Chapter 2 - Can I help you?

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Dormiva ancora quando l'aereo atterrò.

Il passeggero di fianco a lei la scosse un poco per svegliarla, con delicatezza.

Cami fece uno sbadiglio e si stiracchiò, poi realizzò di dover scendere dall'aereo.

L'aeroporto era definibile solo con una parola: caos.

Il viavai di persone da tutte le parti, facce tristi e felici, sguardi persi e il rumore di sottofondo riempivano l'aria di quell'atmosfera che disorientò leggermente Cami.

Guardando una donna andare velocemente verso l'uscita trascinando la valigia, si ricordò di dover andare a recuperare i bagagli.

Perso un po' di tempo a capire dove andare, riuscì infine nell'intento e poco dopo si ritrovò fuori.

- Sei a New York, Cami. - si disse.

Inspirò, improvvisamente eccitata all'idea, e andò in cerca di un taxi.

Ne mancò uno per un soffio: una signora d'età matura e dall'aspetto piuttosto importante era riuscita a prenderlo per prima.

Attese solo qualche minuto. C'erano tantissimi taxi in circolazione e si fermò veramente poco ad osservare la realtà intorno a lei, giusto un secondo.

- Alla Juilliard. - disse all'autista.

- Curioso, ci va anche mio figlio. - commentò lui.

Cami lo guardò meglio.

Non riusciva ad avere una visione soddisfacente dell'uomo, ma non le sembrò tanto vecchio da avere un figlio più o meno della sua stessa età.

- Come si chiama? - gli chiese.

- Justin. Forse lo conoscerai a scuola.

- E' al primo anno?

- No, al terzo.

- Oh.

Rivolse lo sguardo al finestrino. Lo stesso caos dell'aeroporto era proiettato nella vita in città, sembrava proprio che nulla fosse fermo. C'era sempre movimento, ovunque.

New York era davvero la città che non dormiva mai.

Persa nelle sue riflessioni, si accorse all'improvviso che l'auto era ferma. Era arrivata a destinazione.

- Quanto le devo? - gli chiese.

- Nulla, il primo giro a New York è gratis. - le fece l'occhiolino.

Cami sorrise. Finalmente qualcosa andava nel verso giusto! Era stata proprio fortunata.

Scese e si fece aiutare per i bagagli.

- Buona fortuna, signorina. - le disse l'autista sorridendo.

- Cami, mi chiamo Cami. Grazie a lei.

La ragazza trascinò le valigie ed entrò all'Accademia.

L'atrio era ampio e luminoso, le porte a vetri e l'atmosfera carica di candore dal sapore professionale. Già le piaceva.

Raggiunse il punto accoglienza con l'eco dei passi sul pavimento perfettamente lucido e pulito, e si rivolse alla signorina bionda seduta dietro al bancone.

- Buongiorno, sono Camila Cabello e sarei dovuta arrivare lunedì ma qualche inconveniente mi ha impedito di arrivare in tempo. Può indicarmi la stanza assegnata?

La bionda digitò in fretta qualcosa al computer di ultima generazione.

- Mi spiace, signorina Cabello, le stanze sono tutte occupate.

Shawn 365 (Shawn Mendes)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora