Capitolo 26

596 29 0
                                    

#Pov Derek#
Corse più velocemente possibile verso quella vecchia casa, diretto nella camera di Rebekah per cercare quella scatola.
«Seguimi» ordinò ad Isaac, che si alzò dal divano e fece ciò che il suo Alpha gli aveva ordinato.
«Che succede?» gli chiese una volta arrivati entrambi in camera di Rebekah.
«Dobbiamo trovare quella scatola, la cura» disse semplicemente.
Isaac sembrò capirlo al volo e si mise all'opera, aiutando Derek. Dopo cinque minuti a rovistare in camera della ragazza, la trovarono. Era ben nascosta nell'armadio. Derek prese quei pochi quaderni che c'erano all'interno e, sotto suggerimento di Isaac, lesse direttamente l'ultima pagina di ognuno.
Finalmente, Derek arrivò a leggere il quaderno giusto, e a trovare la soluzione per trovare la cura. Uccidere l'immune e usare il suo sangue per curare chi lo desiderava. Era questo ciò che si doveva fare ed era ciò che lui avrebbe fatto. Non gliene importava niente di Lydia Martin! Ammetteva tra sé e sé che era un pensiero alquanto disgustoso persino per lui, ma la cosa più importante era far tornare Rebekah umana, farla tornare in sè.
«Non possiamo uccidere Lydia!» sbottò Isaac.
«Lo farò io. Sono io quello senza un cuore, sono io quello che pensa sempre a se stesso. Una colpa in più non cambierà le cose» gli rispose.
«Rebekah non berrà mai il sangue di Lydia!»
«Beh, vuol dire che la costringerò a farlo»
«Ma Derek...»
«No, Isaac. Tu meglio di me capisci quello che intendo dire, non voglio vederla così! E se questo è l'unico modo, allora lo farò» disse l'Alpha, precipitandosi fuori da casa, salendo in macchina e dirigendosi in città. Individuò subito Lydia, era con delle amiche fuori da un centro commerciale. Aspettò che fu sola, gli mise una mano sulla bocca per evitare che urlasse e la trascinò in macchina. L'unico posto in cui poteva andare adesso era al magazzino abbandonato.

#Pov Rebekah#
A grandi passi si diresse verso quella casa che finalmente aveva preso di nuovo la forma di una vera casa e non di un ammasso di legno e cenere. Rebekah aveva bisogno di Isaac e Derek, aveva bisogno di sentirsi a casa.
Isaac era sdraiato sul divano su di un fianco, Rebekah si tolse velocemente la giacca e si sistemò accanto a lui. I loro occhi si incontrarono per qualche secondo, poi lui distolse lo sguardo. Beh, c'era da aspettarselo... Solo poche ore prima lo aveva trattato malissimo.
«Scusa» gli disse, non sapeva che altro fare. Era stata solo una stupida.
Lui però non faceva niente, se non continuare a tenere lo sguardo altrove.
«Mi guardi almeno?» provò a dirgli, ma Isaac non reagiva in nessun modo.
«Va bene, me ne vado in camera mia» continuò, tanto era inutile restare lì.
«No, a-aspetta!» sbottò Isaac quando Rebekah mise il piede sul primo gradino della scala che portava al piano di sopra.
Se fino a qualche ora prima sarebbe stata lì a chiedersi cosa succedeva o si sarebbe fatta chissà quali complessi, stavolta riusciva a sentire il cuore di Isaac battere a una velocità incredibile. Era preoccupato. Preoccupato che lei andasse su in camera sua? Lo guardò perplessa, per poi correre su per le scale e aprire la porta di camera sua.
Quella stanza era irriconoscibile, sembrava fosse passato un tornado.
«Che diavolo è successo qua dentro?» chiese senza nemmeno girarsi, percependo Isaac dietro di lei. Fece vagare lo sguardo per la stanza, quando si soffermò su una scatola, quella scatola. I quaderni erano stati aperti, erano stati letti, quindi chiunque lo avesse fatto sapeva della cura.
Rebekah si inginocchiò e raccolse una foto dei suoi genitori scivolata via, probabilmente, da uno di quei quaderni, la guardò per un po' per poi alzarsi e girarsi verso Isaac.
«Che cosa è successo?» gli chiese di nuovo, scandendo bene ogni singola parola.
«Ascolta...» le disse dolcemente mentre si avvicinava.
«Rispondimi!» urlò.
Il ragazzo si bloccò all'istante, prese un grosso respiro e cominciò a parlare.
«E' l'unico modo» disse semplicemente.
«No! Non uccideremo Lydia!»
«Stai impazzendo, Rebekah. E non voglio vederti così! Se è l'unico modo per farti riavere la tua umanità, al diavolo Lydia!»
«Non posso credere che tu l'abbia detto sul serio. Isaac, impazzirei ancora di più! Ma non lo capisci? Il senso di colpa mi attanaglierebbe!» disse, gesticolando per il nervosismo.
«Hai cercato di fare innervosire Derek per farti uccidere!»
Questa volta fu lui ad alzare la voce. La stava guardando come se non riconoscesse più chi aveva difronte... come se fosse diventata pazza, ma lei non lo era. Era stata soltanto una stupida.
«Dov'è Derek?» chiese, calmandosi.
«Non lo so, non mi ha detto dove l'avrebbe fatto»
«Come?! Adesso? Isaac dobbiamo fare in fretta, dobbiamo trovarli!»
«Io non vengo, sono d'accordo con lui» disse il ragazzo, fissandosi le scarpe.
«Bene» disse Rebekah con la voce quasi rotta dal pianto, per poi andarsene.
Non poteva permettere che uccidessero Lydia per colpa sua. Non aveva scelto lei di nascere immune. Doveva fare in fretta. Più veloce che potesse si diresse verso quel vecchio magazzino abbandonato dove Derek alloggiava prima che arrivasse lei a Beacon Hills. Era una mossa azzardata, e Rebekah sapeva che, con il tempo che scorreva, aveva solo quella possibilità. Era l'unico posto isolato che le venne in mente. Sperava davvero che Derek non avesse già fatto quella sciocchezza.
«Derek! Lydia! Dove siete?» urlò con il fiatone appena arrivò in quel magazzino. «Dannazione!» disse, tirando un calcio a un bidone lì vicino quando nessuno dei due rispose. Aveva sbagliato posto e aveva perso un'occasione, aveva perso l'occasione di salvare la vita di Lydia. All'improvviso, però, Rebekah sentì una specie di mugolio, quasi come se qualcuno volesse parlare ma una seconda persona glielo impedisse. Loro erano lì.
«Derek, non farlo! Io non voglio che tu lo faccia» disse al vuoto, sperando solamente che lui le rispondesse. Due occhi rossi sbucarono da un vagone buio.
«Oh Dio, grazie! Dov'è Lydia?»
«Lì dentro. Va' da lei, è spaventata a morte» disse, indicando con la testa il vagone da cui era appena uscito.
Senza nemmeno dargli un po' di attenzione, raggiunse velocemente Lydia. Derek aveva ragione: era spaventata a morte.
«Lasciatemi in pace!» disse la rossa con la voce spezzata dal pianto. «Vi prego!»
«Ehi, ehi... nessuno ti farà del male. Te lo prometto» le disse Rebekah mentre si avvicinava.
Aveva tutto il trucco rovinato, gli occhi rossi e tremava.
«Non permetterò a nessuno di farti del male, ti fidi di me?»
Lei annuì, quindi Rebekah la abbracciò per cercare di consolarla, e Lydia scoppiò a piangere sulla sua spalla.
Quando si fu calmata, le due uscirono da quel posto e si diressero verso casa della rossa. Rebekah non aveva il coraggio di parlare, cosa poteva mai dirle poi? Fu lei a rompere il ghiaccio.
«Perché?» le chiese.
«Perché cosa?»
«Perché non hai permesso che Derek mi uccidesse? Ho capito perché l'ha fatto»
«Che sono un lupo mannaro anche io e che tu sei la cura?» lei annuì.
«Sarei ritornata umana, sì... ma non avrei sopportato quel senso di colpa per averti uccisa. Non sono un mostro, Lydia»
«Al contrario, sei una buona amica» disse abbracciandola.
«E poi credo che Stiles mi avrebbe uccisa» riflettè Rebekah. «E anche Peter, Allison... e Jackson sarebbe tornato apposta per squartarmi la gola» continuò.
«Sai, a volte mi manca... Jackson intendo»
«Sì, anche a me manca»
Dopo un po' arrivammo a casa sua. Lydia la invitò ad entrare, ma Rebekah rifiutò. Era ora di tornare nella sua di casa e chiarire la situazione sia con Derek che con Isaac.

Emme's corner:

Ehilà! Ogni tanto torno xD Spero che questo capitolo vi piaccia. Nella precedente pubblicazione mi era stato criticato un Derek troppo Out Of Character... voi che ne pensate? Io credo che sia chiaro ormai che lui farebbe di tutto per Rebekah, tutto. Ci tengo a sapere le vostre opinioni :3

#Emme

You are strong, you can do it.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora