diciottesimo

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Calum è bellissimo. Non lo penso nel vedere come si è vestito, anche perché ha una semplice camicia nera sui jeans dello stesso colore, non lo penso neanche per i capelli ancora leggermente umidi che gli ricadono scompigliati sulla fronte. Lo penso perché mi sorride, intorno agli occhi gli si formano delle piccole rughe, quando i suoi zigomi si alzano, e il tempo si ferma. C'è silenzio e vorrei che restasse così, in modo che io possa continuare a guardarlo senza distrazioni, senza rumori, osservando ogni parte del suo viso.

Invece dura solo qualche secondo, prima che Michael esca dalla sua stanza e ci faccia presente che ha già finito la carta igienica nel suo bagno.

-Ora la mia serata non può che migliorare...- sospiro.
Calum ride, prima di porgermi il braccio per scendere nella hall insieme.

Fuori c'è un leggero vento, che proviene dalla parte opposta a dove siamo diretti, scompigliandomi i capelli, cosa che altera un po' il mio umore.
Calum non ha prenotato da nessuna parte, perciò nei primi due ristoranti sul lungolago in cui entriamo non troviamo posto, ma in terzo sembra quello giusto. È grande, almeno, da quanto si vede dalla grande vetrata che dà sulla sala, immagino che lo sia e anche il fatto che questa volta riusciamo ad avere un tavolo aiuta.
Le enormi finestre che danno sul lago rendono possibile la vista dell'acqua, leggermente illuminata dai lampioni sul perimetro del lago, da ogni punto della sala, infatti anche dal nostro tavolo, che non è proprio vicinissimo alla vetrata, riusciamo a vederlo benissimo.

-Sai,- inizia Calum, dopo che i nostri calici sono stati riempiti con il vino -forse questa storia inizia a convincermi.-

Ci metto un momento a capire che sta parlando di sua nonna e di Luca, non di noi due a tavola da soli. -Oh, bene.- Leggero colpo di tosse. -Sai che possiamo anche non parlare di questa missione, per una sera?- Il mio tono sembra più infastidito di quanto sia davvero, doveva essere solo una frase un po' provocatoria, ma lo penso davvero, anzi, speravo proprio di non parlarne, almeno per queste poche ore.

-Hai ragione.- Mi guarda negli occhi e subito mi sento le guance bruciare, fa un lieve sorrisetto.

-Stiamo giocando a chi distoglie lo sguardo o a chi ride prima?-

-No, anche perché vincerei io.- E subito cambia espressione, aggrottando le sopracciglia e serrando la mascella, abbassa leggermente il mento.

Subito mi viene da ridere, per come sia cambiato così facilmente. Poi il pensiero di quanto sia sexy mi attraversa la mente e devo bere un sorso di vino per nascondere un minimo le mie guance nuovamente rosse. Ma Calum se ne accorge lo stesso.

-Allora funziona?- sorride, quando annuisco. 

-Anche troppo- borbotto, con la bocca ancora nel bicchiere.

-Come anche troppo?- spalanco gli occhi, mentre lui ride. Si diverte a mettermi sempre più in imbarazzo o è veramente genuino così, anche lui sorpreso? -Sta tutto nel modificare lo sguardo, alla fine mostra quello che pensi.-

-E tu a cosa pensavi?- poso finalmente il bicchiere, cercando di far prendere aria alle mie guance, magari se si raffreddano tornano ad un colore normale.

Ma lui non mi risponde, sorride e basta, guardando il suo calice di vino, poi me, addolcendo la curva delle labbra.

-Ha funzionato.-

Inclino leggermente la testa verso destra, è un gesto che di solito mi accorgo di aver fatto solo dopo un po', perché sento male al collo, questa volta invece ne sono pienamente consapevole, sto esprimendo la mia confusione e anche un po' il disagio che provo dopo questa sua affermazione. Io volevo una risposta alla mia domanda, non qualcosa di criptico. Mi offendo un po'. Poi penso che non dovrei uno: pensare a lui in un modo da più-che-amico e a quanto sia bello e a suo sguardo e due: ma offesa per cosa, che magari pensava alla sua ragazza e a come... A proposito.

-Fai così anche con la tua ragazza?- copro l'ultima parola con il calice di vino, di nuovo, davanti alla mia bocca, come uno scudo di vetro e alcool. Indistruttibile, Rebecca, brava.

Il ragazzo davanti a me ora sembra si sia gelato all'improvviso, la forchetta a mezz'aria, poi prende un respiro profondo e scuote la testa -No, non più.-

Ecco, ora sì che ho rovinato la serata. Come rimedio? Di che si può parlare dopo aver tirato fuori l'argomento della ragazza del ragazzo che ti piace? "Buoni questi tortellini"?

Per fortuna è Calum a riprendersi per primo -E comunque,- inizia sorridendo molto serenamente -dovrei spiegarti...-

-Desiderate un dolce?-

Ovviamente veniamo interrotti dal cameriere, ma il moro si illumina, invece di mostrarsi spazientito. -Certo!-

E così non scopro neanche questa volta la cosa che dovrebbe dirmi. Ma la serata sembra essersi ripresa completamente. Sarà colpa del vino o degli zuccheri nei dolci, o di entrambi, ma nessuno dei due smette di sorridere all'altro. Calum mi porge un cucchiaino del suo dolce, spargendo la mousse al limone sul mio naso, al che io mi vendico con la panna che era a lato del mio tortino al cioccolato, spalmandogliela su una guancia. Guadagniamo un paio di occhiatacce da parte dei commensali alla nostra sinistra e due sorrisi divertiti da quelli alla nostra destra. 

Prima di uscire, mi avvio a pagare il conto, vengo fermata da Calum a metà strada, che dice che pagherà tutto lui. Iniziamo a discutere ad alta voce, ma arriviamo ad un compromesso: metà ciascuno. Sorrido soddisfatta mentre esco dal locale, seguita dal ragazzo che non ha ancora smesso di sorridere da quando gli ho abbellito le guance con la panna.

-Facciamo ancora un giro?- gli chiedo, lui per risposta mi prende la mano e inizia a camminare.


A/N
Avevo il capitolo pronto da quasi una settimana ma avevo il culo pesante a pubblicare, ma ora ce l'ho fatta sono fiera.

Non penso che durerà ancora molto questa ricerca, tra poco troveranno Luca... chissà forse nel prossimo capitolo?👀 Chi può dirlo... Oh, io.

Comunque grazie che continuate a leggere questa storia 🥺✨
e se volete vedermi lamentare o postare robe che non interessano a nessuno:

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A prestooo (? se spera)


Verona || Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora