Okay sono qui da due ore è non mi è ancora arrivata l'illuminazione divina.
Michael mi ha chiamata, dicendomi di aver trovato l'hotel e che lui si era già accomodato in camera. Gli ho chiesto se poteva venire a prendere anche la mia valigia e portarla in là, ma stranamente ha risposto di no, per poi mandarmi a cagare.
Sospiro, mentre fisso il muro pieno di lettere, pensando a qualche articolo decente da scrivere: "Quanto è difficile scrivere a mano"? No, banale. "Giulietta appendeva lettere ai muri?" Impossibile. "Se scrivo una lettera a Giulietta ma la attacco su un altro muro, funziona lo stesso?"
Niente. Nessuna idea brillante.
Il sole inizia a calare, ci sono sempre meno persone che gironzolano nella piazzetta. Noto una ragazza, poco lontano da me, che sta piangendo mentre scrive qualcosa su un foglietto giallo, inzuppandolo di lacrime. I suoi singhiozzi sono coperti dal brusio dei turisti, li sento solo perché sono concentrata su di lei. Vorrei avvicinarmi, provo una strana empatia per quella ragazza, forse per come si morde il labbro per cercare di trattenere le lacrime, cosa che faccio anch'io quando sono triste, oppure per la borsa a forma di gatto che adoro, cavoli, ne vorrei una anch'io...
No, Bec, concentrati.-Non si fissano le persone.- sobbalzo, portandomi una mano sul cuore.
-Oh, Gesù!-
-No, non proprio.- mi volto, incrociando lo sguardo di una donna giovane, penso sulla trentina, i capelli scuri e lisci le ricadono morbidi sulle spalle. Porta un vestito color lavanda, che le risalta in modo incredibile gli occhi chiari. In una mano tiene un cestino, pieno di fogli, nell'altra tiene una mezza dozzina di post-it e lettere.
Ci metto due minuti per accorgermi che sono quelli appesi al muro.-Sta rubando le lettere?- esclamo, un po' turbata.
La ragazza ride, sedendosi poi accanto a me -Non le sto rubando.- trattiene una risata, come se la mia confusione la divertisse. -Secondo te qualcuno scriverebbe mai una lettera sapendo che non avrà risposta?-
Sto per ribattere che io, da ragazza, ne ho scritte tante, di lettere, e a molte non ho mai ricevuto risposta. Come quella in cui ho dichiarato il mio amore a Niall Horan, in seconda media. Peccato che lui fosse in terza e non mi abbia mai rivolto neanche uno sguardo, si sa, alle medie c'è una gerarchia da rispettare.
Oppure la lettera in cui mi lamentavo del cane del vicino, che abbaiava tutta la notte. Ero in quarta elementare, cosa che faceva intendere a tutti che non fossi degna di essere ascoltata.
Mi vengono in mente altre mille esempi, ma decido di non dire niente, anzi, scuoto la testa.-Vieni, ti posso spiegare meglio.- si alza. -Ma prima, mi aiuteresti a raccoglierle tutte?-
***
Ci abbiamo messo un'ora a staccare ogni bigliettino dai mattoni. È incredibile quanto la gente sia fantasiosa quando si tratta di attaccare della carta ad un muro: certe lettere erano appiccicate con cicche, altre con scotch da pacco o di carta, alcune con una strana poltiglia gialla che mi è rimasta appiccicata sui polpastrelli.
Sto cercando di levarla anche adesso, strofinando le dita sulle grandi foglie di una pianta davanti alla porta di una casa. Faccio in fretta per evitare di essere vista da qualcuno. La roba gialla sulle mie dita sta andando via, ma le sento ancora appiccicaticce.
Sto seguendo la donna, che ho scoperto chiamarsi Serena, attraverso mille vicoli, strade, archi, scale, piazze. Credo di aver girato in tondo per tutto questo tempo. Con la mia valigia appresso. Pesasse poco, almeno!-Aspetta, due minuti...- prendo fiato -Per favore...- ancora fiato -Ho bisogno di una pausa- mi appoggio con i gomiti sulle ginocchia, respirando lentamente.
Serena sorride -Siamo quasi arrivate, è laggiù.- indica delle scale poco lontane da noi.
Sospiro, sicura che questa camminata valga come minimo tre giorni di allenamento per le gambe.
Salendo le scale, ne sono ancora più convinta, anche perché devo trascinarmi la valigia dietro. Un paio di volte mi è finita sui piedi o sugli stinchi e ho dovuto trattenere un urlo di sorpresa e dolore.
Inizia benissimo questa vacanza.Maledico Michael, che non si è fatto più sentire e soprattutto non è venuto a prendermi la valigia. Insomma, dov'è la galanteria? E il giuramento di salvare le D.I.D.? Ossia Donzelle In Difficoltà? Ogni eroe dovrebbe... Oh, al diavolo, non avrà neanche mai visto Hercules.
Arriviamo finalmente al seicentesimo piano? No, solo il primo. Anche se sento bruciare i muscoli delle cosce. Ho bisogno di un bagno caldo.
-Seguimi, lascia pure la valigia qui all'entrata-
Rinvigorita da questa frase, quasi lancio la povera valigia.
Seguo Serena lungo un corridoio, troppo lungo secondo me, per finire in una grande stanza luminosa. Delle finestre enormi si aprono di fronte all'entrata dove mi sono fermata, un paio sono spalancate, facendo entrare una brezza fresca, in mezzo alla sala c'è solamente un enorme tavolo ovale, intorno al quale si trova qualche sedia, quattro sono occupate da delle signore di diverse età: due sono più anziane, penso intorno ai 70 anni, una sarà sulla cinquantina e l'ultima ha circa l'età di Serena. Lei si accomoda tra di loro.
-Rebecca, benvenuta tra le Giuliette-
AN
ce l'ho fatta a cambiare la copertina in qualcosa di decente evviva menon ve ne frega niente ma pazienza
avete visto anche che ho dato un nome al capo di Rebecca (infatti ho corretto gli altri capitoli solo adesso lol), perché scrivere solo "il mio capo" mi faceva schifo
comunque, manca poco all'incontro con un altro membro dei 5sos eheheh
sto aggiornando troppo spesso, non va bene, che poi perdo il ritmo SICURO
anyway fatemi sapere che ne pensate intanto
a presto!
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Verona || Calum Hood
Fanfiction"Siamo nella città dell'amore! Come fai ad essere così triste?" "Non credo nell'amore." "La prendo come una sfida." Dove una ragazza decide di accompagnare una signora anziana e suo nipote alla ricerca del suo vecchio amore. [Ispirato a "Letters to...