settimo

180 19 7
                                    

-Eravamo giovani, io avevo 20 anni.- inizia Adele. -Ci vedevamo tutti i giorni all'ombra di un albero, in mezzo ai campi dove lavorava. Ballavamo su note di canzoni che solo noi sentivamo, parlavamo per ore, mi faceva ridere, guardavamo le nuvole nel cielo... Oh, eravamo molto innamorati. Voleva chiedermi di sposarlo, ma i nostri genitori non avrebbero mai acconsentito.-

-Hanno salvato quel povero ragazzo- borbotta Michael vicino a me e spero che Adele non abbia sentito.

Ma sembra non far caso alle parole del fotografo. -Purtroppo, mio padre dovette cambiare lavoro, cosa che portò l'intera famiglia a doversi trasferire. Voleva andare in Austria, o in Svizzera, diceva che  avrebbe imparato addirittura il francese per avere la possibilità di far crescere al meglio la nostra famiglia...- fa una pausa, sospirando, ma sorride. -Come ho scritto nella lettera, avevo detto a Luca che sarei andata da lui. Era il giorno della partenza, gli avevo dato appuntamento sotto il nostro albero. Volevamo scappare insieme, lui mi ripeteva che potevamo farlo, lui aveva dei soldi da parte, abbastanza per andarcene insieme e ricrearci una vita lontano dai nostri genitori, che per qualche motivo che non abbiamo mai compreso appieno, erano così contrari... Ma ho avuto paura, alla fine sono partita con la mia famiglia. Mio padre ha trovato un altro lavoro, anche se non all'estero, abbastanza lontano da Luca, troppo lontano. A Luca ho pensato ogni giorno, ogni giorno pensavo alla scelta che ho fatto e a quella che avrei potuto fare...-

Calum interrompe bruscamente il racconto: -Ehm nonna, io sono qui, evitiamo di fare come se la mia esistenza fosse una cosa di poco conto-

Adele ride -Caro, ho amato tuo nonno, tranquillo. Mi chiedo solo come sarebbe potuto essere...-

-Wow.- il mio vicino è completamente rapito dalla storia -È così commovente...-

Adele sbuffa, spezzando l'atmosfera che aveva creato poco fa. A quanto pare Michael non le va tanto a genio.

-Oh, Calum! Gira qui, a destra!- la signora indica la direzione fuori dal finestrino. Si guarda intorno, come una bambina in un luna park.

-Riconosci il posto?- le chiedo, non riuscendo a capire la sua espressione.

-Sì- sussurra a voce talmente bassa che ho dovuto guardare le sue labbra per capire la risposta. -Qui... era casa sua... Calum, fermati qui per favore.-

Il nipote fa come gli è stato ordinato, fermando la macchina sulla destra di una strada sterrata.
Poco più avanti vedo un'enorme cascina in mattoni rossi, alcune piante rampicanti si aggrappano alle mura esterne, alcune hanno dei fiori lilla o gialli, sulla sinistra, poco prima di arrivare alla casa, c'è un piccolo laghetto, in cui qualche papera nuota pigramente, sulla destra noto una staccionata, dietro alla quale qualche mucca pascola tranquilla.

-È quasi come la ricordavo- Adele esce dall'auto, tremante.

Calum mi lancia uno sguardo della serie "vieni anche tu" e insieme seguiamo sua nonna, che cammina verso la porta d'ingresso.
Si ferma davanti al campanello, come se non fosse sicura di volerlo suonare e rivedere qualcuno che conosce.

-Eccoci qua- Adele prende un gran respiro, prima di pigiare sul campanello, che emette un suono stridulo all'interno dell'abitazione.

Passano secondi che sembrano interminabili, prima che si sentano dei passi dall'altra parte della porta, che viene aperta lentamente.
Posso sentire Adele trattenere il fiato.

Un uomo alto, anziano, ma non come Adele, forse poco più giovane, dai capelli grigi e gli occhi marrone chiaro, ci squadra con un sopracciglio inarcato.

Adele non sembra voler prendere la parola, allora mi faccio avanti io -Salve, stiamo cercando un certo Luca...- mi sono accorta di non sapere il cognome di Luca, perciò guardo Adele e Calum, aspettando che uno dei due lo dica.

-Emmingo. Luca Emmingo.- risponde Calum.

Il signore di fronte a noi apre leggermente la bocca, poi la richiude, schiarendosi la voce. -Io non...-

-Non è lui.- sussurra Adele.

-No che non sono io.- il tipo sembra riprendersi dalla trance. -Quindi non capisco perché siate ancora nella mia proprietà! Via, via!- ci scaccia come se fossimo delle galline della sua fattoria, sventolando le mani e urlando versi.

-Zotico.- brontola Calum, mentre si accomoda al volante.

-Oh dai, Calum. Che razza di insulto è?- Adele ride, ma non sembra divertita. -Io userei parole come...- tira giù il finestrino e urla verso la casa -...stronzo!-

***

Siamo tornati a Verona, perché da qualche parte dovremmo pur dormire, anche se non ci fermiamo nell'hotel in cui alloggivamo io e Michael durante gli scorsi giorni, cosa che il mio amico non ha preso tanto bene.

-C'era la sauna... E la piscina... E la sauna!- cantilena, appunto, mentre Calum parcheggia nel piazzale del nuovo hotel.

-Anche qui c'è  una piscina. Ma comunque non ci fermeremo tanto, giusto, nonna?-

-Calum, non mettermi fretta, sai che poi non dormo bene-

-Già, non vorremmo mai che si svegliasse ancora più acida di quanto non sia...- borbotta Michael, ricevendo uno sguardo fulminante da parte di Adele.

-Va bene!- cerco di smorzare la tensione. -Ci farà bene riposare stanotte, domani vedremo cosa fare. A mente lucida- lancio un'occhiata silenziosa a Michael, che scrolla le spalle, come a dire "ha cominciato lei, devo pur difendermi."

Entriamo. L'entrata è enorme, una sala ovale tutta sui toni del rosso: divanetti rosso scuro, tappeti dai disegni rossi, neri e bianchi, le tende sono rosse e oro, addirittura i quadri hanno soggetti o paesaggi di questo colore.
È affascinante come tutto questo rosso non sia affatto pesante, anzi, quasi piacevole, quasi mi riscalda davvero.

Ci avviciniamo al bancone della reception, ma non c'è nessuno. Michael, quindi, cerca di farsi sentire, urlando: -Ehi! C'è nessuno?-

Dopo tre minuti di urla di Clifford, decido di tappargli la bocca. -Mi sa che non c'è nessuno-

-Guarda!- Calum si avvicina a me, fissando il bancone e schiaccia un campanello, che subito emette un suono squillante.

-Avete chiamato?- Da sotto il bancone, appare un ragazzo dai capelli ricci, vestito con una camicia bianca e eleganti pantaloni neri, come un cameriere.

-Aspetta.- Michael lo fissa, allibito. -Tu non hai sentito prima, quando urlavo, chiedendo se ci fosse qualcuno...?-

Il ragazzo è serissimo -No. Non ho sentito nessuno urlare- Decide di ignorarlo. -Comunque, io sono Ashton e vi porgo il benvenuto all'Hotel Vittoria. Quante camere vi servono?- mostra un sorriso così bello che credo di essermi incantata.

Balbetto qualcosa, ma non credo abbia senso, eppure le sue fossette sulle guance non smettono di farlo sembrare bello come un Adone greco.

Per questo si intromette Calum, impaziente: -Quattro camere, grazie-

-Ne ho solo due- Ashton estrae, sempre da sotto il bancone magico, due chiavi, con tanto di portachiavi di legno più grosso della chiave stessa. -Una è da quattro, l'altra è singola.-

Adele alza la mano subito -Singola, grazie! Non ne posso più di vedere mio nipote girare in mutande.-

AN
SÌ LO SO IL COGNOME DI LUCA (aka Luke) FA STRA RIDERE.
Luke Hemmings italianizzato male. E sottolineo male. Ma è questo il bello.

Comunqueeee
Come vi sembrano i personaggi?
A questo punto immagino che ci siano idee ormai chiare:

Che dite di Adele, la nonnina carissima?

E Calum come vi sembra? Un po' freddino eh

E Michael?

Invece la protagonista?

La storia vi continua a piacere? Spero di sì

Ok basta. Ho finito le domande

A presto!
Giada

Verona || Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora