Prologo

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"Tell me now, Am I running out of time?"

[What A Feeling - OneDirection]


È caldo, tremendamente caldo sotto la carrozzeria di quest'auto, credo di avere dell'olio e dello sporco anche in bocca, ma se non metto a posto questa ferraglia entro stasera mio padre me ne dirà di tutti i colori e non sono dell'umore giusto per starlo a sentire.

In questi giorni non è solo il caldo di fine Agosto a opprimermi, mi sento ancora più taciturno e apatico di quello che sono solitamente di indole.

Questo paese mi soffoca, tutti a dire la loro per tutto e anche se sei uno a cui non importa del giudizio altrui, a lungo andare finisci per venirne travolto senza rendertene conto; gli sguardi, i vocii e tutto il resto finiscono per incollartisi addosso peggio dell'olio dei freni di una macchina, sono come minuscoli insetti che ti si insinuano sotto pelle e provano a mangiarti da dentro e alla fine se, come me, perdi il tuo appiglio finendo per sentirti solo, li lasci vincere e inizi a credere di essere sbagliato e contro tempo.

Un tempo che ho imparato a tenere grazie al rumore che ha iniziato a fare il mio cuore anni fa, un giorno qualsiasi, che qualsiasi poi si è dimostrato non esserlo, ha preso a correre e io l'ho semplicemente seguito.

Anno dopo anno non mi importava del resto del mondo, quel rintocco mi confortava e mi faceva sentire al sicuro.

Stringo l'ultimo bullone e aiutandomi con le gambe faccio scorrere il carrello fuori dalla macchina, faccio forza sui gomiti per sollevare la schiena da quest'asse di legno su cui passo le mie giornate da... sempre credo.

L'officina è deserta, è lunedì pomeriggio e sono già andati tutti via, anche Louis che solitamente resta a farmi compagnia fino alla fine.

Oggi no, oggi aveva un impegno, lui e tutte le sue cose segrete, ora che abbiamo finito la scuola ed è libero da stupidi compiti e lezioni, spesso sparisce, lui e questa mania incontrollabile di fare sesso con tutti i ragazzi gay che riesce a scovare nei paesi vicini.

Sistemo i miei attrezzi, cerco di ripulirmi come posso con un panno quasi pulito ed entro nell'ufficio di mio padre per cercare qualcosa da bere.

Questa stanza è piena di fogli sparsi, di fatture stropicciate e pezzi di auto nuovi e vecchi, mi avvicino al piccolo frigorifero nell'angolo e mi accovaccio davanti come fossi un gatto, le ginocchia che fanno capolino dai miei jeans rotti e sporchi, afferro una birra e appoggiandola al bordo dello sportello, con un colpo secco della mano, la apro facendo sfrigolare il contenuto, mentre il tappo tintinna rimbalzando per terra.

Mi giro per uscire e ci manca poco che non faccia cadere la bottiglia, c'è una figura appoggiata allo stipite della porta in controluce che mi sta fissando.

Non è una figura qualsiasi, la riconoscerei anche al buio o ad occhi bendati, le mie narici conoscono la fragranza della sua pelle, quell'odore forte reso fresco dall'acqua di colonia che ruba sempre a suo padre.

Mi porto una mano al petto e - Dannazione! Mi hai fatto quasi venire un infarto! - protesto, avanzando verso di lui.

- Passavo di qui e ho visto le luci accese. C'è solo la tua moto fuori, quindi ho pensato che... - sono giorni che non sento il suono della sua voce e quasi mi manca il fiato. Naturalmente non farò il pappa molla e non voglio che veda il fremito dei miei occhi, così mi porto la bottiglia alle labbra e sorseggiando la mia birra mi appoggio alla scrivania di mio padre - Cosa vuoi, Liam? - non lo guardo mentre lo dico, non posso proprio.

Endlessly|ZiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora