|Capitolo 21|

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Finalmente Carola e Davide avevano risolto tutto, ed ero molto contenta per loro.
Alex invece sembrava un pò strano.. Non so se era per il fatto che gli avevo chiesto di fargli conoscere i miei genitori, o per la gara che ci sarebbe stata domani.
Fuori da scuola c'erano Davide ed Alex.
Rimasi sorpresa nel vederlo, pensavo non venisse.
Carola si buttò tra le braccia del suo ragazzo: passare un pò di giorni da soli, gli aveva fatto proprio bene ad entrambi.
Io: oi! -dissi avvinghiandomi a lui.
Alex sorrise leggermente e senza dire niente, mi mise le braccia intorno ai fianchi.
Io: che hai in questi giorni?
Alex: in che senso?
Io: non so, sei molto strano.. Non mi parli molto, non sembri di buono umore.
Alex abbassò lo sguardo.
Alex: niente, stavo rivalutando l'idea di andare a trovare i tuoi genitori... Credo tu abbia ragione, voglio dire, infondo siamo fidanzati già da un pò di mesi...
Io: davvero faresti questo per me..? -chiesi entusiasta.
Alex: farei di tutto per vederti felice!
Lo abbracciai talmente forte che ebbi l'impressione di avergli rotto una costola.
Io: grazie, sei il ragazzo migliore del mondo!
Davide: dopo me, ovviamente! -esclamò Davide infilandosi nel nostro discorso.
Tutti e quattro scoppiammo a ridere.
Io: allora facciamo stasera? Almeno abbiamo la scusa che non possiamo fare tardi, visto che domani ho scuola.. Poi tu devi allenarti per la gara..
Solo dopo mi ricordai che Alex non gareggiava.
Alex sembrò scocciato. Quando si parlava di questa gara con lui, bisognava stare attenti che era un argomento pungente.
Io: ehm scusa, ho sbagliato..
Alex: tranquilla. Va bene, allora a stasera... Ti amo. -disse stampandomi un bacio sulle labbra e infilandosi il casco.
Lo salutai da lontano con la mano e aspettai che arrivasse mia madre.

Una volta arrivate a casa, Sara si rifugiò nella sua camera, e ne approfittai per essere sola con mia madre e mio padre per dargli questa notizia.
Io: mamma, papá! -dissi varcando l'ingresso della cucina.
Entrambi si voltarono interrompendo quello che stavano facendo.
Io: ehm.. Stasera abbiamo un ospite a cena..
Mamma: e chi sarebbe..? -chiese maliziosa mia madre.
Io: il mio fidanzato... Si chiama Alexander... Per voi va bene se stasera viene a cena da noi, così ve lo presento?
Mio padre fece ricadere il giornale che stava leggendo.
Poi si alzò e mi diede un bacio sulla fronte.
Papá: la mia bambina sta crescendo... -disse guardandomi negli occhi. -sarò lieto di conoscere colui che ti rende felice. -concluse.
Mi buttai tra le sue braccia.
Io: grazie papá!
Mi stampò un altro bacio sulla fronte, e poi si diresse verso il divano.
Io: tu mamma...?
Mamma: eh va bene.. Spero solo che sia una persona educata.
Alzai gli occhi al cielo.
Io: Alexander è un ragazzo d'oro.. Te ne renderai conto quando lo conoscerai. -dissi uscendo dalla cucina.
Mandai subito un messaggio ad Alex, per confermargli che stasera sarebbe andato tutto come avevamo programmato.

La sera arrivò velocemente.
Avevo scelto un vestitino semplice, di un bel colore giallo.
Non sapevo come Alex si sarebbe vestito, ma non gli avevo dato nessuna raccomandazione: volevo solo che fosse se stesso.
Scesi di sotto al suono del campanello: volevo accoglierlo io all'entrata, magari l'avrebbe reso meno nervoso.
Aprì la porta: Alex era vestito come suo solito, pantaloni neri, maglia nera e giacchettino di pelle. Era perfetto, perchè era veramente lui, senza smoking e cravatta.
Alex: permesso.. -disse sottovoce.
Ad un tratto, i miei genitori sbucarono da dietro la cucina: mio padre sorrise al ragazzo, mia madre fece uno di quei suoi sorrisi finti.
Bene, già se lo era inquadrato.
Io: vieni Alex, ti presento i miei genitori.
Lui annuì. Sembrava un pò teso.
Io: mamma, papá.. Lui è Alex. Alex, loro sono i miei genitori.
Alex tese la mano a mio padre, e baciò la mano a mia madre.
Alex: piacere signori Galvani. -disse sorridendo.
Intanto si era presentata anche mia sorella.
Sara: oh, tu devi essere Alex.. Piacere, io sono Sara, la sorella di Silvia. Mi ha parlato molto di te. -esclamò entusiasta.
Alex: già, in carne ed ossa.. Piacere. -disse baciando la mano anche a lei.
Lo ammetto: questa situazione era davvero imbarazzate, ma sarebbe stata solo una cena, e poi tutto sarebbe tornato come prima.
Ci misimo a tavola, Sara a capotavola, io e Alex alla sua sinistra, rispettivamente di fronte a mio padre e mia madre.
Mamma: allora Alex, raccontaci un pò di te!
Alex: ehm.. Non ho niente di speciale.. Sono un pò più grande di Silvia, ma non credo che la differenza si noti..
Mamma: wow, sembri davvero un diciottenne.. Quanti anni hai, Alex? -chiese facendo finta di essere curiosa.
Alex: 23.
Mia madre iniziò a tossire.
Mio padre notò come la mamma stava diventando antipatica, così decise di prendere il controllo della situazione.
Papá: i tuoi genitori?
Peccato che accentrò la domanda sbagliata.
Alex: beh.. Loro sono morti. -mentì. -vivo con mio fratello maggiore.
Papá: oh, mi dispiace..
Alex: ormai è passato molto tem..
Mamma: che università frequenti Alex? -chiese mia madre interrompendolo.
Alex: in realtà.. Io non frequento l'università. Lavoro.
Mia madre finse un altro attacco di tosse.
Mamma: Silvia invece farà l'università.
Io: è una scelta che spetta a me mamma.
Mamma: si ma tu l'università la farai.. Voglio che ti faccia una cultura.
Io: anche chi non ha fatto l'università ha una cultura ben arricchita! -dissi volgendo uno sguardo complice ad Alex.
Mamma: non credo Silvia.. Di solito chi non fa l'università, non ha mai combinato niente in vita sua.
Rimasi sbalordita. Ma di che razza di cattiveria era mia madre?
Papá: credo tu stia esagerando.. -disse mio padre a mia madre.
Alex: no, lei ha ragione.. Non ho combinato poi così tanto in vita mia...
Mamma: che lavoro fai attualmente?
Alex: mi occupo delle moto..
Mamma: meccanico?
Alex: no.. Faccio delle gare e vinco dei soldi..
Mia madre rimase di stucco, mio padre no: lui conosceva la malavita delle persone non proprio agiate, una volta era così. Forse è per questo che gli stava molto a cuore Alex.
Mamma: che lavoro patetico...
Io: mamma smettila! -urlai arrabbiata.
Ci furono due minuti di silenzio. La situazione si stava facendo molto tesa.
Alex: forse è meglio che me ne vada.. -disse alzandosi da tavola.
Io: no Alex aspetta...
Alex: a domani Silvia..
Prese la sua giacca e uscì furtivamente dalla casa.
Io: ti odio mamma! -urlai.
Mamma: non è il ragazzo per te, non è alla tua altezza!
Io: se solo l'avessi ascoltato, avresti capito che sono io che non sono alla sua altezza.. Ti sei basata solo su quello che fa nella vita, senza ascoltare quello che aveva da dire.. Andate al diavolo tutti!
Uscì di casa sbattendo la porta e rincorrendo Alex che era ormai solamente un puntino nero nell'oscurità.
Io: Alex! -urlai.
Non so se non riusciva a sentirmi o non voleva sentirmi, ma non si voltò.
Iniziai a correre, e dopo che lo raggiunsi, gli afferrai il braccio.
Io: ti vuoi fermare?!
Alex si voltò. Era scuro in volto, era triste.
Io: mi dispiace per stasera, ma mia madre..
Alex: tua madre ha ragione, Silvia. Non ho mai combinato niente di buono nella mia vita, ho sempre rovinato tutto quello che avevo, ho perso persone importanti e ho gareggiato clandestinamente. Forse ha ragione... Non sono il ragazzo per te.
Il mio cuore iniziò a perdere qualche battito.
Io: che cosa..?!
Alex: hai sentito benissimo..
Deglutì.
Io: vorresti lasciarmi?
Alex: io.. Non lo so, Silvia..
Io: vorresti lasciarmi davvero per una stupida cosa che ha detto mia madre?! -urlai infuriata.
Non riuscì a trattenere le lacrime, che iniziarono a scorrere sul mio volto.
Alex: cazzo, Silvia, ha ragione! Io penso bianco, tu pensi nero, io faccio bianco, tu fai nero! Siamo troppo diversi Silvia, forse non dovevo entrare neanche nel tuo mondo.
Ma che stava dicendo?
Mi stava deludendo in una maniera assurda. Avevamo detto che non ci saremmo lasciati, indipendentemente dai miei genitori. E invece lui voleva andare via da me.
Scoppiai a piangere.
Io: vaffanculo tu e alle tue parole! Sei un bugiardo! Un bugiardo! -urlai.
Alex sembrò triste.
Alex: mi dispiace Silvia.. Io non volevo dire veramente quelle cose, scusa..
Io: ma le hai dette. Hai rovinato tutto. Sei solamente un cretino!
Alex: non voglio lasciarti.
Non risposi, semplicemente me ne andai e corsi verso casa.
Piangevo, piangevo, le mie lacrime non riuscivano a fermarsi, ed io mi sentivo sempre più debole e triste.
Alex: Silvia! -urlò.
Ma era troppo tardi, perchè io ero già entrata in casa.


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