Capitolo 16

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Rebekah era a scuola, il sorriso stampato in volto che non voleva saperne di sparire, e la scena del bacio che non andava via dalla sua mente, si può dire che quella mattina era un po' nel mondo dei sogni.
Era davvero felice, per una volta dopo tanto tempo lo era davvero. Isaac era uscito prima di lei da casa e quindi non aveva avuto ancora modo di vederlo. Era davanti al suo armadietto quando lo vide venire verso di lei, gli sorrise. Le venne incontro, intrecciò le sue mani con quelle di Rebekah e le lasciò un dolce bacio sulle labbra. Lei lo guardò perplessa, ma con faccia sognante allo stesso tempo.
«Che c'è? Non posso nemmeno baciare la mia ragazza?» le disse sorridendo.
«Ah, così adesso sarei la tua ragazza?»
«Beh, non mi metto mica a baciare le ragazze a caso» le disse, sempre tenendo le mani intrecciate.
«Io la proposta ufficiale ancora non l'ho ricevuta» rispose lei, stuzzicandolo.
In quel preciso istante suonò la campanella, Rebekah gli lasciò un bacio sulla guancia e si diresse in classe lasciandolo lì impalato come uno scemo. Alla prima ora aveva inglese, una delle sue materie preferite, e aveva completamente dimenticato che era una delle materie in comune con Isaac. Il ragazzo entrò e si sedette a qualche banco di distanza da lei, e non la smetteva di fissarla.
La professoressa entrò e la lezione cominciò, lei era intenta a seguirla quando il suo vicino di banco, Jeff, le diede un bigliettino e le indicò Isaac. Rebekah lo guardò con faccia interrogativa, come a chiedergli "cos'è?". Lui di rimando alzò le spalle, allora lo aprì e lo lesse.

"Questa è la proposta ufficiale, bada bene.
Allora Deaton, vorresti essere la mia ragazza?"

Sotto c'erano due caselle, una col e una col no, proprio come facevano i bambini. A questo punto doveva proprio ammetterlo: era ufficialmente cotta.
«Scusi, posso uscire per favore?» chiese alla professoressa.
«Certo» le rispose gentilmente lei.
Si recò vicino all'armadietto di Isaac, se lo conosceva bene sarebbe uscito anche lui e sarebbe andato da lei. Un sorriso si stampò sul suo volto quando lo vide. Pian piano andava verso di lei e lei verso di lui. Quando furono abbastanza vicini, Rebekah gli mise le mani dietro al collo e cominciò ad accarezzargli i capelli, non smettendo un secondo di guardarlo negli occhi. Avrebbe voluto digli tante, tantissime cose, ma le parole sembravano bloccate nel suo cervello, non riusciva a proferirle. Così prese il bigliettino dalla tasca e glielo porse, lui lo aprì come un bambino scarta ansiosamente un regalo a Natale e sorrise.
«Ti prego basta» disse all'improvviso.
«Basta?» chiese Isaac, guardandola perplesso.
«Non sorridere, mi uccidi» disse mettendosi le mani davanti agli occhi.
Sentì le sue mani sfiorare le sue e un brivido percorse la sua schiena.
«Dopo quello che ho letto è impossibile non sorridere» le sussurrò all'orecchio.
«E calmati, altrimenti il tuo cuore scappa via»
«E' impossibile stare calma con te vicino» rispose lei sorridendo.
«Io ti uccido col mio sorriso. Tu hai idea di cosa riesci a combinarmi dentro col tuo?» disse mettendole le mani sui fianchi e avvicinandola a lui ancora di più, in modo da far combaciare perfettamente i loro corpi.
«Non sono un lupo mannaro, non posso sentirli i battiti del tuo cuore»
«Punto a favore per me»
Lì, in quel preciso momento, Rebekah aveva voglia di un suo bacio, ne aveva davvero bisogno. Si staccò lentamente e con la stessa lentezza si alzò sulle punte e lo baciò. Isaac era alto rispetto a lei. Furono interrotti da una voce in lontananza... Erica.
«Emm... Scusatemi tanto, ma la prof si sta cominciando ad arrabbiare. Sono più di venti minuti che state fuori!»
Venti minuti?! Cavolo, aveva perso completamente la cognizione del tempo! Guardò per l'ultima volta Isaac negli occhi e poi se ne tornarono in classe.
«Tu dopo mi spieghi un po' di cose» disse Erica quando le passò accanto.
Rebekah sorrise, era una cosa involontaria ormai.

«Ok, adesso vieni qui e parliamo» le disse battendo una mano sul letto.
«Ciao anche a te Erica. E comunque starei cercando di studiare io»
«Ma chi se ne frega! Vieni qua e muoviti!»
Rassegnata, abbandonò la matita, si alzò dalla sedia e si sedette sul letto, con le gambe incrociate.
«Allora?» chiese lei curiosa.
«Allora che?» le rispose Rebekah.
Sapeva benissimo che già aveva capito tutto, li aveva visti mentre si baciavano a scuola.
«Senti ciccia, vi ho visti. Quindi non cercare scuse o cose del genere...» disse puntandole il dito contro.
«Lo so che ci hai visti, stupida. Sei una ragazza piuttosto sveglia, non hai già capito tutto forse?»
«Certo che ho capito! Ma non credi che voglia sentirlo dire dalla mia amica qui presente?» disse piegando leggermente la testa di lato.
«E' che ho paura di svegliarmi e accorgermi che è tutto un bellissimo sogno...» disse Rebekah, abbassando leggermente la testa.
In quel preciso istante Erica le diede un pizzicotto sul braccio, facendole anche un po' male.
«Ma sei scema?» disse alzando di scatto al testa.
«Ti sei fatta male, non è un sogno, e tu sei cotta amica mia!» disse sorridendo maliziosamente.
«Hai ragione, ho perso letteralmente la testa!» disse sorridendo.
«Dai racconta. Come te l'ha chiesto?»
«E' partito tutto da ieri sera a dire il vero. D'improvviso mi bacia e mi dice che gli piaccio, e io faccio lo stesso. Poi stamattina, a scuola, mi viene incontro e mi bacia. Io resto perplessa e lui mi dice "Che c'è? Non posso nemmeno baciare la mia ragazza?" e io "Ah, così adesso sarei la tua ragazza? Non l'ho ricevuta la proposta ufficiale", suona la campanella e resta lì come un pesce lesso. Nell'ora di inglese mi manda un foglietto con scritto se volevo essere la sua ragazza, sai un po' come fanno i bambini»
«Ma guardatela, ha gli occhi lucidi!»
«Sul serio?»
«Sì. Che dolce però, non lo facevo mica così il nostro Isaac»
«Nemmeno io, sai? Te lo ricordi il ragazzino antipatico che era prima? Beh, è totalmente cambiato»
«Beata te...» disse. Rebekah riusciva a vedere un pizzico di tristezza sul suo volto.
«E con Boyd, come va?»
«A me piace da morire, sul serio. Ma lui sembra che non gliene freghi niente, mi fa incavolare!»
«Beh, fa' tu la prima mossa! Andiamo, non dirmi che non ne saresti capace. Dov'è finita l'Erica Reyes che conosco io?» le disse lei, dandole un leggerissimo pugno su di una spalla.
«Mi sa che hai ragione. Anche perché se aspetto lui invecchio!» disse sorridendo all'idea di vedersi vecchia e ancora a correre dietro a Boyd. Lo fece anche lei.
Erica doveva andarsene, quindi Rebekah l'accompagnò di sotto.
Non appena si voltò, trovò Derek appoggiato al muro che la fissava, decise allora di dirgli di lei e Isaac. In fondo lui sapeva davvero tutto di lei, era o no come un fratello? E lei a suo fratello lo avrebbe detto.
«Devo dirti una cosa» disse lei portandosi una mano sulla testa e grattandosela.
«So già tutto» disse sorridendo leggermente.
«Eh?» chiese lei spalancando gli occhi.
«Andiamo Bekah! Mi credi davvero così stupido?»
«No. Quindi...» cominciò a torturarsi le mani, era nervosa.
«Quindi deve solo provare a farti soffrire e se la vedrà col suo Alpha» disse facendo fuoriuscire gli artigli.
Rebekah sorrise. Era in quei momenti che capiva quanto Derek ci tenesse a lei, anche se non glielo diceva quasi mai a parole.
«Pensi che lui ne sia capace?»
«No. E' un ragazzo in gamba, lo conosco ormai e so che ci tiene davvero a te»
Sorrise ancora. Se era vero che sorridere allungava la vita, solo coi sorrisi di quel giorno lei sarebbe dovuta diventare immortale.

Emme's corner:

Eccomi qua con un altro capitolo! Niente di così sensazionale succede, ma ci tenevo a ritagliare uno spazio per questi due cupcakes. Detto questo grazie di cuore a tutti, perchè abbiamo raggiunto quota 1.1k di letture, per non parlare di quanti commenti e stelline gialle -l'unico posto in cui ancora non sono sparite LOL. GRAZIE VERAMENTE TANTO! E visto che vi avevo promesso di aggiornare più spesso, cosa che poi non ho fatto, adesso vi aggiungo anche il prossimo ^^ Buona lettura!

#Emme.



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