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Alaska

Quando ci stacchiamo mi sento finalmente viva, come non mai, sembra che sia rinata da un momento all'altro solo toccando le sue labbra morbide con le mie.
«Mi sei mancata» bisbiglia sulle mie labbra con voce roca tanto quanto basta per farmi rabbrividire in un modo che non mi capitava da quando ci eravamo lasciati. È stata una tortura, una specie di inferno e dall'inferno non vedevo l'ora di uscirci. So che mi ero ripromessa di essere più dura con lui, ma dopo che mi si è inginocchiato ai piedi nonostante il fatto che la maggior parte dei ragazzi di questo istituto ci stavano guardando, mi si è sciolto il cuore. Le sue parole sono vere, lo sento e lo posso capire dai suoi occhi color nocciola sfumati di oro.
«Anche tu» sibilo con la voce che mi muore in gola anche se tutto quello che vorrei fare è gridare a tutto il mondo che lui è mio.
La gente attorno a noi continua a scattarci foto e farci video che in meno di un minuto saranno sulla bocca di tutti. Alcune ragazze mi guardano con odio, altre guardano Nathan ammaliate, mentre i ragazzi fanno fischi di approvazione e applaudiscono ridendo.
Nathan si tira su, mi poggia le mani sui fianchi e mi avvicina a lui per poi toccarmi daccapo le labbra con le sue e il cuore fa piroette felice, mentre un uragano di farfalle mi svolazza dentro.
Grace compare dalla folla e ci raggiunge, con Sean dietro lei, frettolosamente sorridendo come un ebete.
«Grazie al cielo!» sospira ridendo e a Sean arrossisce di colpo il collo, come succede quando è in netto imbarazzo.
Mi guarda solenne e sorride a disagio poi dice:«Scusami Alaska, non sapevo che non fossero stati a letto insieme, ho detto una cavolata». Si massaggia la nuca e io scoppio a ridere scuotendo la testa per fargli capire che non c'è problema, tanto sarei andata da Nathan ugualmente, anzi Sean mi ha offerto una scusa per parlargli.
I ragazzi si allontano lentamente ancora con sorrisetto idioti sul viso e io mi sento felice.
«Noi vi lasciamo da soli, mi raccomando non sciupatevi qui» ride Grace, io sento le guance andare a fuoco per il suo ovvio commento e quando loro escono dalla scuola, noi rimaniamo soli per davvero.
«Okay» dico con un sorriso ebete stampato sulle labbra, mentre lui mi scruta con un ghigno divertito. Oh Gesù!
«Che c'è? » lo colpisco sul petto sentendomi andare a fuoco perché Dio solo sa quanto è sexy quel ghigno che si prende gioco di me.
«Mi era mancato» accenna vagamente e io mi avvicino di più a lui e gli chiedo:«Cosa?».
«Vederti arrossire» spiega scoppiando a ridere e io incrocio le braccia sul seno per sembrare una bimba capricciosa che non ha avuto ciò che voleva.
«Cristo Alaska» ruggisce con voce roca facendomi annaspare di colpo, come quando alza bandierina.
«Cosa?» chiedo ancora più in imbarazzo di prima cercando di non andare a fuoco del tutto.
«Quando incroci le braccia in quel modo» spiega indicando le mie braccia con l'indice «il seno sembra che sia grande almeno due taglie in più».
«Come così? » lo provoco alzando un sopracciglio per flirtare con lui che sembra volermi mangiare. Deglutisce a fatica guardandomi le tette e questo, so che può sembrare da pervertiti, ma è abbastanza eccitante.
Mi avvicino così tanto da sentire una terza presenza tra noi, toccarmi la vita. Sorrido vittoriosa e lui si tocca i capelli segno di quanto è agitato e imbarazzato.

Oh cielo!

«Ehm, non è che resti così per un po'...sai fino a quando la bandierina...hai capito» dice a disagio e io sorrido perché ho capito perfettamente ciò che intende.
«Ragazzi» giro la mia testa di scatto per non scoprire Nathan che mi sta praticamente utilizzando come scudo. Il bidello ci guarda e noi lo guardiamo a nostra volta.
«Che ci fate ancora qui? Andate che devo chiudere la baracca» dice scuotendo le chiavi davanti agli occhi e anche se siamo a parecchi metri di distanza lo vedo sorridere. Quando il bidello va via io e Nathan scoppiamo a ridere istericamente.

Quando torniamo a casa tutte è silenziosa ciò significa: casa libera.
Ci sono voluti diversi minuti per far smontare Nathan che mi ha costretto a camminare davanti a lui per il parcheggio prima di entrare in macchina. Io ho riso per tutto il tempo perché la scena era troppo esilarante e lui mi intimava di smetterla perché diceva che non era divertente e Cristo se lo era. Avrebbe riso anche lui se si guardava e penso che si sarebbe preso per il culo a vita.
Appena varchiamo la porta di casa sento il mio cuore sciogliersi del tutto perché mi è mancato tutto questo, mi sono mancati i lunghi pomeriggi che passavamo sdraiati sul letto della mia camera a limonare e farci le coccole fino a quando non si finiva per andare oltre.
Salgo le scale lentamente e Nathan mi da un pacca sul sedere facendomi sogghignare di divertimento e approvazione, poi arrivati alla mia camera mi bacia. Mi bacia con così tanta passione che sento i polmoni bruciare e il cuore esplodere ed è una sensazione assolutamente straordinaria. La sua lingua danza con la mia e esplora ogni centimetro della mia bocca. Gli tolgo la t-shirt grigia facendola passare dalla testa e lui mi sbottona la camicia con foga.
«Stupida camicia» mormoro impaziente e quando finalmente Nathan finisce di sbottonarmela la getto a terra. Mi tolgo le scarpe già slacciate (ringrazio me perché odio allacciarmi gli anfibi) e le scalcio da qualche parte, mentre Nathan armeggia con i due bottoni dei miei jeans.
Mi spinge su letto e mi tira via i pantaloni, con il corpo che mi prude per la voglia di toccarlo e averlo vicino e con le guance che vanno a fuoco. Si libera delle sue scarpe e dei suoi pantaloni in pochissimo tempo e libera me dalla biancheria intima, mentre io mi disfo dei suoi boxer. Si mette a cavalcioni su me e mi bacia con foga e intanto io setaccio il suo corpo con le mani che mi prudono insistenti.
«Voglio baciarti Al, oggi baceró ogni centimetro del tuo corpo» dice con voce rauca mordicchiandomi il lobo dell'orecchio.

L'acqua calda si abbatte su di me e sul mio sorriso ebete ancora dipinto in volto. Quando diceva che mi avrebbe baciato ogni centimetro del mio corpo non scherzava affatto e Dio solo sa quanto mi è piaciuto. Esco dalla doccia con un telo avvolto al petto. Tecnicamente è la seconda volta che mi faccio la doccia in meno di due ore, perché Nathan si era offerto di farla con me e io non volevo rifiutare per nulla al mondo, ma non abbiamo resistito e abbiamo fatto l'amore sotto l'acqua. Mi è mancato davvero e con lui mi sento completa, prima era come se qualcosa mancasse e quel qualcosa era la causa del mio vuoto interiore.
Esco dal bagno e sul mio letto trovo una sua t-shirt nera e la mia biancheria intima scelta accuratamente dal mio ragazzo. Mi infilo il reggiseno e le mutande nere in pizzo e poi la sua maglia che mi arriva poco sopra al ginocchio. Il suo profumo mi invade le narici e sento la testa andare in estasi. Avvolgo le braccia attorno al mio petto come, se stessi abbracciando qualcuno di immaginario, e respiro a fondo il suo profumo speziato con le maniche che mi arrivano al gomito e che mi accarezzano il volto. Sembra di sentirlo, di averlo vicino e sembra che mi abbraccia. Quando la porta della mia camera si spalanca di colpo infilo le braccia dietro la schiena e sorrido imbarazzata quando Nathan ride di gusto.
«Ehi piccola, se volevi essere abbracciata bastava chiedere» dice sorridendo e stringendomi a se con le sue braccia forti con la mia faccia spiaccicata sul suo petto.

Ora che sono a casa e Dio quanto amo la mia casa!

Mi bacia i capelli bagnati e io scosto la testa per guardare i suoi occhi color oro.
«Ti amo Nathan» bisbiglio debolmente, lui mi tira su facendomi sorridere e mi bacia sulle labbra con le mie braccia attorno al suo collo. Quando mi rimette giù mi metto in punta di piedi e gli bacio il mento e poi la guancia cosa che a lui sembra piacere.
«Nathan voglio dirlo» confido tra un bacio e l'altro e lui mugugna disorientato:«Cosa?».
Mi stacco da lui e rispondo:« A tua madre e a mio padre voglio dire di noi due». Lui sospira e annuisce:«Se tu vuoi per me va bene, ma se loro dovessero essere contrari penso che dovremmo lasciarci» dice solenne.
Cosa? Perché mai?
«Come?» chiedo agitata e lui scoppia a ridere facendomi capire che stava scherzando, lo spingo e lo ammoniscono divertita:«Mi hai fatto prendere un colpo».
«Ne è valsa la pena, quando ti ho visto così terrorizzata mi fatto sentire speciale».
«E perché mai?» chiedo.
«Perché sapere che perdermi per te sarebbe così disastroso mi rende felice» spiega stringendosi a me e riscaldandomi il cuore.
«Oh» è tutto ciò che riesco a rispondere.

Quando i nostri genitori arrivano sento il cuore fermarsi per paura di non essere capiti o appoggiati. Li riuniamo in salotto e li facciamo mettere comodi sul divano mentre noi due rimaniamo in piedi di fronte a loro che ci guardano incuriositi.
«Abbiamo qualcosa da dirvi» spiego con le dita incrociate dietro la schiena vedendo i due sorridere.
«Io e Alaska ci amiamo» confida lento Nathan e Maddy sgrana gli occhi contemporaneamente a mio padre, poi scoppiano a ridere.

Non mi dite che pensano che sia uno scherzo.

«Lo avevo immaginato» sghignazza la madre di Nathan e io mi sento subito meglio perciò rilasso i muscoli tesi.
«Lo sapevo Alaska, l'ho sempre detto a Maddy che sareste stati una bella coppia» dice mio padre nello stesso momento in cui guardo Nathan sbalordita e felice e lui scoppia a ridere.

É andata meglio di quanto credessi.

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