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Iris' point of view.

«Torno in Francia.»

Le parole che dico lasciano tutti spiazzati. Il piccolo Stefano si agita tra le braccia di mia sorella, che inizia a sorridere. Mattia e Julia sono sull'orlo di scoppiare a piangere, ma non riesco a captare le emozioni di Marco. Giurerei di aver letto la sofferenza sul suo volto.

«Te ne vai?», calcò Morena.

Sospiro. “Non posso lasciare i miei due bambini con una donna del genere”, penso, e mi sento in colpa per aver deciso di tornare a Parigi, di tornare a casa.

«Sì», rispondo. «La pensione e il vitalizio di Xavier sono arrivati. Devo tornare lì e continuare la mia carriera da fotografa. Il mondo non finisce solo perché mio marito è morto!»

«Vi prego, non fate quelle facce! Per me è già difficile così», continuo.

Marco mi abbraccia. Durante la mia breve permanenza in Italia ho scoperto che mi ama ancora, e lui ha scoperto che, da parte mia, è la stessa cosa. Ma io non posso distruggere una famiglia. “Tornare in Francia è la scelta giusta.” Julia e Mattia si uniscono a quell'abbraccio.

Morena stacca Mattia dalle mie braccia e lo stringe nelle sue. È un gesto così patetico che mi viene da ridere. Mio nipote sembra solo sorpreso. «Quando partirai?», mi chiede mia sorella.

Marco si allontana da me, ma Julia non mi molla. Le bacio il capo, mentre penso ad una risposta. «Andrò a fare il biglietto domani, ma esattamente non so quando partirò. Spero il più tardi possibile, per stare di più con i miei nipoti preferiti», dico infine.

Mattia si allontana da sua madre e si asciuga una lacrima. «Siamo i tuoi unici nipoti, per forza siamo i tuoi preferiti», mi fa notare.

«Ci sono anche quelli di Xavier», aggiunge Morena. “Come se mi importasse qualcosa di quelle due ragazzine impertinenti.”

«Ma noi siamo noi», continua Mattia. Annuisco e lo abbraccio ancora. Julia è sempre più decisa a non mollare la presa su di me. I miei due bambini, i miei sorrisi, stanno soffrendo nuovamente perché sto nuovamente andando via. “Lo stai facendo anche per loro, Iris”, interviene il mio subconscio.

Mattia si stacca subito, guarda il suo orologio da polso e sussulta. «Devo andare. Ho appuntamento con Francesca per festeggiare il suo diploma», si giustifica.

«Salutamela!», esclama Julia, e finalmente si stacca. Ora che non c'è nessuno ad abbracciarmi, sento freddo, anche se siamo quasi a luglio.

Accarezzo il collo di Mattia, orgogliosa di lui. “Ho cresciuto un uomo”, mi ripeto. «Chi è Francesca?», domanda Morena.

«La fidanzata di Mattia», risponde Julia, con la voce un po' incrinata. «Stanno insieme da qualche settimana.»

«Tre settimane», corregge il diretto interessato.

«E Giada? Che fine ha fatto?», replica mia sorella, a bocca aperta.

“Giada? E adesso chi è Giada? Ha avuto una fidanzata di nome Giuditta, ma mai una Giada...”

«Si chiama Giuditta, non Giada, e non stiamo più insieme da un anno e mezzo», la corregge Mattia.

“Ah, ecco.” Prendo in mano le redini della situazione, in modo da non far fare una brutta figura a mia sorella. Non ci riesco. «Vabbè, Giada è più carino.»

Strizzo gli occhi e stringo i denti, ho addirittura peggiorato la sua posizione. Cambio argomento. «Torna presto però, questa sera siamo invitati ad una regale cena nella casa di Barbie e Ken.»

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