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Alaska

Tiro fuori il cellulare dalla tasca e lo poggio sul comodino. Ho detto a mio padre e a Maddy che ero troppo stanca e mi sono precipitata a letto. La verità e che avevo bisogno di pensare a ciò che è successo, non riesco a credere che Nathan mi ha baciato, non riesco proprio a crederci. E non riesco a far altro che sgridarmi mentalmente per averlo lasciato fare dopo che abbiamo discusso su perché avesse baciato Grace. Mi si stringe il cuore a pensare che mi ha solo fatto un torto anche stavolta, perché sono sicurissima che domani rifarà il coglione, come sempre e mi prenderà in giro perché mi sono fatta baciare da lui. Ma dopo quel bacio, lo sento che è cambiato qualcosa, sento che lui è cambiato; non ne sono sicura perché so che lui non cambierebbe mai. Se ne è andato con la sua auto senza dirmi una parola e non so nemmeno dove cavolo si trova. Poi mi squilla il cellulare, lo prendo e spero con tutte le forze che non sia Grace perché non ho tempo per discutere con lei. Guardo la schermata e appare il nome 'Nathan'. Il mio cuore perde un colpo e mi sento mancare l'aria, prima che possa rispondere però la chiamata si interrompe e sono indecisa se richiamarlo o meno. Ci penso un po' e lo richiamo. Risponde al secondo squillo.
«Al, vieni» biascica ridendo e gli occhi mi si inumidiscono. È ubriaco fradicio mentre mi aveva assicurato che non beveva.
«Dove sei Nathan?» chiedo preoccupata, mentre sento in sottofondo alcune ragazze ridere. Lo sapevo era con altre.
«A un bar, sulla strada verso centro il la» scoppia a ridere e capisco che ha bevuto davvero tanto se non riesce a formulare una frase a senso compiuto.
«Aspettami lì» raccolgo gli anfibi da terra e li infilo, lasciandoli slegati.
«Certo dolcezza io ti aspetterò per sempre» dice divertito e chiude la chiamata. Mi precipito giù per le scale fin fuori per strada e mi dirigono verso la strada di cui parlava Nathan. Tocca sempre a me tirarlo fuori dai guai e andarlo a recuperare da ogni parte.
Quando arrivo al locale, la saracinesca è quasi tutta abbassata, mi abbasso e passo da sotto.
Cerco con lo sguardo Nathan e lo trovo seduto su uno dei tanti sgabelli al bancone, mentre una tipa sta ballando davanti ai suoi occhi. Mi avvicino a lui, cercando di non perdere la calma e il senso della ragione e aspetto che mi guardi. Quando i suoi occhi incontrano i miei il mio cuore inizia a muoversi all'impazzata, come se volesse uscire dal mio petto. Ha gli occhi iniettati di sangue e uno strano sorriso disegnato in faccia.
«E questo tu lo chiami non bere» il mio tono di rimprovero lo fa ridere ancora di più.
«Scusa mammina» biascica scoppiando a ridere e non vorrei far altro che schiaffeggiarlo in questo momento e magari baciarlo nuovamente.
«Smettila Nathan, guarda in che stato ti ritrovi» dico puntandogli un dito contro, ma lui mi prende la mano e mi tira tra le sue gambe divaricate. Avvampo immediatamente e non so se sia per l'imbarazzo o per il fatto che vederlo in quello stato mi fa arrabbiare tantissimo.
«Calmati mamma, me la so cavare da solo.» mi sussurra all'orecchio facendomi venire la pelle d'oca. Il suo alito sa di wishky e menta. Come è possibile che profumi ancora di mente nonostante abbia bevuto così tanto?
«A si e se non ti venivo a prendere allora?» gli faccio notare mentre lui sorride alla tipa che stava ballando poco tempo fa.
«Mi avrebbe accompagnato lei e forse mi sarei divertito di più» fa un sorrisetto malizioso e la rabbia si fa strada in me, più prepotente di prima. Avrei voluto ricordargli che mi aveva baciato poche ore fa e che ora voleva già portarsi a letto un'altra tipa che nemmeno conosce, avrei voluto, ma no gli ho detto nulla. Dovevo saperlo che sarebbe tornato il solito deficente pronto a scoparsi la prima tipa che avrebbe incontrato. Delusa e offesa dalla sue parole, mi divincolo dalle sue gambe e arretro di qualche passo.
«Perfetto, allora va con lei» lui si alza dallo sgabello e si avvicina a me, quasi cadendo. Lo sorreggono e lo guardo male, mentre lui spinge via la mia mano.
«No che non te ne vai.» sbraita arrabbiato con tono amaro che mi produce un brivido.
«Io faccio ciò che mi pare» gli ricordo sprezzante ricordando il tono di voce con il quale mi ha ordinato di rimanere.
Non posso credere di averlo baciato per davvero, il tempo che passo con lui si divide nel tempo con il Nathan gentile e quello con il Nathan stronzo.
«Ricordati che ti ho baciato e tu mi devi un favore» dice con un ghigno. Non riesco a credere a ciò che mi ha appena detto, mi viene quasi da vomitare e sarei grata se gli vomiatassi addosso.
«Non te l'ho chiesto mica io» lo fulmino con gli occhi e inceneriscono la stronza dietro di lui, che sta ridendo da molto tempo sentendo la nostra conversazione.
«Eppure non sembrava ti dispiacesse» ghigna e di colpo il mio cuore si spezza. Un colpo secco e doloroso, un colpo che è riuscito a frantumarmi. Un colpo che non pensavo facesse così tanto male, un colpo che ho sentito solo quando è morta la mamma.
«Va al diavolo Nathan!» sbraito con le lacrime agli occhi ed esco dal bar.

MI PIACI COSÌDove le storie prendono vita. Scoprilo ora