22.2. Count Down.

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"La parte migliore di me è stata sempre tua."
-Gabriele D'Annunzio, L'Innocente

***

Me ne sto distesa sul letto ad osservare, dalla finestra della camera d'albergo, il cielo azzurro in questa splendida giornata estiva. Fuori è caldo, talmente tanto che ho preferito lasciar andare Niall da solo perché di voglia ne avevo davvero poca. Da quando sono di nuovo me posso essere libera ma non mi ci sento affatto. Cammino al suo fianco e la sensazione che qualcosa di brutto possa ancora accadermi mi perseguita al punto che le quattro mura di questa stanza mi danno la sicurezza che mi manca quando sono fuori. Non sono più Zoe Simpsons, ma ammetto che quella parte di me mi manca. Mi ero legata per mille ragioni a quel lato oscuro e finto e alla fine ne avevo fatto parte fondamentale della mia vita: quando qualcosa di brutto mi accadeva ecco che veniva fuori quel lato, pronto a proteggermi da ogni cosa e da me stessa.

Mi manca e so che è sbagliato, ma mi manca.

<<Buona sera pigrona!>> Entra Niall improvvisamente, lo sguardo schizza velocemente sulla porta della camera che annuncia i suoi occhi gioiosi. <<Ti sei persa una giornata fantastica, è stato bellissimo andarsene in giro senza una meta>>
Si avvicina baciandomi sulle labbra con dolcezza. <<Sei tu che ami queste gite senza senso, io sono più per facciamogiteconsenso ricordi?>>
<<Si lo ricordo, ma ogni tanto potresti anche venire con me e smetterla di preoccuparti che qualcosa possa accaderti, altrimenti non ha senso più nulla e questa vacanza serve solo a permetterti di nasconderti ancora una volta da tutto e tutti>> Colpita e affondata.
<<Come lo hai capito?>>
<<Vuoi che non conosca la mia ragazza?>> Domanda sornione e retorico. <<Ho capito che avevi voglia di scappare dal momento in cui mi hai proposto di fare questo viaggio insieme, invece di tornare a casa hai pensato bene che farsi una gita da turistica per caso fosse la scelta più saggia per startene lontana dal tuo mondo vero>> Si stende al mio fianco abbracciandomi e stringendomi al suo petto. Percepisco il suo calore, la pace che questo semplice gesto riesce a darmi ed è il dono più grande che ogni giorno riesce a regalarmi senza nemmeno rendersi conto. È meraviglioso.
<<Ti va se prenoto due biglietti per casa tua, andiamo in Italia!>>
<<Niall, non lo so, non credo di essere pronta a farlo>>
<<Di cosa hai paura?>>
<<Non lo so>> Ripeto.
<<Devi capirlo ed è l'unico modo che possa esserci per farlo, hai bisogno di trovarti faccia a faccia con la tua paura più grande e sconfiggerla>>
<<Perché bisogna abbattere le proprie paure sempre? Possiamo anche vivere con queste e farci l'abitudine, alla fine ci impari a convivere e va bene così>>
<<Non è il problema della paura, amore, il problema qui è che devi quanto meno provare a superarlo>>

Odio quando riesce a dire qualcosa che mi rende stupida, odio lui e il suo essere così perfetto; tenta in tutti i modi, ogni giorno, di sovvenire a quella mancanza che lui stesso ha creato e poi ha anche frantumato: la fiducia. Anche se adesso è tutto cambiato, mi ricapita di pensare e vorrei lasciarlo.

<<Quindi che si fa?>>
<<Si torna in Italia!>> Dice guardandomi dritta sicuro, pronto a sostenermi se ne avessi bisogno.

Una cosa ho imparato da tutta quanta questa storia: devi imparare a lasciar scegliere perché la nostra vera libertà è la scelta.

Abbiamo preso armi e bagagli e siamo andati via da Los Angeles senza voltarci indietro o ripensamenti. Più volte durante il tragitto ho chiesto a Mercedes se avesse paura o avrebbe preferito non esserci ma ha sempre risposto in unico modo: <<Io ci sono Zoe>>

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