Alaska
Mi infilo una forchettata di pasta in bocca e la mastico lentamente, mentre Maddy e mio padre parlano dei preparati per il loro imminente matrimonio. Non ho mai visto mio padre così assorto in qualcosa e sono felice che almeno a Meddy non la prenda in giro.
«Cosa ne pensi Alaska?» chiede Maddy distogliendomi dai miei ragionamenti mentre alzo di scatto la testa per guardarla. Nathan mi tira un calcio da sotto il tavolo e io lo guardo con occhi che potrebbero benissimo sembrare punti interrogativi. Sposto, di nuovo, lo sguardo su Maddy e chiedo imbarazzata:«Cosa ne penso di cosa?».
«Della sala che abbiamo scelto» chiarisce sorridendo mentre Nathan la guarda con una smorfia di disgusto dipinta in faccia. Non ho capito che sala hanno scelto, ma non voglio sembrare troppo distratta perciò dico:«Non la conosco, ma penso abbiate fatto una buona scelta».
Guardo mio padre che mangia silenziosamente e in modo risoluto la pietanza nel piatto pensando a qualcosa poi mi guarda e mi dice:«Quando finiamo passa nel mio ufficio ti devo parlare».
Lo guardo sorpresa, ma continuo a mangiare fino a quando Maddy chiede a suo figlio:«E tu che ne pensi?» il suo tono è gentile, ma Nathan sembra irritarsi ugualmente.
Mi guarda attentamente e io lo supplico con gli occhi di non fare una scenata e lui sembra accontentarmi rispondendo con tono severo:«Non sono pratico in questa roba».
«Non fa niente» sorride felice Maddy che sembra lasci perdere per aver capito che Nathan potrebbe fare una scenata da un momento all'altro e quando Maddy comincia a parlare con mio padre io guardo suo figlio e gli sorrido facendogli incurvare leggermente le labbra. Sento che siamo legati in un modo che non si può spiegare, io lo amo, sono cotta di lui!
«State molto più spesso insieme» osserva mio padre sorridendo e io mi strozzò quasi pensando che se scoprisse la verità molto probabilmente mi ucciderebbe e non sorriderebbe più.
«Già, ci hanno affidato una ricerca e dobbiamo farla assieme» replico cercando di sembrare il più frustate possibile tutto sotto lo sguardo attento di Nathan, spero che non se la prenda e che capisca le mie paure.
«Non penso sia un peso per te» scoppia a ridere fragorosamente mio padre lasciandomi spiazzata assieme a Nathan di fronte a me.
«Papà!» esclamo arrossendo. A quel punto anche Maddy si unisce alla risata di mio padre mentre io e Nathan ci guardiamo in silenzio.Busso alla porta e quando sento mio padre dire 'entra' mi catapulto nel suo ufficio cercando di non mettermi sulla difensiva per ogni cosa che mi dirà.
«Come va a scuola?» chiede mio padre con la barba di qualche giorno sul viso e con la cravatta verdone scuro.
«Bene» rispondo semplicemente.
«Con Meddy va tutto bene? So che lei ti adora e che non vede l'ora di andare a prendere il vestito con te».
«Oh sì, con lei è tutto okay».
«E con la tua amica è tutto a posto?» chiede guardandomi negli occhi. I suoi occhi celesti non hanno niente a che vedere con i miei grigi, i suoi sono bellissimi e mi ricordano la spiaggia a qualche isolato da casa di mia zia.
«Sì, ma perché sono qui?» chiedo confusa.
«Volevo parlare» risponde mio padre sedendosi sul divanetto in pelle nero e accennandomi con la mano la poltrona di fronte coordinata. Prendo posto e respiro, ogni volta che parlo con lui mi sembra di conversare con il mio datore di lavoro non con mio padre.
«Solo per questo? Sai potresti parlarmi anche davanti agli altri» spiego stizzita «in fondo sei mio padre non il mio avvocato o il mio datore di lavoro e non c'è niente di male a parlare con la propria figlia davanti alla tua futura moglie» concludo irritata.
Un silenzio tombale cala nella stanza e non so se dovrei alzarmi e uscire dal suo ufficio o dargli la possibilità di spiegare.
«Hai ragione» sentenzia mio padre rompendo il ghiaccio «solo non ho esperienza in queste cose» tenta di giustificarsi, ma invano.
«Ne avresti se non ci avessi abbandonati, papà... » prendo un profondo respiro perché avevo giurato di non parlare, ma non c'è la faccio, gli occhi già mi bruciano «...io ti volevo bene!».
Mio padre mi guarda a disagio e solo dopo poco si alza dal divano e si avvicina a me. Lo fermo con una mano non voglio abbracciarlo, il mio orgoglio mi impedisce di farlo lui non se lo merita, quante volte quando ero piccola volevo abbracciarlo e lui non c'era, così abbracciavo un peluche fingendo che fosse lui.
«Papà, non è giusto! Ti volevo un mondo di bene e quando te ne sei andato ti ho odiato così tanto, mentre io e la mamma eravamo lì ferme nel tempo tu eri andato avanti e facevi la bella vita, ho visto mamma morire e tu non c'eri a darmi conforto, l'ho vista fare la chemioterapia e tornare a casa stanca e tu non c'eri» sbotto infuriata e triste al tempo stesso, mentre mi alzo dalla poltrona ed esco dal suo ufficio.
Guardo la porta della mia camera e sposto lo sguardo su quella di Nathan per poi aprirla ed entrarci dentro, lui è lì con un libro fra le mani steso sul letto.
Mi guarda mentre le lacrime mi cadono silenziose sul volto e mi si avvicina per poi abracciarmi.
«Sssh» sussurra «ci sono io».
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MI PIACI COSÌ
RomanceGli occhi grigi di Alaska hanno visto di tutto e hanno capito tutti solo guardandoli per un secondo. Ha cercato di capire anche lui con quell'atteggiamento da pallone gonfiato e da costante arrabbiato. Tutti tranne lei, almeno così pensa. Nathan Gr...