-Nonna...- Calum sta seguendo Adele da circa mezz'ora, salendo e scendendo le scale, attraversando i corridoi, passando in mezzo alla sala da pranzo, ma l'anziana signora sembraa essersi dimenticata di essere anziana.
Io e Michael siamo dietro di loro, lui ha il fiatone, credo sia anche perché dieci minuti fa stava mangiando il suo terzo pacchetto di patatine e la sua digestione non può lavorare bene se, nel mentre, si muove pure. Insomma, fare due cose contemporaneamente gli viene difficile.
Io invece inizio ad avere male ai polpacci, soprattutto mentre scendo le scale.-Bec, inizio a... sentire le patatine... che risalgono... dal mio stomaco.- dice, intervallando ogni due parole da un sospiro affannato.
-Bleah, puoi andare in bagno.-
-Nonna!- Calum si blocca, in mezzo al corridoio, urlando ancora un paio di volte il nome di Adele, che finalmente si ferma, facendo riprendere fiato a tutti quanti.
-Tesorino, questo posto ha anche una piscina, sai?-
-Possiamo andare tutti alla piscina, se vuoi, ma, per favore, possiamo parlare di qualcosa di utile?-
-Magari da seduti.- aggiunge Michael.
Adele fissa il nipote. Calum ricambia. Sembra di assistere ad un incontro di resistenza molto intenso. Mi chiedo come siano i pranzi di famiglia, da loro. Si fissano tutto il tempo e il primo che sbatte le ciglia deve lavare i piatti?
-E va bene.- cede lei. -Alla piscina!- e ricomincia a trotterellare giù per le scale, uscendo da una porta laterale, che dà, appunto, sul terrazzo con la piscina.
-Io mi chiedo...- inizia Michael, che aveva ritrovato i polmoni. -Mi chiedo a cosa le serva quel bastone che si porta dietro, se sa camminare meglio di un escursionista.-
***
Questo terrazzo è abbagliante, le piastrelle bianchissime sono colpite dalla luce del sole, cosa che rende impossibile guardare dove metti i piedi se non vuoi perdere la vista. L'acqua della piscina più grande è blu scuro, probabilmente grazie al colore delle mattonelle sul fondo, mentre quella per i bambini è di un colore più chiaro, entrambe però mi riflettono i raggi di luce direttamente in faccia, facendomi strizzare gli occhi.
Ci sediamo ad un tavolino, bianco ovviamente, con quattro sedie, bianche, che si trova sotto un ombrellone, neanche a dirlo, bianco.
-Se anche in Paradiso tutto è così candido e fastidioso da fissare, chiederò un pass per l'inferno.- borbotta Michael.
-Penso che tu non ti debba neanche preoccupare.- replica Adele, prendendo posto all'ombra, appoggiando le braccia sul tavolino.
Calum prende la parola: -Allora, cosa facciamo con questa storia?-
Guardiamo tutti Adele, la storia è sua in fondo. Spero davvero che dica di voler continuare, altrimenti so già che quel poco che ho scritto per l'articolo non sarebbe abbastanza per il mio capo.
Ah e poi certo, anche perché questa storia non deve fermarsi così, non qui, non ancora.Adele torna seria, il sorrisetto che aveva fino ad un attimo fa lascia spazio ad un'espressione combattuta.
-Vorrei continuare, ma non so come. Da dove possiamo ricominciare a cercare? Che indizi abbiamo? Io conoscevo solo quella casa, dove la sua famiglia viveva da anni. So che non avrebbe mai abbandonato la sua terra, ne era talmente innamorato, ma potrebbe essere ovunque.-
Michael mi fissa, io non ricambio. So cosa sta pensando, potrebbe funzionare.
Lo guardo negli occhi, i suoi sono talmente chiari e trasparenti da poter vedere i pensieri che gli passano in testa.
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Verona || Calum Hood
Fanfic"Siamo nella città dell'amore! Come fai ad essere così triste?" "Non credo nell'amore." "La prendo come una sfida." Dove una ragazza decide di accompagnare una signora anziana e suo nipote alla ricerca del suo vecchio amore. [Ispirato a "Letters to...