Sam telefonò a Dean per aggiornarlo sulle ultime novità. «Pensa: per la prima volta sono entrato in un'aula di tribunale come avvocato, Peterson e Roman difendevano una ditta accusata di aver costruito delle scale difettose ed io dovevo interrogare la querelante.»
«Wow! Complimenti, fratellino! Ed erano davvero difettose?»
«Assolutamente sì! Quando Peterson... quando Peterson...» cominciò a ridere come un matto nel ripensare la scena. «Dean, avresti dovuto esserci...» Altro scroscio di risa.
«Sam.» La voce di Dean si era fatta improvvisamente seria. «Dimmi che non hai ricominciato con quella mer...»
«Cosa? No! Una volta basta e avanza» rispose, asciugandosi gli occhi. «Credimi, Dean, ho imparato la lezione. L'avvocato della controparte era Gabriel che ha obbligato Peterson a salire fino in cima e la scala si è ribaltata!» rise ancora. «Poi durante una pausa del processo Gabriel mi ha offerto di tornare da loro e ho accettato, poi...»
«Adesso ho capito! Samantha è tornata in modalità fangirl!» ghignò il maggiore.
«Coglione!»
«Puttana! Come l'ha presa Jessica?»
«Malissimo, infatti ci siamo lasciati.»
«Mi dispiace, lo sai vero, che cosa si fa in questi casi?»
«Yetizzazione!» Cercava di mostrarsi indifferente ma in realtà soffriva nel ripensarci, l'aveva amata con tutto se stesso e lei aveva voluto solo usarlo...
«Vedo che non devo insegnarti niente e ricordati: il mare è pieno di pesci!»
Sam stava per entrare nel finalmente-di-nuovo suo ufficio quando sentì la voce astiosa di Raphael: «... richiesta, non hai ragionato col cervello, ma con un'altra parte del corpo!»
«Esci subito dal mio ufficio!» urlò Gabriel, la porta si aprì e ne uscì Raphael che si addossò allo stipite, mentre un libro volava fuori dallo studio per atterrare ai piedi di Sam.
"Ma che...?"
«Vedo che sei tornato» gli disse Raphael, senza nemmeno l'ombra di un sorriso.
«Sì, Gabriel mi ha offerto un posto e ho accettato.» Chissà perché il collega lo metteva sempre a disagio.
«Ovviamente» replicò con un tono strano e se ne andò.
Sam raccolse il libro ed entrò nell'ufficio, dove trovò Gabriel alla scrivania che si stringeva la radice del naso, sbuffando come un mantice e strizzando gli occhi.
«Gabriel, che ti succede? Posso fare qualcosa?» gli chiese, avvicinandosi e posandogli una mano sulla spalla.
«Sì, procurami un alibi di ferro, perché è mia ferma intenzione uccidere quell'idiota, poi lo resuscito solo per il gusto di ammazzarlo un'altra volta!»
«Che cos'è successo?»
«È contrario alla tua assunzione, è convinto che... che non abbiamo bisogno di un altro avvocato.»
«Potrebbe farmi mandar via?» domandò Sam preoccupato.
«Assolutamente no, pasticcino» gli rispose, battendogli incoraggiante la mano che era ancora sulla propria spalla. «In più son sicuro che adesso i casi aumenteranno, perciò sarai indispensabile.»
«Lo spero.» Sam posò il libro e si diresse verso la propria scrivania. «Prima mi ha guardato come se fosse arrabbiato con me... Io non gli ho fatto niente...»
«Fregatene, ce l'ha con tutti, persino col Padreterno, è convinto che avrebbe dovuto creare l'umanità a sua immagine e somiglianza.»
«E non è così? La Bibbia dice questo.»
«Non mi hai capito, Dio avrebbe dovuto creare l'umanità a immagine e somiglianza di Raphael» sbuffò e scrollò le spalle. «Come nuovo associato d'ora in poi ti toccherà anche venire alle riunioni e avere l'immenso onore di sentire i sermoni di Zac e Meti. Ti ricordi che cosa bisogna fare, durante la loro fiumana di parole?»
«Annuire, annuire e annuire» rispose Sam sorridendo.
«Bene! Qualcuno è stato attento in classe, dai vieni al tuo primo battesimo di noia mortale.»
"Noia mortale" non rendeva adeguatamente l'idea, Sam avrebbe preferito fare qualsiasi altra cosa, persino chiudersi un dito (o altro) nel cassetto della scrivania, piuttosto che star lì a sorbirsi la lagna pomposa e retorica di Curtis sulla lunga e nobile storia del loro studio, iniziata ai tempi di suo nonno. Finito che ebbe di parlare, attaccò Fuller con la medesima vivacità.
"Sam, resisti, sorridi e annuisci."
Dopo aver dissertato sulle varie cause vinte e perse e il perché delle sconfitte, disse: «Avvocato Fitzgerald, se proprio deve usare un calzino per gli interrogatori, abbia almeno la decenza di acquistarne uno nuovo, quello che utilizza adesso comincia a essere liso.»
«Mr. Fizzles non è liso!» squittì Garth offeso.
«Avvocato Shurley» Fuller gli allungò dei fogli graffettati «vuole avere la compiacenza di spiegarmi perché il signor Tyler, al posto delle disposizioni testamentarie che era venuto a redigere da noi, si è ritrovato queste bozze nella propria cartelletta, che nulla hanno a che fare con un testamento?»
«Oh, ecco dov'era finito il mio romanzo!» disse Chuck, afferrando il fascicolo.
«Vorrei ricordarle, ancora una volta, che lei è un avvocato, non uno scrittore, quindi stia più attento la prossima volta o si ritroverà con tanto tempo libero per scrivere i suoi libercoli, sono stato chiaro? Avvocato Finnerman, alcuni clienti si sono lamentati per i suoi modi sgarbati, mentre altri hanno chiesto di revocare la procura che avevano firmato con lei, in più abbiamo saputo che ha rifiutato alcuni clienti per futili motivi, o cambia atteggiamento o cambia studio legale.»
Raphael disse furente: «Uno pretendeva che l'assicurazione gli pagasse la dentiera che gli era caduta mentre vomitava sporgendosi da un traghetto, un altr...»
«Comunque sia non avrebbe dovuto ingiuriarli, questa è tutta pubblicità negativa per il nostro studio, se ne rende conto?» senza attendere una risposta si voltò verso Sam. «Avvocato Winchester, lei è il nostro ultimo acquisto. L'avvocato Novak, nel perorare la sua causa, ci ha assicurato che lei è la persona giusta per questo studio, ci auguriamo per entrambi che sia così.»
«Non vi deluderò.» Guardò con gratitudine Gabriel che gli strizzò l'occhio.
«Avvocata Bradbury, sta svolgendo un ottimo lavoro, continui così. Avvocato Novak, mai avremmo immaginato che sarebbe riuscito a vincere la causa contro la "All for House", tenendo anche conto da chi erano difesi. Infatti, come ben ricorda, glielo avevamo vivamente sconsigliato, invece pare che avesse ragione lei.»
«Vi ringrazio della fiducia accordatami, ma non sarei mai riuscito a vincere senza l'aiuto dell'avvocata Bradbury.» Si voltò a guardarla. «È lei che ha calcolato le statistiche e quanto sarebbe costato ristampare i volantini.»
«Tuttavia è lei che ha pronunciato l'arringa e che ha avuto l'idea di portare una scala in aula. L'avvocato Curtis ed io siamo giunti alla conclusione che lei si sia guadagnato la promozione a socio maggioritario. Congratulazioni!»
Per una volta l'avvocato Gabriel Novak rimase senza parole.
Si ritrovarono tutti (tranne, ovviamente, Raphael) nell'ufficio di Gabriel a congratularsi con lui e a dargli pacche sulla schiena.
«Charlie, ti prego, dimmi che hai videoregistrato la scena... Zac che ammette di aver avuto torto è un avvenimento più raro dell'allineamento di tutti e 9 i pianeti(1)...» implorò Gabriel.
«Mi dispiace, Gabe, era un evento talmente improbabile che non ho pensato a portare il cellulare.»
«Allora d'ora in poi dovremo chiamarti signor Novak» disse Sam.
«Ma no! È così formale! Penso che un "Signore e Dio nostro" sia più appropriato» ridacchiò.
«Guarda» disse Chuck, allungandogli un giornale. «C'è un articolo sul processo.»
«Puf! Potevano mettere una mia foto, no?» brontolò Gabriel, scorrendolo. «Non sono abbastanza fotogenico per 'sti giornalisti? Beh, l'importante è che abbiano scritto correttamente il mio nome... il che mi ricorda che devo fare una chiamata...» Afferrò la cornetta e compose un numero. «Eddai, rispondi... Ehilà! Ti ricordi di me? Sono tuo figlio, no, non quello col trench... quello figo! Sappi che ho riempito i giornali col mio nome... Sì, sul serio!... Come ho fatto? Ho fatto cadere un tizio dalla scala, rovinato la reputazione a un altro e gettato sul lastrico migliaia di lavoratori, tutti i particolari nella cronaca giudiziaria... comprali e va' a vantarti in giro!» e riappese.*****
1) Ogni 177 anni.
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Le sorprese dell'amore
FanfictionUna carriera da avvocato di successo e sposare la ragazza dei propri sogni. Sam Winchester aveva pianificato la propria vita o almeno così pensava...