«Lasciala in pace.» sbraita Nathan alle mie spalle. Non so se è ubriaco, ma di certo è incazzato e questo basta e avanza per spaventare quel tipo che mi stava infastidendo. «Amico è stata lei, ha detto lei che voleva scoparmi.» il tipo mente e guarda Nathan terrorizzato. «Che cazzo dici.» dico arrabbiata. Non direi mai una cosa del genere e di certo se lo facessi non la direi a lui. Sto tizio che mi ha già rotto i coglioni continua a ingoiare la saliva a fatica e continua a non guardarmi. «Guarda che è vero amico.» alza le mani come quando si fa per dire che non centri nulla o come quando si fa per dire che ci si arrende, ma ovviamente in questo caso lui sta insinuando di non centrare nulla in questa storia. Nathan mi guarda negli occhi ingoia la saliva infuriato, poi guarda il tizio e in meno di qualche secondo gli si avvicina con i pugni stretti lungo i fianchi snelli, lo afferra dal colletto della camicia e lo sbatte violentemente su un tavolo. Tutti smettono di ballare e urlano impauriti e stupefatti e si forma un cerchio intorno a me, Nathan e il suo avversario. «Non dirmi cazzate!» sbotta Nathan ormai imbestialito. Il suo avversario gli sferra un pugno sul mento e Nathan indietreggia di qualche passo. Lo guarda in cagnesco e gli si catapulta addosso. Gli sferra un cazzotto sul naso e poi lo sbatte per terra. «Smettila!» gli urlo. In realtà quel tipo coglione se lo merita, ma non voglio che Nathan finisca nei guai. Se poi va in prigione, me lo rinfaccerà per tutta la vita. Dopo aver dato qualche calcio nello stomaco a quel corpo accasciato a terra, mi prende per un polso e mi trascina fuori da locale. Arriviamo al parcheggio e raggiungiamo la sua Mustang. «Era davvero necessario?» chiedo cercando di calmarmi. Lui mi scocca un'occhiata che quasi mi incenerisce sul colpo. Non risponde, entra nella macchina e accende il motore. Non voglio andare a piedi fino a casa, in fondo sono uscita per lui e non ho intenzione di tornarmene sola nel cuore della notte a casa, perciò mi precipito all'interno della sua auto. Per tutto il tragitto rimaniamo in silenzio e non in uno di quei silenzi piacevoli, ma quelli colmi di tensione e imbarazzo. Solo ora mi capacità che non sono mai entrata nella sua auto che lo rappresenta alla perfezione. Il modello, il colore che si abbinano perfettamente al suo stato d'animo, tempestoso e pieno di rabbia. L'abitacolo è caldo e i sedili in pelle neri lo rendono sontuoso. Adoro la sua auto, mi è sempre piaciuta e il bello che se la è comprata da solo senza avere soldi da nessuno. Quando raggiungiamo casa, sbircio fuori dalla vettura e mi accorgo che le luci di casa sono spente e questo vuol dire che sono tutti a letto. «Che cazzo ci facevi lì dentro?» i miei pensieri vengono interrotti dalla voce di Nathan. Doveva essere una domanda, ma più che altro sembrava un'esclamazione di uno strafottente incazzato. Giro leggermente la testa per guardarlo e incrociare il suo sguardo, ma lui fissa il parabrezza. «Ero venuta a cercarti.» dico quasi sussurrando. Quasi sgrana gli occhi sentendo quella frase, ma non incontra i miei occhi con i suoi, continua a fissare il parabrezza. «E perché?» chiede scettico, ma continuando a usare quella voce autoritaria. «Perchè...be'...eri andato via così per un litigio e pensavo ti fossi cacciato nei guai.» lui non risponde meglio così. Devo sapere se ha bevuto, ma si arrabbierebbe se glie lo chiedessi. Non chiederglielo, non chiederglielo, chiediglielo!
«Hai bevuto?» chiedo con tono di voce pacato. Si affretta a rispondermi. «No, io non bevo.» tende a precisarlo e esce dall'auto cosa che faccio anch'io.
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MI PIACI COSÌ
RomanceGli occhi grigi di Alaska hanno visto di tutto e hanno capito tutti solo guardandoli per un secondo. Ha cercato di capire anche lui con quell'atteggiamento da pallone gonfiato e da costante arrabbiato. Tutti tranne lei, almeno così pensa. Nathan Gr...