Rebekah non aveva idea di cosa le passasse nella testa, quella stessa mattina voleva farla finita con tutto e adesso aveva questa voglia matta di tornare a casa, riabbracciare Derek e Isaac e chiarire tutto una volta per tutte. Quando però mise piede in casa, si rese conto che la situazione non era delle migliori. Da un lato c'era Derek che faceva le sue solite flessioni, quelle che faceva quando era nervoso, arrabbiato, deluso. Dall'altro c'era Isaac, che non appena si accorse della presenza della ragazza salì le scale e si chiuse in camera sua. Decise di seguire Isaac, perché sapeva che Derek non si sarebbe fermato su quel tipo di sciocchezze, tantomeno le avrebbe dato retta in quel momento...
Entrò senza nemmeno bussare, semplicemente pensava non ce ne fosse più bisogno ormai. Lui era seduto alla scrivania, davanti al computer.
«Vattene» le disse, con un tono che con lei non aveva mai usato.
Rebekah incassò quel colpo come un pugno nello stomaco, chiuse gli occhi e prese a parlare.
«Non ci penso nemmeno. Noi due dobbiamo parlare»
«Non ho niente da dirti» continuò lui, sempre con quel tono e non staccando gli occhi dal computer.
«Beh, io sì. Almeno ascoltami, ti prego...»
Niente. Quel computer era persino più interessante di lei che voleva scusarsi. Ma Rebekah non era arrabbiata con lui, aveva tutte le ragioni del mondo per avercela con lei.
«Non lo so cosa mi sia passato per la testa, d'accordo? Ero lì, davanti allo specchio, a fissarmi quella ferita che ormai non c'era più e, distrutta come ero, è stata l'unica cosa che mi è passato per la testa. Spegnere le emozioni, Isaac, avrebbe voluto significare niente più sofferenza!»
«Le emozioni non sono fatte solo di sofferenza Reb! Le emozioni sono soprattutto amore, gioia, felicità. E tu non ti saresti fatta problemi a spegnere anche quelle» disse, alzandosi bruscamente dalla sedia e abbandonando finalmente quel dannato computer.
«Sai che non l'avrei mai fatto!»
«Io invece ci ho creduto, sentivo il tuo cuore e non mentivi! Avresti davvero buttato all'aria tutto questo tempo passato insieme, lo avresti fatto» disse, uscendo da camera sua e lasciandola lì.
Rebekah era come impietrita, fissava un punto non definito davanti a sè e non sapeva cosa fare. Non sapeva se seguirlo, se urlare, se piangere o se rimanere lì e basta. All'improvviso, una mano si poggiò sulla sua spalla, era Derek. La ragazza si girò e lo abbracciò forte, fortissimo. Aveva bisogno di qualcuno e quel qualcuno adesso era lì. Pensò che era stata solamente una stupida, mentre cominciava silenziosamente a piangere sulla sua spalla.
«Perché sei l'unico che mi capisce?»
«Non lo so, di solito non riesco a capire nemmeno me stesso» disse, con un leggerissimo sorriso.
«Derek, io...» cominciò a parlare lei, ma lui la bloccò dopo poco.
«Shh, mi basta quello che ho sentito tranquilla»
«Ma una cosa voglio dirtela lo stesso. Non le pensavo davvero tutte cose che ti ho detto. Riguardo al fatto che non hai un cuore, che...»
«Credimi, lo so» le disse, prendendole il viso tra le mani e baciandole la fronte.
«Grazie» sussurrò. «Sai dov'è andato Isaac?» ormai i discorsi cambiavano da un secondo all'altro. «No, ma se vuoi un consiglio lascialo da solo per un po'. Credo che abbia solo bisogno di sbollire la rabbia, tornerà»
«Va bene» disse lei annuendo, e poi si diresse in camera sua.
Anche lei aveva bisogno di stare un po' da sola, aveva bisogno di non pensare a niente. Ma fu del tutto inutile perché mille pensieri cominciarono a frullarle per la testa, il più importante era che il giorno dopo ci sarebbe stata la luna piena. Aveva paura, una stramaledetta paura di poter perdere il controllo e di poter far male a qualcuno. Ricordava benissimo quello che era successo al compleanno di Lydia, non molto tempo prima: Isaac aveva perso il controllo e per poco lei non ci rimetteva le penne. Poi lui le raccontò che aveva trovato la sua ancora e che era riuscito a tenere a bada quella bestia che c'era in lui attraverso le emozioni. Anche Derek le aveva parlato della sua ancora una volta: la rabbia. Beh, Derek e la rabbia sono sempre stati migliori amici, fin da quando lui era piccolo... A dire il vero, quando era piccolo Derek era diverso, è diventato così da quando la sua famiglia morì in quell'incendio. Rebekah credeva fermamente che se non ci fossero state lei e Laura lui sarebbe impazzito, letteralmente. Rimanere soli da una giorno all'altro non era affatto una cosa semplice, e lei lo sapevo benissimo. Come sapeva che non era davvero da sola, mai, perché Derek era sempre con lei. Anche quando avevano passato degli anni divisi e lei era stata adottata da quella famiglia a Los Angeles, Rebekah sapeva che lui in qualche modo c'era. Sì, a volte aveva dei modi un po'... beh, un po' da Derek Hale, ma lei sapeva che le voleva bene quasi quanto io lei ne voleva a lui.
Le venne improvvisamente sete e decise di andare in cucina a prendersi qualcosa. Derek era lì, seduto al tavolo a fissare il vuoto.
«Dormito bene?» le chiese.
«Stavo dormendo?» chiese stupita, non se ne era nemmeno accorta.
«Sì, più o meno da due ore» la informò lui.
Rebekah diede un'occhiata fuori e in effetti era buio. Chissà se Isaac fosse tornato.
«Isaac è tornato?» chiese fissando il bicchiere ancora vuoto che aveva in mano.
«No, non credo che lo farà e no, non so dove starà»
Rebekah annuì ancora una volta, riempiendosi il bicchiere con la sua amata acqua da frigo. Ormai si cominciavano ad avvicinare le giornate calde, e in più ci si metteva la stufa che ti incorporavano una volta diventato un licantropo.
«Stavo pensando che è stato Deucalion a morderti, appartieni al suo branco» disse tutto d'un fiato Derek.
rebekah buttò giù la manciata d'acqua che aveva in bocca e lo guardò storto.
«Io nel branco con quello lì? Il mio Alpha ce l'ho qua davanti» rispose.
«Volevo solo averne la conferma»
«A volte sei proprio stupido, sai Derek? C'era bisogno che ti facessi la richiesta scritta?» disse, avvicinandosi e mettendosi di fronte a lui, senza smettere di fissarlo.
«Che c'è?» le chiese facendo una faccia buffa.
«Voglio un abbraccio» disse, buttandogli le braccia attorno al collo e attaccandosi a lui come un koala. Lui la circondò con le sue possenti braccia, e Rebekah potè giurare di sentirsi a casa.
«Adesso basta, vai» disse dandole una pacca sul sedere.
«Ehi!» disse guardandolo in maniera assassina.
«Che c'è? Non sapevo che fosse solo di proprietà di Isaac» disse sarcastico.
Lei era a bocca aperta, in cerca di una risposta da dargli, ma riusciva solo a balbettare.
«Va' a nanna Rebekah» le disse, girandosi e dirigendosi verso le scale mentre lei poteva benissimo sentire la sua sonora risata riecheggiare per casa. Le era proprio mancata quella parte di Derek.Emme's corner:
Ehilà lettori, come state? Mi fa piacere che continuate a leggere la mia storia qui, davvero. Mi rendo conto di non essere tanto costante nel pubblicare i nuovi capitoli, e mi dispiace. Ecco perchè fra qualche minuto pubblicherò anche il 28 ^^ Di nuovo, se qualcuno volesse lasciarmi qualche commento mi farebbe tanto piacere! Siete unici comunque *^*
#Emme#
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You are strong, you can do it.
FanficNuovo misterioso personaggio a Beacon Hills. E lo sappiamo, questa cittadina i suoi misteri già ce li ha. Licantropi, cacciatori e umani vivono tutti insieme, chi in serena tranquillità e chi con qualche battibecco. Cosa potrà succedere con un nuovo...