|Capitolo 10|

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POV. ALEX
Cazzo! Che cazzo avevo fatto? "Hai baciato Silvia.", ripeteva la mia coscienza.
Non posso averlo fatto davvero, insomma lei è una bambina. "Un bambina con un cervello di un'adulta.", diceva la mia coscienza.
Già, lei aveva solamente 18 anni ma era quasi più intelligente di me.
Non potevo innamorarmi. Non di Silvia, e non così.
Mi allontanai leggermente con la moto da quel boschetto, e poi chiamai Carola.
Carola: Alex dimmi.
Io: è il caso che vieni a prendere Silvia, qua nel boschetto del parco...
Carola: non puoi andarla a prendere tu..?
Io: abbiamo litigato Carola. È meglio che venga tu.
Una volta chiusa la chiamata, un senso di pentimento per quello che avevo fatto invase il mio corpo.
Spensi il motore della moto, e la feci ricadere a terra senza pensare a quanti graffi avesse potuto farsi.
Mi diressi verso il boschetto, dove poco prima avevo lasciato Silvia. La trovai appoggiata ad un albero, stava piangendo.
Odiavo vederla così; il mio cuore si rimpicciolì e si spezzò in mille pezzettini.
Quando Silvia mi vide, si voltò dalla parte opposta.
Io: Silvia..
Silvia: vattene, Alex. Stammi lontano.
Mi avvicinai di più a lei, e mi accasciai per guardarla negli occhi.
Silvia: ho detto vattene.
Io: smettila di piangere. Io non sono il ragazzo per te Silvia. Non capisci che faccio una vita totalmente diversa dalla tua? Non capisci che abbiamo più di 5 anni di differenza? È impossibile tra noi, piccola.
Tesi la mia mano verso il suo viso per accostarle una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Silvia: sai una cosa? Hai ragione Alex, siamo troppo diversi. Tu sei un poveretto, io sono ricca. Tu hai 23 anni, e io 18. È davvero impossibile, come hai detto tu. Ma voglio solo ricordarti che il bacio me l'hai dato tu. -disse alzandosi e dirigendosi verso l'uscita del boschetto.
Io rimasi li impalato, come un deficiente.
Sentì un rumore di motorino, evidentemente quello di Carola.
Mi alzai anche io, e andai a riprendermi la mia moto a terra. Notai che c'erano diversi graffi, ma in quel momento avevo solamente bisogno di bere.
Salì in sella, e mi diressi verso il bar vicino a dove si facevano le corse clandestine. C'erano Davide, Jane e anche altri del nostro gruppo.
Davide mi stava salutando, ma io ero talmente arrabbiato con me stesso da non volerlo vedere, e così mi diressi verso il bancone.
Io: qualcosa di forte. Molto forte.
Il barista mi guardò in modo strano, poi mi servì del whisky.
Iniziai a bere due bicchierini, poi al terzo mi fermò Davide.
Io: che cazzo fai?
Davide: sto impedendo di auto-rovinare la vita di un mio amico. -disse facendo segno al barista di smettere di versare bicchierini.
Davide: c'entra Silvia vero..?
Io: sono un coglione Davide. L'ho baciata e poi le ho detto che è stato un errore.
Davide: l'hai baciata?! -chiese incredulo il mio amico.
Io: già. Era tutto il giorno che stavamo insieme, e con quei meravigliosi occhi e quelle sue labbra carnose, non ho saputo resisterle... È bellissima Silvia. Non ci metterà tanto a trovarsi qualcun'altro migliore di me.
Davide: adesso sei anche geloso? -ridacchiò Davide.
Io: no. Io non la amo.
Davide: beh, da come parli sembri innamorato Alex. Non puoi negarlo a me che ti conosco da quando avevi 5 anni.
Sbuffai.
Io: la verità che è che non credevo di poter tenere a una persona più piccola di me, perchè sono sempre stati gli altri a prendersi cura di me. Ma ora... Sento il bisogno di proteggerla, di amarla. E questa cosa mi fa paura Davide, perchè lei ha già capito ma le mie parole non fanno che deluderla, e la perderò sicuramente.
Davide: tu la ami Alex.
Io: no. Le voglio bene.
Davide continuava a ridacchiare qualcosa che ormai non sentivo più. Vidi solamente Jane che si stava avvicinando a me.
Jane: Alex hai bisogno di me?
Davide: Alex non fare cazzate. -mi ribadì il mio amico.
Jane: stanne fuori carino.
Annuì alla ragazza. Non sapevo neanche io che stavo facendo.
Jane mi prese la mano e mi portò vicino ad un albero, mi iniziò a slacciarmi la cintura dei pantaloni e mise le mie mani sul suo fondoschiena. Si slacciò la cerniera anche lei, e si abbassò i pantaloni.
Jane: sto aspettando...
La spinsi contro di me, e rapidamente entrai dentro di lei. Lei non faceva altro che ansimare, e io stavo li ad assecondare il suo piacere e a pensare ad un'altra ragazza.
Poi mi staccai da Jane, mi tirai su la zip dei pantaloni e mi allontanai.
Jane: e ora che ti prende?!
Io: mi allontano un pò per un alcuni giorni. Avvisa tu Davide, io devo andare.
Avevo intenzione di staccare per un pò. Solo per far pace con il mio cervello. E poi sarei tornato, e avrei chiarito con Silvia.
Ma ora avevo bisogno un pò di tempo per me.

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