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Alaska

«Grazie davvero Owen, avevo dimenticato le chiavi di casa e non volevo svegliare nessuno» mi guarda sorridendo e si porta alle labbra una tazza di caffè fumante. Ieri notte quando Nathan mi ha chiamata ero felicissima, ma vederlo ubriaco e con una tipa qualunque mi ha fatto solo infuriare e star male. Non mi è mai capitato di vederlo bere alcolici o di vederlo sbronzo da non reggersi in piedi e volevo aiutarlo. Al cellulare non riusciva a dire una frase di senso compiuto e mi sono precipitata a quello stupido bar, ma quando ero lì ha saputo parlare benissimo, dato che mi ha sbattuto in faccia la questione del bacio e mi ha chiamato 'mammina' perché ero solo preoccupata per lui. E poi quella stronza che ci stava ascoltando, rideva come un'oca mentre lui si burlava di me. È stato difficile lasciarlo lì solo, ma non mi ha lasciato scelta, non può trattarmi male, mentre io ero uscita in piena notte per soccorrerlo.
«Di niente» dice dolcemente. Owen è dolcissimo e ieri sera l'ho incontrato a qualche isolato da casa mia mentre ritornavo al bar per chiedere a Nathan le chiavi della porta principale o anche quelle della porta sul retro. Lo so sarei sembrata una sciocca perché dopo averlo lasciato lì dovevo andare e prendere le chiavi e magari essere insultata ancora, poi però ho visto Owen e mi ha chiesto cosa ci facessi lì per strada, gli ho raccontato tutto e si è offerto di ospitarmi a casa sua.
«Certo che Nathan si è comportato da vero stronzo» dice guardandomi «Non ti merita per niente, e se ti ha baciata solo per farti star male e farti sentire usata, allora è doppiamente coglione» mi avverte arrabbiato. Io annuisco, perché ha perfettamente ragione. Che senso ha baciarmi e poi dire che gli devo restituire il favore davanti a quella stronza che Dio solo sa cosa ci ha fatto insieme.
«Comodo il divano?» mi chiede, e io gli rispondo di sì. Ieri mi ha anche offerto di dormire nel suo letto e lui sul divano, ma io non volevo, non mi sembrava neanche tanto giusto e per questo ho rifiutato e ho dormito sul suo divano. Mi ha anche offerto i suoi pantaloni del pigiama, ma io ho rifiutato. È stato dolce da parte sua, ma io ero così in imbarazzo che non riuscivo a non sorridergli costantemente come se fossi un ebete.
«Owen, io dovrei tornare a casa, ci vediamo a scuola domani, okay?» mi scruta e sorride scuotendo la testa.
«Al non cambierai mai, ti accompagno io» lo fermo con la mano.
«Non c'è ne bisogno, hai già fatto abbastanza per me» si avvicina, accorciando le distanze fra noi e mi sventola la chiavi della macchina davanti agli occhi. «E a questo che serve una macchina e poi ho da fare alcune commissioni e dovrei uscire ugualmente.»
Acconsento e ci dirigiamo alla sua auto. Durante il tragitto, non parliamo molto e c'è la radio in sottofondo, quando arrivo lo ringrazio per l'ultima volta e apro lo sportello, ma prima che possa uscire mi prende il gomito e mi fa girare verso di lui. Mi guarda e ci metto molti minuti a capire che mi vuole baciare, tanto che le sue labbra sono già sulle mie e io devo elaborare una risposta. Mi passa la lingua sulle labbra per farmele schiudere, ma non accade.
Mi stacco da lui e gli dico piano e timidamente: «Mi dispiace, ma per me sei solo un amico» lui mi guarda e sembra farsi serio mentre dice: «Sai che lui non ti merita, vero?»
Lo guardo incredula perché non so che dire e perché non pensavo andasse a parare su questo punto. Cavolo, lo so che quello è un brutto deficente di merda, ma non per questo lui può baciarmi e poi io non dipendo da Nathan, faccio ciò che mi pare, quando mi pare e bacio chi mi pare quando ne ho voglia. Ma questo non vuol dire che Nathan non mi piaccia affatto e lo ho capito nel momento in cui Owen mi ha baciata e non mi è venuto lo sfarfallio nello stomaco, come è successo con Nathan, non ho provato nemmeno la metà di ciò che ho provato baciando lui.
«Owen non centra nulla, non vuol dire che tu non mi piaci in quel modo per Nathan» gli dico seria, mentre lui mi guarda. Non voglio ferirlo, ma non so come farglielo capire, io non ci so fare con queste  cose. Non ho nemmeno avuto un ragazzo!
«Al, non sono ne stupido ne ceco, capisco quando una ragazza è attratta da un ragazzo e viceversa, e tu sei gasata di quel coglione» mi spiega serio con una nota di tristezza nella voce.
«Allora, mi sa che vedi male perché a me non piace. Punto.» dico chiara cercando di auto convincermi. Non so se mi piace Nathan so solo che sono attratta da lui, tutto qui. C'è una bella differenza tra amare e piacere, bisognerebbe ricordarselo.
«Certo... Se abbiamo finito io andrei» dice deluso, lo ringrazio un'ultima volta e suono alla porta di casa. Dopo poco qualcuno mi apre e il mio cuore inizia ad accelerare la sua corsa quando vedo Nathan. È pallido e ha le occhiaie, sembra che non ha chiuso occhio stanotte, ma era probabile perché ha passato l'intera nottata con una donna e questo vuol dire sesso, per lui.
Entro in casa, mentre lui mi osserva attentamente covando qualcosa sotto il suo sguardo incazzato. Vado in frigo e prendo del succo all'arancia. Rimane lì dov'è e mi scruta da cima a fondo.
«Meddy è uscita?» chiedo per spezzare l'imbarazzo e la tensione che sembra quasi poterla toccare con le mani. Non mi risponde se ne sta lì a fissarmi come una belva furiosa. Mi sta facendo perdere la pazienza perché sono io quella che dovrebbe essere incavolata.
«Dove cazzo eri?» doveva essere una domanda, ma il suo tono minaccioso fa sembrarela un ordine, lo guardo e poi rimetto il succo in frigo sotto il suo sguardo tagliente.
«Non sono affari tuoi, forse dovrei essere io a chiederti dove sei stato stanotte» dico irritata incrociando le braccia sul petto così da sembrare più forte e minacciosa, ma so di non riuscirci almeno non con lui.
«Forse vorrai dire dove cazzo sono andato dopo che tu mi hai lasciato lì» si avvicina a me e mi si mozza il respiro. Non può permettersi di dire una cosa del genere se l'è meritato alla grande, la prossima volta potrebbe anche evitare di farmi fare una figuraccia davanti a una stupida ochetta.
«Te lo sei meritato, io sono venuta a prenderti nel cuore della notte e tu eri lì a rinfacciarmi stronzate» gli rispondo a tono e lui si avvicina di più a me.
«Eri con quel coglione?» chiede furioso avvicinandosi di più a me mentre io lo fulmino con lo sguardo, quando è vicino mi sento le gambe molli. Sbatte un pugno sul muro dietro me e io sussulto spaventata mentre il mio cuore perde un colpo.
«Rispondimi!» i suoi occhi mi divorano anche l'anima trasformandola in un insieme di demoni. So che lui non è sempre così, me lo ha dimostrato nelle giornate che passavo a studiare con lui nella mia camera, mentre mi prendeva in giro perché sembravo una secchiona e rideva facendo spuntare sulle guance quelle fossette che io amo tanto.
«Mi hai spaventata!» gli urlo in faccia e lui arretra di qualche passo lasciandomi libera, mi guarda e si addolcisce un po', lo vedo dai suoi lineamenti.
Mormora uno 'scusa' e abbassa lo sguardo.
«Dovresti averlo capito che io non ti farei mai del male di proposito» dice comprensivo mentre si passa una mano tra i capelli, segno di quanto è nervoso.
«Peccato che lo fai molto spesso» sospiro e gli passo accanto per finire lì la conversazione. Non ho forze per combattere contro lui. Mi afferra il polso procurandomi un brivido e mi tira verso di lui facendo perdere un battito al mio cuore. Mi aggiusta qualche ciocca di capelli dietro le orecchie e basta quel tocco a farmi accapponare la pelle e a far liberare le farfalle nel mio stomaco. È questo quello che intendo con Owen, lui non è come Nathan, Nathan mi fa provare sensazioni che non pensavo si potessero provare solo guardandomi, mentre Owen non ci riesce nemmeno con un bacio.
«Sappi che io non ho fatto niente con quella lì» ha i capelli spettinati, ma è perfetto comunque, indossa una t-shirt nera, i jeans dello stesso colore e gli anfibi altrettanto neri. Amo i suoi anfibi e amo sentirli scricchiolare sul pavimento dalla mi camera, la sera, quando va a dormire.
Ora dovrei dirgli che invece Owen mi ha baciata, perché lui sembra così sincero e non voglio sembrare bugiarda e falsa
«Nathan... Owen, insomma mi ha baciata» continuo a razzo vedendo la sua reazione «ma giuro che io non l'ho assecondato, me lo sono scrollata di dosso, non ti arrabbiare» gli prego quasi. Lui si allontana di qualche passo da me: «Qual'è il problema, tanto noi non stiamo insieme» dice come se niente fosse e questo mi fa spezzare il cuore. Sapevo che noi non stavamo insieme, ma speravo che dopo quel bacio fosse cambiato qualcosa, che almeno se la prendesse un po'. Invece lui sale i gradini a due a due e scompare nel corridoio.

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