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Alaska

Come promesso quando finisce il film sto sempre di merda così tanto da aver scoraggiato Grace e da aver scoraggiato perfino il mio buon senso. Ho scartato ogni sua proposta che secondo lei mi avrebbero fatto tornare il sorriso perché so che non tornerà, non così facilmente.
«Cosa volevi raccontarmi Grace?» chiedo ricordandomi che ieri sera mi aveva chiamata per questo e non per sentire il mio patetico pianto.
«Nulla» risponde evasivamente, ma quando gli lancio un'occhiataccia decide di rispondere seriamente:«Penso che lascerò Louis». La guardo scettica cercando di capire se sta scherzando per vedere solo la mia reazione o sta dicendo la più pura verità.
«Perché dovresti?» chiedo inarcando un sopracciglio e lei si passa una mano tra i capelli segno della sua insicurezza.
«Perché credo di essermi innamorata di un altro» scandisce bene le parole e sarei molto sorpresa se non fosse l'ottimo umore che mi salta praticamente addosso.
«E chi sarebbe?» mi sento un'amica di merda e spero che capisca che faccio così perché sto malissimo.
Dubita un po' prima di bisbigliare 'Sean' e di sistemarsi nuovamente i capelli.
«Oh Dio» esclamo stupefatta sbattendo le palpebre per lo stupore.
«Non ci posso credere» dichiaro a bocca aperta guardandola come se le fosse spuntata una doppia testa o come se stesse parlando in una lingua incomprensibile.
«Non so Al, ma quando sono con lui sto bene, rabbrividisco quando ci tocchiamo anche solo per sbaglio e ho un desiderio sfrenato di baciarlo e assaporare le sue labbra» dice con voce lamentoso e con sguardo sognante.
«E Louis?» chiedo come se mi fregasse davvero di lui.
«Lui in questo periodo è molto freddo e distaccato quindi non penso che gli farà una piega».
«Qual'è il tuo piano?» chiedo sarcastica.
«Lascio Louis e dopo qualche giorno parlo con Sean» spiega zittendosi non appena sente la porta d'ingresso aprirsi.
Sua madre ci saluta raggiante e mi abbraccia perché non ci vediamo da tantissimo tempo.
«Non le dispiace se rimango qui per la notte?» chiedo timidamente a Laura che mi risponde dolce:«Certo che no».
Laura si dirige in cucina pronta cucinare qualcosa di buono per la cena, mentre io potrei benissimo non mangiare nulla.

Nathan

«'fanculo Sean non sei d'aiuto» urlo infuriato lanciando una tazza di ceramica, che utilizzavo come porta-penne, contro la parete di fronte al letto e facendola distruggere in mille pezzi davanti ai miei occhi.
«Cosa vuoi che ti dica? Ti sei comportato da coglione e come minimo ti devi inginocchiare e le devi leccare i piedi per essere perdonato» spiega lui cercando di rimanere calmo quando io invece vorrei prendere a pugno qualcosa che non sia la mia scrivania.
«Lo so ho fatto lo stronzo, ma non ero in me» rispondo piantando le unghie nel palmo della mano per resistere alla tentazione di spaccare il vetro della mia finestra. Vorrei uccidermi, anzi no sarebbe troppo facile. Vorrei torturarmi a vita per ciò che ho fatto e so bene che me lo merito. L'ho paragonata ad una puttana e lei non lo è, non si meritava tutte quelle cose che gli ho sbattuto in faccia, non si meritava la mia cazzo di rabbia e io non mi meritavo lei. Sapevo che avrei fatto il coglione prima o poi e sapevo anche che sarebbe andata a finire male e vorrei poter tornare indietro, già mi manca. Mi manca sentirla ridere e rabbrividire al mio tocco, mi manca vederla arrossire ogni volta che le faccio un complimento o dico qualcosa di spinto, mi manca la sua presenza, i suoi daci e il suo profumo e non è passata neanche una settimana. So che non sarà facile perdonami e so anche che lei potrebbe non farlo e questo mi fa venire da vomitare.
«Amico che ne dici di andare a fare un po' di box, magari ti sfoghi un po'».
Ha ragione anche se servirebbe molto di più se sul sacco da box ci fosse la mia faccia, allora sì sarebbe gratificante.

Sono un fottuti coglione.

Sean mi saluta e mi promette di tornare a riprendermi.
Preparo il mio borsone e mi infilo una tuta nera del l'Adidas per poi scendere di sotto e aspettare che Sean torni per dirigermi insieme in palestra. Ha paura di lasciarmi da solo perché pensa che potrei uccidere qualcuno e potrei correre da Alaska per chiedere pietà, o forse sta solo aspettando che corra da Alaska, ma io non saprei cosa dirle arrivato da lei. Non voglio essere rifiutato, ma me lo merito alla grande.
Aspetto qualche secondo e mi perdo nei pensieri diretti ovviamente ad Alaska, spero solo che non stia troppo male o che non stia con un altro. So che non è così e mi viene voglia di piacchiarmi solo a pensare una cosa del genere. Mia madre spunta dal nulla e mi sorride, ma io non ricambio.
«Dove vai?» chiede scrutandomi e io vorrei solo seppellirmi sotto terra.
«Non sono affari tuoi» dico con tono della voce piatto, perché con lei non ho voglia di litigare in questo momento.
«Nathan non c'è niente di male se me lo dici».
«Tu non mi hai detto per anni dove andavi, lo intuivo sa solo, quando ti trovavo sul pavimento semi-morta con un orribile puzza di alcol addosso» sbraito infuriato e spero che Sean si sbrighi a tornare perché non ho alcuna voglia di continuare a discutere.
«Vai dalla tua ragazza dopo la palestra?» chiede indicando il mio borsone dopo un attimo di silenzio che a me sembra un'eternità.

Cazzo.

«No, non vado dalla mia ragazza perché mi ha mandato a fanculo» ringhio arrabbiato con mia madre perché ha cambiato argomento così in fretta, ma sopratutto con me per essere stato così tanto coglione e idiota con la persona che amo di più al modo e che mi ha salvato dai miei demoni.
«Vedrai che si aggiusterà tutto» mi conforta lei con tono dolce e io rimango paralizzato non ancora pronto per parlare delle questioni di cuore con la donna davanti a me.
Per fortuna il campanello suona e io posso liberarmi di mia madre e dirigermi finalmente in palestra.
In auto non parliamo molto anche perché non saprei cosa dire e rimango a torturarmi con i miei pensieri.
«Nathan ti conviene dire qualcosa o morirai dentro» mi avvisa il mio migliore amico e io vorrei morire in pace.
«Tanto ormai sono già morto» spiego con il cuore che sembra scomparire e con lo stomaco che sembra essere stritolato da una morsa.

Me lo merito, mi merito tutto il dolore.

«Amico è buffo» scoppia a ridere e io vorrei avere qualcosa in mano per buttarglielo addosso.
«Cazzo ridi?» lo fulmino con lo sguardo mentre lui cerca di smettere, ma invano.
«Voglio dire tu sei mister cuore di ghiaccio e ora stai qui a frignare per una ragazza».
«Taci. Quando avrai tu una ragazza capirai» dico e poi mi volto verso il finestrino per guardare il paesaggio che sfreccia via come sta sfrecciando via la mia vita.

MI PIACI COSÌDove le storie prendono vita. Scoprilo ora