»
«Più che altro sono il suo osservatore» ridacchiò, come se avesse detto una battuta molto spiritosa e gli strinse la mano.
«Piacere, Brady Tyson. Sam ed io eravamo compagni di corso e lui era uno di quelli più bravi, il tipico secchione... ma poi mollò l'università da un giorno all'altro, un vero peccato... Fortuna che ora sei di nuovo in pista, chissà magari prima o poi ci scontreremo in tribunale.» Consultò l'orologio: «Scappo, mi ha fatto piacere rivederti!»

Davanti alle consuete tazze di caffè, Gabriel gli disse: «Certo che dev'esserti successo qualcosa di veramente brutto per farti lasciare l'università, fortuna che l'hai ripresa.»
«Eh? Sì, fu per... per esaurimento... sì, esaurimento nervoso... sai, troppi corsi... voler uh, essere il migliore...» Si rese conto che stava balbettando penosamente, dannazione! Tutta colpa di quegli occhi dorati che sembravano scavargli nell'anima, dopo un paio di secondi Sam abbassò lo sguardo a disagio.
«Va bene, Winchester, se hai finito il tuo caffè, possiamo tornare in ufficio.»

Sam era in archivio, dove avrebbe dovuto catalogare i vecchi casi, ma non riusciva a concentrarsi. Continuava a pensare alla conversazione al bar, era ovvio che Gabriel non gli aveva creduto, in più l'aveva chiamato per cognome, cosa che non aveva mai fatto, e questo gli aveva provocato una stranissima sensazione, quasi di abbandono... Che fare? Dean e suo padre gli avevano sempre raccomandato di non raccontare a nessuno il vero motivo della "pausa" che si era preso, perché non tutti avrebbero visto di buon occhio il suo passato, ma forse era l'unica cosa da fare...
«Gabriel, potrei parlarti?» chiese Sam, entrando nel suo ufficio.
«Dimmi pure, Sammy» rispose l'avvocato, sollevando la testa dalle carte.
Il ragazzo strusciò i piedi per terra: «Ecco... io non ho lasciato l'università per esaurimento...» Si bloccò.
«L'avevo intuito ma non devi sentirti obbligato a parlarmene.»
«No, voglio dirtelo...»
«In questo caso sarà meglio che tu ti sieda.» Gli indicò la sedia che era per i clienti di fronte alla propria scrivania e lo fissò con attenzione, intrecciando le mani sotto il mento.
Sam si sedette ingobbito, con le dita intrecciate in mezzo alle gambe. «Una mia compagna di corso mi aveva fatto provare delle pillole che, a suo dire, avrebbero dovuto aiutarmi a studiare meglio e da lì...» Si bloccò di nuovo.
«Capisco...» rispose Gabriel comprensivo.
«Per fortuna mio fratello Dean l'ha scoperto e ho passato un paio di anni a disintossicarmi con il suo aiuto... ma ora sono pulito!»
«Sul serio?» gli chiese, con un lampo malizioso negli occhi, si alzò dalla scrivania e gli si avvicinò per annusarlo. «Sì, è vero e hai anche un buonissimo odore!»
Sam avvampò e si scostò imbarazzato.
«Son contento che tu mi abbia detto la verità» disse l'avvocato, tornando alla sue carte. «Anche perché, non molti lo sanno, ma io ho un super potere: fiuto le bugie» così dicendo, si picchiettò il naso un po' lungo. «Jessica lo sa?»
«No, a parte la mia famiglia, e ora tu, non lo sa nessun altro. O... ora che cosa hai intenzione di fare?»
«Di scartare un altro lollipop e gustarmelo, mentre studio questo caso.»
«Intendo dire nei miei confronti...»
«Ne vuoi uno anche tu? Mi era sembrato di capire che non ti piacessero...» disse, lanciando un'occhiata al vaso intatto di Sam.
Sam sospirò: «Hai intenzione di dirlo ai titolari?»
«No» rispose Gabriel, sorpreso. «Perché dovrei? Tutti possono sbagliare e tutti hanno diritto a un'altra possibilità. Se vuoi, puoi tornare ad archiviare i casi passati oppure puoi aiutarmi a elaborare una strategia per questo.»
«Di che si tratta?» gli chiese sollevato e spostando la sedia accanto a quella di Gabriel.
«Di un bell'effetto a catena» gli rispose entusiasta. «Tre affittuari abitano uno sotto l'altro, il tipo del 1° piano si vede rovinato il suo costosissimo laptop che aveva lasciato sul tavolo del terrazzo perché la signora del 2° lava il proprio balcone con la varechina, in quanto il cane del 3° glielo ha sporcato, obbligandola, per di più, a rifare il bucato. La nostra assistita è la signora del 2° che è già stata condannata a risarcire il tizio del 1° e ora vuole rivalersi sulla signora del 3°.»
«Mi sembra il minimo» rispose Sam. «Se la signora del 3° avesse portato il cane fuori, invece che lasciarlo sul balcone, la nostra cliente non avrebbe dovuto usare la varechina per ripulire il terrazzo e probabilmente il disappunto nel vedersi il bucato rovinato l'ha resa negligente mentre ripuliva.»
«Chiamala pure rabbia ma hai centrato in pieno il caso.» Gabriel gli batté con approvazione la mano sulla spalla. «Ed è da qui che cominceremo a impostare la causa, dal cane lasciato sul balcone.»

Era la sera libera di Jessica, perciò, come di consueto era andata nell'appartamento di Sam per preparargli la cena. Il ragazzo le raccontò com'era andata quella settimana: che era caduto per strada, distorcendosi il polso, che aveva incontrato Brady e del nuovo caso che stavano preparando.
«Davvero farete causa per una cosa così insignificante? Perché non vi occupate di casi grossi?»
«Perché non è così facile trovarne, perciò cerchiamo tanti piccoli casi» le rispose sorridendo.
Jessica scosse la testa poco convinta: «Si vede che il tuo supervisore ha proprio tempo da perdere.»
Sam non replicò ma ci rimase male per le parole della sua ragazza.



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