Questa mattina mi sono alzata, evitando di pestare le magliette sporche e le mutande di Michael sparse sul pavimento, un risveglio un po' traumatico, anche perché mi sono chiesta come abbia fatto a ridurre così la stanza dopo a malapena tre giorni. Uscendo dall'hotel e respirando l'aria fresca del mattino, non mi sarei mai aspettata di dovermi mettere a litigare con un cinese palestrato.
Cammino verso il circolo delle Giuliette, cosa che facevo da un paio di giorni ormai, quando, svoltato l'angolo, sbatto contro un muro.
Voglio dire, un muro di muscoli. Mi accorgo che è un ragazzo dalla pelle un po' scura, occhi profondi color cioccolato fondente, capelli neri, due labbra carnose e un naso...importante. Guardandolo così, ha un non so che di asiatico. È anche abbastanza alto e, da quanto ho sentito (e da quanto vedo attraverso la maglietta nera) muscoloso, ma mi sta facendo ombra e mi blocca il passaggio.-Scusami, puoi ehm levarti dal...-
-Ehi!- il moro mi guarda. Ha le sopracciglia agrottate, come se fosse innervosito, annoiato o arrabbiato. O tutte e tre insieme. Ma capisco che quelle emozioni non sono dirette a me. Non ancora, almeno.
-Scusa se ti sono venuta addosso, non ti avevo visto.- dico, con la bocca impastata.
Poi penso che la frase ha anche un doppio senso. Poi penso che il ragazzo non può averlo pensato. Poi penso che io l'ho pensato, quindi anche lui potrebbe averlo pensato. Insomma penso di pensare troppo e penso troppo ai pensieri.
Non riesco a smettere, mi sono incantata, gli sto fissando il viso da quando si è girato per rispondermi, parlo senza pensare e mi escono frasi stupide. Dovrei giustificarmi, scusarmi... no, ma che dico.Il moro sembra non farci caso, spostandosi di lato per lasciarmi passare.
Mormoro un "grazie" e faccio per andare verso le scale che portano alla sala delle Giuliette.
-Aspetta.- una voce roca e profonda, una bella voce, mi fa girare nuovamente verso il ragazzo. -Tu fai parte di quel gruppo di matte che scrivono lettere?-
Rimango spiazzata. Gruppo di matte? Ma come si permette questo?
-Non credo di aver capito bene.-
Lui alza gli occhi al cielo, evidentemente infastidito -Giulietta, lettere d'amore, risposta dopo 50 anni... ti dicono niente?-
-No aspetta.-Gli ingranaggi della mia testa iniziano a girare, ma c'è qualcosa che non quadra. -Tu non hai tanto la faccia da Adele.-
Mister Muscolo serra la mascella -Senti, una di voi "Giuliette" ha scritto a mia nonna, che adesso è convinta di poter trovare il suo Luca, andandosene in giro per l'Italia, solo perché qualche squilibrata le ha dato l'idea.-
Mi sento ferita nel profondo -Io non sono squilibrata! Ho solo...-
-L'hai scritta tu?- Mi interrompe, fulminandomi con lo sguardo.
Sono tentata di negare tutto, solo perché un po' mi intimorisce, ma prendo coraggio. Non lo farò. -Che problemi hai?- La domanda mi esce un po' troppo sgarbatamente.
-No, tu che problemi hai. Perché rispondere ad una lettera dopo 50 anni che non veniva fatto? Perché adesso? Perché a mia nonna...- la voce gli si incrina un poco, emette un sospiro, poi si passa una mano sul viso, esasperato.
-Volevo che sapesse che non è mai troppo tardi.- riesco a mormorare.
Il moro prova a ribattere, ma una voce lo richiama: -Caro, mi aiuteresti a scendere dalla macchina?-
Solo in quel momento noto una Renault color argento poco lontano da noi, la portiera posteriore sinistra è aperta e riesco ad intravedere una figura seduta sui sedili.
Sento il ragazzo asiatico sospirare, per poi andare vicino all'auto e aiutare... una signora anziana, decisamente non asiatica, dai capelli grigi raccolti in una crocchia, gli occhi neri e vivaci. Appena esce dalla macchina, ringrazia il moro, dandogli due colpetti sulle spalle.
-Ho perso il mio bastone da passeggio, caro, sai dov'è finito?-
-No, nonna. Provo a vedere nel bagagliaio.-
-Non fa nulla, lo cerchiamo dopo.- sospira.
Lui non risponde, sorride appena, probabilmente abituato a questi cambi d'idea repentini.
Poi la signora mi vede.È bassina, gli occhi scuri e vivaci, i capelli bianchi, screziati di grigio, sono raccolti sulla nuca in uno chignon disordinato. Il naso è molto delicato, mentre le labbra sono spesse e rosee.
-Tu devi essere la Giulietta della lettera!- si avvicina e mi porge la mano. -Sono Adele.-
-Rebecca.- rispondo con un sorriso.
-Lui è mio nipote...- lo guarda, aspettando che si presenti. Dato che lui non sembra voler prendere la parola, Adele gli tira un pugno sul braccio, facendolo smuovere.
-Ahi, nonna.- ennesimo sospiro. -Sono Calum.-
Non credo di aver capito bene -Carlo?-
-Calum.-
-Coulomb?-
-Calum. Se vuoi ti faccio lo spelling.-
-Sì, grazie, aiuterebbe.-
Calum quasi ringhia, alzando gli occhi al cielo. Sua nonna, invece, sembra entusiasta.
-Che bello! Volevo tanto ringraziarti. Non pensavo che qualcuno mi avrebbe mai risposto dopo tutti questi anni.- la sua espressione diventa più seria, nostalgica -Luca era il mio grande amore, tu mi hai dato speranza: posso ancora trovarlo, se voglio e voglio farlo. Sono venuta fino a qui, sono tornata a Verona per poterti vedere e ringraziarti.-
Calum tossisce, impaziente, come se dovesse andare chissà dove a salvare il mondo e non avesse tempo per due chiacchiere. Irritante.
-E volevo chiederti- continua Adele, ignorandolo -se vuoi venire con noi a cercarlo.-
Calum quasi si strozza con la sua stessa saliva. -Cosa?- dice in tono stridulo. -Perché?-
La nonna evita la sua domanda con un gesto della mano, come per scacciarla -Oh, sempre a chiedere "perché" tu. Questa è la mia missione, decido io che cavalieri reclutare-
Calum rimane a boccheggiare, mentre sua nonna aspetta una mia risposta. Non ho dubbi.
-Certo! Avverto solo il mio collega, non posso lasciarlo da solo.-
Subito chiamo Michael, spiegandogli la situazione e dicendogli di fare le valigie.
-Forse abbiamo trovato un artivolo degno!-
-Speriamo.- lo sento sbadigliare -Altrimenti abbandoniamo un hotel stupendo per nulla.- che materialista.
Sorrido verso i miei due nuovi compagni di viaggio, che sono tornati vicino alla macchina, così li raggiungo.
-Veniamo entrambi!-
-Evviva.- risponde Calum, con così poca convinzione che potrebbe smorzare l'entusiasmo anche a Tigro, l'amico di Winnie The Pooh.
Ho una domanda che vorrei fargli da troppo tempo, perciò prendo coraggio e lo chiamo: -Posso farti una domanda?-
Lui si gira, inarcando un sopracciglio.
-Ma sei cinese?-
-E io che pensavo volessi farmi una domanda intelligente!- questa mi sembrava abbastanza intelligente, ma non dico nulla. -Comunque no.-
-Coreano?-
Scuote la testa.
-Giapp...-
-Neozelandese!- risponde, esasperato.
-Va bene, scusa, Colombo.-
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Verona || Calum Hood
Fanfiction"Siamo nella città dell'amore! Come fai ad essere così triste?" "Non credo nell'amore." "La prendo come una sfida." Dove una ragazza decide di accompagnare una signora anziana e suo nipote alla ricerca del suo vecchio amore. [Ispirato a "Letters to...