primo

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I racconti che iniziano con un matrimonio dovrebbero mettere allegria, felicità e far credere che l'amore sia ovunque, sia possibile. O almeno, così mi hanno detto.

È il servizio più noioso su cui abbia mai dovuto lavorare: un matrimonio nella chiesa più vecchia del paese? Ma a chi interessa? E soprattutto: chi va a sposarsi in una chiesa che cade a pezzi da dieci anni ormai?

Io, le persone, non le voglio capire. Veramente. La chiesa una volta doveva essere stupenda, sì, ma ora le pareti perdono pezzi di intonaco, facendo intravedere i mattoni sotto (e cos'è, quello, un affresco?), le assi di legno del pavimento si sgretolano appena qualcuno le sfiora, sono rimasti meno di una decina di banchi agibili in tutta la chiesa (tutti già pieni e strapieni di persone), gli altri saranno buoni come legna da ardere e, come ciliegina sulla torta, fa un caldo d'inferno perché siamo a giugno e qui dentro non entra un filo d'aria probabilmente dal 1968. Sempre che possa fare caldo d'inferno in una chiesa.

Mentre ridacchio da sola, per la mia simpatia, qualcuno mi chiama, all'entrata della chiesa.

-Rebecca...- il fotografo che lavora con me, Michael Clifford, cerca di mettere i piedi sulle travi che gli sembrano più stabili, terrorizzato che possano disintegrarsi sotto il suo dolce peso.

-Dimmi.- Ci spostiamo verso sinistra, stando sempre verso la fine dell'edificio, accanto all'uscita.

-Quanto tempo dobbiamo stare qui? Insomma, che cosa devi scrivere in quell'articolo?-

-Ottima domanda.- e lo è davvero. Non so proprio che dire, magari avrei descritto tutta la cerimonia e basta, senza partecipazione e sentimento, fredda come la colonna di marmo a cui sono appoggiata. Perché so di poter scrivere anche bellissimi articoli, ma i sentimenti non sono il mio forte, non so mai come metterli nero su bianco, cosa che una scrittrice dovrebbe saper fare senza neanche pensarci.

Gli ultimi articoli che avevo scritto erano finito sul giornale, uno parlava della scuola, uno di qualche evento sportivo, un altro di qualche festa in occasione di qualche patrono, ma il capo redattore, il signor Styles, mi ha detto esplicitamente che avrei dovuto mettere "più sentimento in ciò che scrivo, la gente non vuole leggere un telegramma dettato da un computer." Mi sono sentita malissimo, volevo scoppiare a piangere davanti a lui, mostrando che di sentimenti, ne avevo, ma sarei sembrata penosa; mi sono trattenuta, fino a diventare rossa in viso. Poi ho pianto a casa.

-Bec, guarda che bella!- Michael mi fa cenno verso il portone da cui siamo entrati.

Sta entrando la sposa ed è semplicemente stupenda. Deglutisco, guardando come il vestito candido le ricade sulle forme perfette del corpo, come i capelli biondo cenere sono raccolti sulla nuca in un nido di trecce dorate, come con passo elegante entra sorridendo e guardando il futuro marito. È una scena talmente bella, sembra uscita da un film, nulla potrebbe rovinarla.

Tranne Michael, che, mettendo il piede sull'inizio della trave sbagliata, fa alzare l'altro capo del pezzo di legno, che, come azionato da una leva, gli finisce in faccia, provocando un sonoro TUM seguito da un tonfo: il mio amico (e fotografo ufficiale) è svenuto per terra e porta i segni della trave sulla fronte, come un timbro.

AN
ciaoo e benvenuti! questo è un esperimento, amici
quindi volevo chiedervi se vi ispira anche solo poco-poco-poco
anche se comunque la continuerò presto, perché mi esalta abbastanza, poi è la mia prima storia su Calum, che mi ispira sempre tanto amore e non vedo l'ora di buttare cuori, bacini e cioccolatini su questa storia
ok basta la smetto
a presto!
Giada :)

Verona || Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora