Nathan
Non avrei dovuto farlo, non sarei dovuto nemmeno uscire da quel fottuto locale anzi non dovevo neanche andarci. Come diamine mi è venuto in mente?
Cazzo.
L'unica volta in cui non la trattato di merda, mi ritrovo a baciarla come se fosse la cosa più naturale di questo mondo, come se non abbia mai tentato di renderle la vita un inferno per farle capire che deve mantenersi lontana da me, perché io non vado bene.
Sferro un cazzoto contro il tronco del grande albero ferendomi le nocche, ne sferro un altro e un altro, fino a trovarmele sanguinanti. Come diamine mi è venuto in mente? Le sue labbra erano così perfette, come il resto del suo corpo, che non ho potuto far altro che toccarle con le mie. Quando mi sono staccata da lei era rossissima in viso e nemmeno mi guardava segno della grande cazzata appena compiuta.
È così dolce, sa di buono e di tutte le cose belle che ci sono in questo mondo, perché alla fine lei è una delle cose più belle sulla terra anzi forse è la migliore. È per questo che mi sono comportato da stronzo con lei per farle capire che io sono diverso e non sono alla sua altezza, per farle capire che non merito persone così buone e che lei deve guardare altri, anche se mi fa fottutamente incazzare. La prima volta che l'ho vista, ho subito capito che lei è diversa dalle altre puttanelle che frequentavano la scuola e ne ho avuto la conferma quando lei è stata una delle poche, o forse l'unica, a non averci provato con me. Perfino Grace ci ha provato con me anche se non mi vuole, mentre lei mai e poi mai lo farebbe eppure viviamo nella stessa dannata casa. Quando ci hanno presentati non le ho prestato molta attenzione, ma mi è bastata un'occhiata per farmi perdere il senso della ragione. Così timida, pura e bella che se le appiccicassero in faccia la scritta "sono Satana" la scoperebbero ugualmente. Mi sono dato dei limiti e delle regole con lei, confini che non ho mai varcato fino a stasera. Era semplice: renderle una vita una merda, farle capire che non sono abbastanza per lei e fottermi chiunque tranne lei. La timida e dolce Alaska è finita per farmi andare fuori schema e per mandare a puttane tutto ciò per cui ho lavorato. Quelle sue labbra morbide mi hanno tentato e io non ho saputo resistere. Mi sono fatto trasportare dal grigio dei suoi occhi e dalla dolcezza delle sue intenzioni, ma non capiterà più perché lei è perfetta e io sono una merda di disastro e incasinerei anche lei se mi avvicinassi troppo. Lo so, io sono così. Sparo cazzate a trenta all'ora e cerco qualcuno che si faccia carico dei miei sbagli, ma con lei non accadrà non deve accadere perché lei è speciale per me e non permetterò mai al mio stupido ego strafottente di farle del male.
Premo le nocche contro la mia maglia bianca combinando un dannato disastro perché non faccio altro che sporcarla. È questo che sono un disastro, rovino tutto ciò che tocco anche senza volerlo, ecco perché non le permetterò mai di avvicinarsi troppo a me non voglio rovinare anche lei che per me è importantissima.
Mi dirigo alla mia Mustang e parto senza avvisare nessuno, non so se la mia... anzi Alaska è già andata via non ho nemmeno controllato nel parcheggio se ci fosse la macchina di suo padre. Non riesco neanche a immaginare cosa fosse successo se mia madre non ci avesse interrotti. Rovina sempre tutto quella donna anche un momento così spettacolare, ma forse per questa volta, solo per questa volta, mi ha salvato il culo. L'avrei ferita, detto qualche cazzata e lei si sarebbe sentita usata, forse sarebbe scoppiata a piangere e il mio cuore sarebbe andato in frantumi. Perché da quando l'ho conosciuta ho scoperto di avere un cuore e ho scoperto che lei ne è la padrona e che lo comanda. Ogni fottuta volta che l'ho presa in giro, mi sono rinchiuso in camera e mi sono sentito una merda e uno svitato che ha veri problemi. E forse non ho tutti i torti, forse ho veramente problemi e forse lei è l'unica che può aiutarmi a risolverli. L'ho capito solo oggi, quando baciandomi mi ha fatto sentire meglio, una sensazione che non ho mai provato con nessun altra donna che abbia baciato o toccato in vita mia.
Drin Drin.
Courtnay. Non ho tempo per le sue stronzate e forse non ne ho mai avuto per lei, ma cazzeggiavo e lei aiutava a riempire il tempo libero, forse volevo usarla per farmi dimenticare il dolce viso di Alaska. Non è mai riuscita a farmela dimenticare nemmeno per un fottuto istante, avevo in mente sempre e solo lei, i suoi capelli castani e i suoi occhi grigi, le sue labbra dolci e il suo corpo perfetto.
So che dopo stasera cambierà tutto fra noi anche se tenterò con tutte le forze di non far cambiare niente.
Mi intrufolo nel primo bar sulla strada e mi siedo al bancone. Ordino del wishky e resto lì a bere per cercare di dimenticarla e di dimenticare la cazzata che ho fatto.
Dopo pochi minuti, sono al quinto o al settimo o all'ottavo shot. Non ricordo, so solo che sono ubriaco e che nonostante tutto ho il suo viso ben stampato in mente.
«Un altro» ordino alla tipa dietro al bancone. Sbuffa e me ne porge un altro.
«Senti amico, noi tra meno di un'ora chiudiamo quindi devi sloggiare» si sporge dal bancone e mi guarda con un sorriso malizioso, facendo spuntare più del dovuto le sue tette dal suo vestitino nero scollato. «Posso darti un passaggio io e magari ospitati per un po'» dice avvicinandosi ancora di più da sopra al bancone. Ringrazio che ci sia questo enorme pezzo di legno a separarci perché sono talmente fuori di me che forse con quella tipa avrei fatto qualcosa. Poi mi immagino Alaska e mi sento stringere il cuore alla sola idea di scoparmi una che non sia lei. Ogni volta che toccavo qualche ragazza pensavo a lei, ma riuscivo comunque a tenere a bada l'immagine del suo viso, mentre ora dopo averla baciata non riesco a non farmi venire i sensi di colpa.
«Sono Bethany» fa la mora da sopra il bancone, ma io non le degno di uno sguardo.
«Senti io chiamerò qualcuno» dico prendendo il cellulare dalla tasca dei miei jeans neri. Scorro la rubrica e non trovo nessuno che abbia voglia di vedere, perché in questo stato potrei picchiare tutti quelli che mi stanno sulle palle e non sono pochi. Quando termino di vedere tutti i contatti ritorno al primo: Alaska. Non dovrei ma sono così fatto che non riesco a capire cosa ci sia di male. Apro il contatto e premo il suo numero.
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MI PIACI COSÌ
RomanceGli occhi grigi di Alaska hanno visto di tutto e hanno capito tutti solo guardandoli per un secondo. Ha cercato di capire anche lui con quell'atteggiamento da pallone gonfiato e da costante arrabbiato. Tutti tranne lei, almeno così pensa. Nathan Gr...