Mentre sto per andare via sento pronunciare il mio nome. Respiro profondamente e mi rigiro. «Lei è...» non rispondo perché Courtnay lo fa al posto mio. «Lei è Wilson.» Lo sapevo che mi sarei cacciata nei guai, ma non per questo. Magari perché a quella puttana gli avrei strappato i capelli biondi dalle punte rosa. «Signorina Wilson venga con me: la porto in presidenza.» Questo mezzo idiota dovrebbe essere il professore di Religione nel mondo. Lo squadro e mi accorgo solo dopo che tutti qui fuori mi stanno fissando e che è calato un silenzio tombale. «Perchè dovrei venire in presidenza con lei?» chiedo con una smorfia di disappunto. Courtnay si sta ripulendo il vestito e in tanto ridacchia. Quella vipera del cazzo! «Mi sembra ovvio»dice il professore in tono pacato. Mi volto velocemente a guardare il gruppetto di quella smorfiosa del cazzo. Tutti hanno un sorrisetto da vincitori stampato in faccia tranne Owen. Per quanto ne so Owen è il più decente in quella comitiva. «Allora...» sbuffa il professore. «Devo prenderti con la forza?» Mi mordo il labbro inferiore per smarrire una risata. Non me lo immagino proprio il professore di Religione del mondo, in giacca e cravatta a prendere me con la forza. «Magari...» sentenzio ridendo. «Non c'è nulla per cui ridere.» sbotta spazientito. «Per quanto mi riguarda io non ho fatto niente!» noto irritata. Okay, sembra assurdo, ma tecnicamente ha cominciato lei, se mi vuole trascinare in presidenza deve portare anche quella troietta rompiscatole. «Ah. Quindi secondo lei non è nulla aggredire una compagna lanciandole dritto in faccia un piatto di pasta.» Alzo lo sguardo al cielo. «E per giunta un piatto di pasta col sugo!» urla lei mentre tenta di ripulirsi il vestito. «Se lo è meritato.» sento dire da una voce lontana, ma non abbastanza per non percepirla. «Scusi? Può ripetere?» chiede il professore girandosi e guardando alla sua destra e sinistra. Tra il gruppo di quella oca, si alza in piedi Owen. Ha una camicia nera e un paio di jeans stretti con una catena appesa. Ha delle converse nere e i capelli marroni rasati da un lato. «Sì, è stata Cortnay a provocarla.» non ci credo che mi stiano difendendo. Tutto il suo gruppo lo guarda stranito. Ha uno tono di voce molto dolce. «D'accordo, signorina Wilson, non la espelleremo, ma chiameremo a casa per fare un colloquio con i suoi genitori.» Guardo Nathan che è rimasto impassibile come sempre. Il professore va via e io vado verso Owen. «Perché?» chiedo sembrando calma, ma ovviamente non lo sono. Pensare che sto nello stupido tavolo di quello stupido gruppo di oche e di ragazzi idioti, mi fa venire il voltastomaco. «Perché...em...non lo meritavi.» dice sorridendo. Lo guardo negli occhi per capire se mi sta prendendo in giro, ma non c'è nessuna traccia di scherzo. «Grazie.» sorrido anche io. «Non c'è di che.» dice e io poi ritorno al mio tavolo.
Torno a casa stanca e solo dopo mezz'ora si fanno vivi mio padre e Nathan. Ci sediamo a tavola e Maddy ci serve il pollo che ha preparato. «Hai avuto telefonate?» chiedo a mio padre guardandolo negli occhi. Mi sorride e fa cenno di no. «Allora dovrebbero chiamare a breve.» dico sbuffando. Maddy, mi guarda con occhi che sembrano quasi punti interrogativi. Anche Nathan mi guarda, ma nei suoi occhi non c'è segno di emozione a parte la rabbia. «Da chi?» chiede perplesso. «Dalla scuola...» sbarra gli occhi. Non so se la sia presa perché sto annunciando una cosa così grave in modo così calmo. «Perché dovrebbe chiamare?» mi guarda scettico. «Perché mi sono cacciata nei guai.» lo squadro e lui non fiata, ma sembra arrabbiato. «Che vuoi dire Alaska?» chiede Maddy preoccupata. «Ciò che ho appena detto.» puntualizzo. «Ho lanciato...un...un piatto di pasta in faccia a una stupida oca.» guardo Nathan per vedere la sua reazione e con mia grande sorpresa anche lui mi guarda, ma non so se sia arrabbiato per quello che ho detto o perchè oggi ho fatto una cosa del genere alla sua scopa-amica. Mio padre si è rabbuiato e io non so più che dire. «Perchè lo hai fatto Alaska!» interviene mio padre dopo almeno cinque minuti. Ha la voce ferma e piena di rimprovero. «Perchè se lo meritava, okay? Fa la stronza, viene a minacciare a prendere in giro e tutto il resto...» dico guardando il piatto. «Non farlo mai più, cavolo Alaska che figura mi fai fare: la figura di un padre che non ti è stato accanto e che non ti ha saputo educare!» lo guardo sbigottita e Nathan dice qualcosa: «Che bisogno c'è di urlare? Penso che abbia capito.» lo guardo, ma i suoi occhi non incontrano i miei. «Forse dovresti pensare che è quella la tua figura, perché di me e la mamma non te ne è mai fregato niente!» sbotto infuriata. «Se fosse così ora non staresti qui!» Cavolo come può dire una cosa del genere. Non è mai stato con me e la mamma. Ci ha lasciate sole e quando lei è morta si è ricordato di me. «Alaska non dire così a tuo padre.» dice Maddy con tono di voce dolcissimo e pacato. Ne ho abbastanza. Sbatto la forchetta nel piatto e vado su in camera mia. Leggo un po'. Adoro leggere e aiuta a calmarmi. Prendo il mio libro preferito e rileggo le parti che più amo. Sento passi pesanti sulle scale e capisco subito che è Nathan con i suoi anfibi neri che adoro. La porta della mia camera si apre bruscamente. È lui ed è qui. «Si usa bussare!» gli dico innervosita. Non viene mai in camera mia come io non vado mai nella sua. Non dice nulla. Si butta sul mio letto e incrocia le mani dietro la nuca. «Alzati dal mio letto.» niente rimane lì a guardare il soffitto con un sorrisetto malizioso stampato in faccia. «Tuo padre è proprio insopportabile.» già. «Sono strani i genitori. Prima non ti vogliono neanche vedere e poi dopo vogliono riallacciare i rapporti come se niente fosse.» dice con tone di voce pacato. È verissimo. Ha ragione! Poi si alza dal mio letto. «Lascia stare Courtnay, è solo...» si ferma. «Troia.» gli si incurvano le labbra leggermente. Sta per sorridere? Poi come se nulla fosse si alza dal mio letto. «Sta zitta.» mi fa ed esce dalla camera. Fino a un minuto fa stava per sorridere e poi ritorna l'insopportabile di sempre. Lo odio.
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MI PIACI COSÌ
RomanceGli occhi grigi di Alaska hanno visto di tutto e hanno capito tutti solo guardandoli per un secondo. Ha cercato di capire anche lui con quell'atteggiamento da pallone gonfiato e da costante arrabbiato. Tutti tranne lei, almeno così pensa. Nathan Gr...