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«Chiudi quella boccaccia!» la rabbia si fa strada dentro me e i capelli sparsi al vento non mi rilassano come al solito. Cammino guardando l'asfalto sotto i miei piedi. Cammino senza sosta e mi tremano le gambe dalla rabbia «Ho detto che non ci volevo andare a quella dannata festa!» respiro arrabbiata con me stessa.
«Alaska non ti arrabbiare...» mi fermo di colpo. Mi giro verso Grace che mi guarda dispiaciuta. Sono insopportabile lo so, ma io lo sapevo eppure la mia migliore amica mi ha voluto trascinare in quella villa. «Lo so non avrei dovuto insistere, ma non sapevo che lui lo avrebbe fatto di nuovo. Cavolo hai diciotto anni e non ti diverti mai, te ne stai sempre chiusa in casa sola...» dice con voce dolce. La guardo meno imbestialita di prima, ma sempre arrabbiata. «Forse a me piace stare chiusa in casa sola!» mi volto di nuovo e ricomincio a camminare freneticamente.
«Al...» mi giro daccapo. Mi ha chiamata con il mio soprannome. «...cosa è successo lì dentro?» il mio cuore perde un colpo. La guardo un po' ferita. «Mi ha umiliato daccapo... Mi infastidiva e abbiamo fatto una scommessa: se perdevo una mano a poker mi sarei dovuta spogliare.» dico con la voce che mi si spezza in gola e una tenaglia che mi afferra lo stomaco. «Ero sicurissima di vincere, ma quel fottuto coglione ha barato, mi ha svuotato dell'alcool addosso e poi mi ha detto "fai quello che ti esce meglio". Lo ha riso davanti a tutti e tutti si sono burlati di me "ecco cosa fai quando rimani sola!" hanno detto.» Ricomincio a camminare questa volta piano. «Ma non te ne è mai importato nulla del giudizio della gente, perche ora ti interessa?» mi chiede un po' timida. «Perchè lui è Nathan!» mi fermo. Cavolo glie l'ho detto veramente. «E cos'ha Nathan di diverso dagli altri...» mi fermo di scatto. Non so che dire. Mi guardo attorno, le fronde degli alberi mosse dal vento e le macchine parcheggiate lungo tutto il vialetto. La villa è ancora troppo vicina li sento ridere ancora nella mia mente. Cazzo! È solo un fottuto coglione! Non so che rispondere, non gli dirò mai la verità. «Sai com'è... è il mio fratellastro. Sua madre si sta per sposare con mio padre... Volevo che non fosse così insopportabile...» ed ecco la verità. La vedo sbarrare gli occhi. «Fa così anche quando state a casa... Pensavo facesse così solo davanti agli altri e poi tuo padre si sposa con sua madre!» dice triste e forse si sente anche un po' in colpa per avermi trascinata a quella dannata festa. «Giá, Grace chiudi il becco!» dico daccapo infuriata entrando nella sua macchina. Mi ha offerto un passaggio dal momento che lei è la mia migliore amica e che io non ho ancora una macchina. Quando arriviamo nel vialetto di casa mia la ringrazio ancora arrabbiata e mi fiondo nelle mura che mi soffocano da quando c'è lui. Mi guardo intorno. È tutto tranquillo, forse me la sono presa troppo con Grace, ma ero così furiosa. Le mando un messaggio al volo "Scusa..." mi risponde dopo qualche minuto "Non fa niente, anzi scusami tu" sorrido da sola e vado in cucina. Mi siedo sul bancone e spengo il cellulare. Sto pensando a cosa fare: rimanere a guardare un film horror alla TV o andare a dormire? Quando sto per accendere la TV, sento la porta d'ingresso aprirsi. Che ci fa lui già qui? Sono solo le 23:00 di solito torna la mattina alle quattro. Impulsivamente mi sposto dalla tv. «Che ci fai ancora qui, va ha letto.» dice serio. Ma che cazz... Sono padrona di me stessa. «Scusami?» chiedo infuriata. Si toglie il berretto dalla testa. Adoro come gli sta quel cappello di lana nero che gli lascia fuori il ciuffo. «Hai capito benissimo» dice con voce dura. Lo guardo male. Non ho intenzione di andarmene. «Ho capito cosa hai detto sei tu che non hai capito che non me ne frega un cazzo di quello che dici.» lo guardo in cagnesco. «Taci bimba.» dice sicuro di se. Sa che odio essere chiamata così da lui. «Sai che c'è? Fanculizzati!» gli mostro il dito medio e salgo le scale per andare in camera mia.

MI PIACI COSÌDove le storie prendono vita. Scoprilo ora