Natale.

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Buon Natale da parte mia così:

"Lasciate che i bambini a Natale vivano un sogno ad occhi aperti. Luci, colori, angeli e frutta colorata da appendere all'albero di Natale. Per una notte o forse qualcuna in più, si potrà costruire un mondo più luminoso, immaginare cose belle, tuffarsi in atmosfere mozzafiato. Queste sono le piccole cose grandi che, porteremo nel cuore da adulti, per essere un po' più sorridenti, un po' più felici."
-Stephen Littleword

***

Me ne stavo li seduta in disparte a guardate la gente felice sorridere aggrappandomi al bordo della sedia di legno giocherellando con i piedi spaesata.
Nel giorno di Natale tutti dovrebbero essere felici, ma io?
Harry Styles, l'uomo che mi è stato indicato come mio protettore, mi guarda con sconforto, sa che dovrò affrontare tutto da sola, che non avrò nessuno a cui legarmi, che potrei rimanere in questa abbandono solitario per molto altro tempo.
<<Possiamo andare>> dice aiutandomi, recuperando una delle due borse che mi porto dietro da giorni senza mai una vera meta precisa.
Harry ha due grandi occhi verdi, un capello abbastanza folto ma tenuto bene, due spalle larghe, alto, bello. Se fossimo due persone diverse e lui non fosse qui per lavoro sarebbe stato eccitante conoscerlo, gli avrei chiesto come si chiama per strada, guardato il sedere, magari avrei anche provato a prendere una cosa insieme a lui. Certo, io sarei stata una ragazza diversa e nessuno dei due si sarebbe trovato in una circostanza del genere e perciò magari non ci saremmo mai incontrati.
<<Starai per qualche settimana in un appartamento insieme a me>> Dice ancora.
<<Vivremo li, fino a quando non ti avranno trovato una sistemazione migliore>> Aggiunge.
Harry non mi parla molto, scambia con me solo poche parole e il più delle volte sono solo delle informazioni che io devo registrare nella mia mente come di vitale importanza.
<<Ci vorrà molto?>>
L'unica cosa che odio più del fatto di dover trascorrere il Natale da sola è doverlo passare con una persona che non conosco o peggio che avrebbe avuto tutta l'intenzione di festeggiarlo con la famiglia piuttosto che con me.
<<Non lo so>>
Mi aiuta anche a salire in auto mettendo nel porta bagagli le due borse.
Per tutto il viaggio non dice altro che un elenco di cose che non potrò fare: un po' tutto come a casa insomma.
<<Posso almeno starmene in camera o dovrai seguirmi anche li?>>
Alla mia ironia risponde con uno sguardo privo di emozioni.
<<Immagino tu possa startene dove vuoi, se rientra nel perimetro dell'appartamento>>

E sarebbe stato grande anche se fossimo stati in dieci quell'appartamento così spoglio. Recuperiamo i nostri bagagli che poggiamo all'ingresso mentre entrambi ci giriamo attorno curiosi di sapere dove ci troviamo: Harry segue il perimetro della stanza esaminando finestre, spifferi, entrate secondarie che però non ci sono ma lui si assicura sia veramente così; io faccio il giro della cucina in bianco, guardo i mattoni rossi delle pareti, i cuscini marroni sui divani bianchi, il parquet chiaro e caldo che sento quando tolgo le scarpe per muovermi più liberamente. Una scala in ferro chiaro porta ad un secondo piano con due sole stanze e un bagno: una sarà la mia camera, l'altra sarà quella di Harry.
I soffitti sono alti, le finestre non si aprono per davvero, il camino è finto.
Una cosa piena, ma vuota.
<<La usate spesso?>>
Immagino che altri prima di me ci abbiano vissuto.
<<Non lo so, credo di si>> Poggia le mie valigie in camera e tiene la sua sulla spalla.
Il cappotto nero lo fa somigliare all'uomo nero, come quello dei brutti sogni ma decisamente meno brutto. Scruta con sguardo accigliato la stanza tenendo le mani in tasca e privo di ogni emozione.
<<Ti serve qualcosa?>> Faccio segno di no.
Se avessi bisogno di qualcosa Harry non sarebbe comunque in grado di darmela.
<<Harry?>>
<<Dimmi?>>
<<Avete già scelto il mio nuovo nome?>>
Mi fissa per una manciata di secondi, le emozioni che mancavano vengono fuori in un solo momento, mi manca perfino il respiro tanto sia intenso quello sguardo. Il segreto del suo sguardo è che non ti accorgi come sia se non ti guarda, hai bisogno che quei due occhi ti guardino dritta in faccia per immergerti in questi.
<<Zoe Simpson>>
Anche il suono della sua voce muta radicalmente, se non fosse per il timbro rauco direi che non si tratta più della stessa persona.
Harry prova pena per me.
<<Sembra un bel nome>> Dico.
In realtà lo detesto, ma non ho mai sentito nessuno odiare il proprio nome.
<<Io sono Harry, Harry Styles>>
Si avvicina tendendomi una mano. <<Ciao>>
Sapeva che conoscevo già il suo nome, credo infatti che le presentazioni siano dovute per via del nuovo nome, come se volesse rendermi cosciente della mia nuova identità.
Quando mi ha stretto la mano la prima volta non sapevo se avrei potuto dire come mi chiamavo, in fondo mi è stato detto di dimenticarlo.
<<Vuoi qualcosa?>>
<<Mangiare forse>> rispondo.
<<Non sai cucinare?>>
<<Non mi piace molto>>
Annuisce silenziosamente.
Perlustra ancora, fermo sulla porta, la mia stanza anche se sembra abbastanza priva di ogni cosa: non c'è una finestra, non ci sono foto o quadri, nulla che gli dia carattere.
<<Bene, poso le mie cose allora>>
Quando esce chiudendosi la porta dietro io rimango immobile, osservando il nulla che mi circonda e il grigio che ne fa da padrone in ogni cosa.
Domani sarà Natale.

Il giorno di Natale sembra essere uguale a tutti gli altri, se vivi dentro quattro mura, senza nessun contatto con l'esterno.
Da giù non sento nessun tipo di rumore così pensavo sarei potuta andare di sotto senza dover trovare per forza Harry e averci a che fare, se oggi avesse dovuto trascorrere questo giorno in famiglia potrebbe essere ancora più imbarazzante il nostro incontro.
Tuttavia, quando apro la porta della stanza che mi ospita un profumo di biscotti mi invade e allora scendo curiosa in punta di piedi stringendomi nella vestaglia da notte in pile gialla: Harry è in cucina a preparare qualcosa, armato di grembiule e sporco di farina dovunque.
È molto tenero con il pigiama rosso e grembiule natalizio addosso.
Muove il mestolo di legno accompagnato da una delle tipiche canzoni natalizie Jingle ball del tutto ignaro della mia presenza.
<<Cosa stai facendo?>> Domando.
Quasi lo spavento.
Si volta preso di scatto, ma non sembra esserne dispiaciuto, sorride e il suo sorriso dovrebbe essere considerato tra i più dolci del mondo se mai qualcuno avesse pensato di farne un primato. <<Buon giorno e buon Natale!>>
<<Buon Natale?>>
<<Oggi che giorno è?>>
<<25 Dicembre?>>
<<Appunto>> esclama sollevando il mestolo di legno in aria. <<buona natale!>>
Vorrei trattenere un sorriso che viene fuori in modo naturale come dovrebbe essere un qualunque sorriso nel giorno di Natale.
<<Sono contento ti faccia ridere!>>
<<Non pensavo lo avremmo festeggiato>> scendendo gli ultimi scalini siedo su una delle sedie al tavolo, nel quale Harry sta lavorando, incrociando le gambe e assaggiando con un dito la glassa alla vaniglia dentro una delle ciotole.
<<Lo credevo anche io, poi ho pensato che sarebbe stato sciocco non festeggiarlo>>
Assaggio beandomene che quasi mi pento di averne preso solo una punta per educazione.
<<Vuoi che faccia qualcosa?>>
<<Hai detto che non sai cucinare>> Constata.
<<Giusto>>
Sbatte in una ciotola un uovo, poi ne aggiunge un secondo e infine un terzo, butta dentro della farina e infine del latte. È abbastanza meticoloso e controlla che tutto sia stato prima misurato adeguatamente e quando lo fa ha una aria serena, ma alla Harry: esce la lingua incastrandola tra i denti e con occhi crucciati fissa ogni misura. Non vedevo da troppo tempo quella espressione sul viso di qualcuno che pensavo non fosse più reale, ma solo una delle mie tante illusioni.
<<Vuoi che provi a cimentarmi?>>
<<Vuoi imparare a cucinare?>> Domanda.
<<No>>
<<Allora non puoi fare nulla>> Sbuffa in modo buffo.
La casa non sa di Natale, nulla ne richiama anche solo lontanamente il colore o l'atmosfera, ma in questo piccolo angolo Harry riesce a farlo con estrema semplicità; alla fine guardo tra gli scaffali e cerco un qualcosa che possa aiutare a rendere migliore l'atmosfera trovando un film di Natale che ho sempre odiato, ma l'unico presente tra questi.
<<Ti piace Il Grinch?>>
<<Lo odio!>> Urla di spalle.
Continua ad armeggiare senza fermarsi mai, non so nemmeno cosa mangeremo eppure mi diverte tantissimo.
Non ci conosciamo, non sappiamo nulla l'uno dell'altro tuttavia oggi siamo qui a festeggiare il Natale insieme.
<<Beh.. abbiamo solo questo!>>
<<Fa nulla allora, ce lo faremo bastare>>
Facendo come mi dice metto su il dvd e lo lascio partire tornando a sedermi sulla sedia ad osservare Harry alle prese con l'impasto per una torta.
Ogni tanto mi dice qualcosa di se e poi però se ne pente, forse perché sa che non potremo mai parlare davvero di ciò che siamo e io non potrò mai raccontare come mi sono sentita quando ho capito di essere rimasta sola.
Volevo morire anche io, ma non ne ho avuto neanche il tempo di pensarlo.
Adesso sto cercando di capire come si potrà vivere nelle vesti di una nuova persona.
Ma oggi è Natale e va bene così.

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