Capitolo 29

547 30 2
                                    

#Pov Isaac#
Lui davvero non sapeva e non capiva più niente. Sapeva solo che se lei si era definita una stupida lui lo era ancora di più. Non si sarebbe mai immaginato che lui, quasi diciassettenne, avrebbe trovato una ragazza che lo avrebbe fatto stare così bene, ma nel contempo anche così male. Aveva solo paura di perderla.
E non era stupido una volta sola, persino due! Perché lei gli aveva chiesto scusa sinceramente, era venuta da lui col cuore in mano e lui non le avevo dato la possibilità di affrontare un discorso da persone mature quali erano. Era talmente deluso dal comportamento di Rebekah, che aveva cominciato a pensare che volesse rompere con lui sul serio e si era fatto trasportare da questo pensiero. Si riteneva uno stupido perché non aveva nemmeno cercato di capire cosa stesse passando... era semplicemente scappato, come un codardo!
L'aveva lasciata lì, in piedi in camera sua mentre si chiedeva se avesse fatto bene a chiedergli scusa oppure no. A volte non si capiva proprio per niente. Era scappato da lì e aveva deciso di non tornarci per l'intera giornata, di stare lontano per sbollire la rabbia e tutte quelle emozioni tutte mischiate insieme. E invece cosa aveva fatto? Appena sveglio le aveva preso la colazione e gliel'aveva portata, appoggiandogliela sulla scrivania e facendo meno rumore possibile per non svegliarla, e per non farsi scoprire da Derek.
Poi aveva pensato di parlarle a scuola, ma non ci era andato alla fine.
"La nona edizione de 'Il ragazzo più cretino' è stata vinta da Isaac Lahey, complimenti!" Continuava a ripetergli quella simpaticissima vocina che aveva nella testa. E per quanto si sforzasse, non riusciva a capire perché cavolo non si fosse dato una mossa, perché non fosse corso da Rebekah e perché non le avesse chiesto scusa in ginocchio per il ragazzo stupido che si ritrovava. E per giunta quella sera ci sarebbe stata anche la luna piena, e per lei era la prima. Ma cosa diavolo gli era passato per il cervello? Doveva subito correre da lei. Così, senza neanche prendere il giubbotto, si diresse a grandi passi verso la porta. Si bloccò all'improvviso, però, sentiva un odore familiare: lupo mannaro. Ce n'era uno proprio fuori la porta.
‪«Sul serio? Vuoi morire proprio adesso?» ringhiò mentre si trasformava.
Chiunque fosse lì fuori, lo avrebbe soltanto rallentato. Furibondo aprii la porta e... non poteva credere ai suoi occhi.
‪«Rebekah!» disse, tornando normale. Ormai lui aveva imparato a controllarsi anche durante la luna piena.
‪«Isaac... ti prego, non... non ce la faccio più‪» riuscì a dirgli.
Si stava trasformando ed era troppo tardi per tornare da Derek, quindi Isaac avrebbe dovuto tenerla a bada. La prese in braccio e la adagiò piano sul divano, correndo poi a chiudere la porta.
‪«Ehi, sta' tranquilla. Io sono qui e non me ne vado‪» le disse, mentre le accarezzava i capelli e cercava qualche modo per non vederla soffrire così.
Però lui non poteva evitare che si trasformasse e che magari lo uccidesse, l'unica cosa che poteva provare era farle pensare alla sua ancora. Non sapeva se avrebbe funzionato, in genere le prime volte non funziona quasi mai, ma doveva provarci perché non sapeva che altro fare.
‪«Chiudimi da qualche parte e va' via‪» disse la ragazza all'improvviso, in preda a spasmi e urli provocati dal dolore.
‪«Cosa?» domandò lui.
‪«Se mi trasformo ti uccido,Isaac. Va'» disse ancora.
‪«Non ti lascio da sola, non di nuovo‪» le disse, sdraiandosi con lei sul divano e mettendosela in braccio, in modo che potesse abbracciarla da dietro.
‪«Non fare lo stupido,non voglio farti del male!»
‪«Non lo farai. Ascoltami, c'è un modo per non far uscire quella bestia. Devi pensare alla tua ancora‪»
‪«Non c'è tempo!» le ringhiò contro lei.
‪«C'è invece! Pensa alla tua ancora ti ho detto‪»
‪«Derek...‪» sussurrò Rebekah.
‪«E adesso pensa a tutto quello che hai passato con lui, tutti i momenti belli e brutti. Raccontameli‪» le disse sorridendo, aspettandosi già che la sua ancora fosse Derek.
‪«Isaac, non ce la faccio! Mi sto trasformando e lo sento perfettamente! Vai, ti prego!» lo supplicò.
‪«Tu sei forte, puoi farcela!» tentò di rassicurarla lui.
‪«Me lo diceva sempre anche Derek, sai?» cominciò a dire Rebekah.
‪«Quando?»
‪«Quando gli dicevo che non ce la facevo ad andare avanti senza i miei genitori...» disse malinconica lei.
‪«Mi stai dicendo che Derek era così dolce con te?»
‪«Sì, e si sapeva anche divertire» disse sorridendo.
‪«Perchè, che combinava?»
‪«Una volta, era il giorno del nostro compleanno... sai che siamo nati lo stesso giorno?»
‪«Sul serio? Non ne avevo idea‪» le confessò lui.
‪«Comunque quella volta ci divertimmo tantissimo. Me lo ricordo come se fosse accaduto due secondi fa, ma era il mio sesto compleanno, il primo senza i miei genitori. Avevo deciso che sarei rimasta triste per tutta la giornata, ma con Derek fu impossibile. Mi caricò sulle sue spalle, mi portò al lago qui vicino e mi ci buttò dentro gridandomi "Buon compleanno!" e ridendo a crepapelle. All'inizio confesso che avrei voluto ucciderlo, ma poi presi a ridere anche io e lo trascinai in acqua con me. Era anche il suo dodicesimo compleanno del resto!»
‪«Vedi che ti stai a poco a poco calmando? Su, pensa a qualche altra cosa e raccontamela‪» disse, baciandole la fronte.
‪«L'ha fatto per farmi perdere i miei poteri‪» disse lei all'improvviso.
‪«Cosa, che c'entra adesso?»
‪«So che stai pensando a quello, ti conosco. Ho provato a fare un incantesimo dopo che mi ha morsa, ma non ha funzionato; è la piccola lezione che volevano darmi, ricordi?»
Crebbe un incredibile odio per Deucalion dentro di lui. L'aveva morsa facendole perdere la cosa a cui teneva di più: la sua umanità, e lui questo non riusciva ad accettarlo. Non per quello stupido motivo.
Restarono ancora a parlare e dopo un po' Rebeka si addormentò, accucciandosi sul suo petto. Molto lentamente e senza svegliarla si alzò dal divano, la prese in braccio e si diresse in camera, adagiandola sul letto. Prese il cellulare e chiamò Derek, notando i vari messaggi e le varie chiamate che gli aveva lasciato... il suo Alpha rispose dopo tre secondi.
‪«Se Rebekah non ti ha ancora ammazzato vuol dire che non ti ha trovato e che starà cenando con qualcun altro. Mio Dio Derek, più calma!» era Stiles.
Come era possibile che quel ragazzino fosse ovunque? Isaac potè sentire perfettamente Derek ringhiare un "se tocchi di nuovo il mio cellulare te le spezzo quelle mani!" e poi prendere a parlare con lui.
‪«Perché Stiles è lì?» fu la sua prima domanda.
‪«Sono tutti qui, non so se ricordi che stasera c'è la luna piena!» lo rimproverò lui.
‪«Lo so benissimo, scusa. Rebekah sta bene, è qui con me» disse, guardandola per l'ultima volta per quella sera e uscendo dalla sua vecchia camera, chiudendosi la porta alle spalle.
‪«Dove siete? Se lei perde il controllo è la fine‪»
‪«Dorme, sta' tranquillo‪» lo rassicurò lui.
‪«Che vuol dire dorme? Cosa è successo?»
‪«L'ho trovata fuori dalla porta della mia vecchia casa, stava per trasformarsi. L'ho fatta entrare e ho cercato di farle pensare alla sua ancora. Siamo stati a parlare per più di un'ora e alla fine si è addormentata‪»
‪«Alla sua ancora? Le prime volte non funziona mai‪» disse lui.
‪«Lo sapevo, ma era l'unico modo che avevo e dovevo provarci. Ha funzionato e adesso lei sta bene, domani mattina veniamo lì d'accordo?»
‪«D'accordo, grazie Isaac‪»
Il ragazzo accennò un sorriso e riattaccò, era la prima volta che Derek lo ringraziava per aver fatto qualcosa. Poi raggiunse di nuovo Rebekah in camera e si sdraiò vicino a lei, non spostando per un secondo lo sguardo dal suo viso e non avendo la minima intenzione di addormentarsi nonostante la sua enorme stanchezza.
Rebekah era dannatamente bella persino quando dormiva.

Emme's corner:

Tuuuuutto un Isaac POV questa volta. Aww, quanto adoro scrivere da punti di vista diversi *^* Rebekah è forte, tanto. Spero che vi piaccia come sto scrivendo le cose. E preparatevi per quello che dovrà ancora venire, perchè sto scrivendo cose nuove e non vedo l'ora di farvele leggere :3

#Emme#

You are strong, you can do it.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora