La mattina seguente mi svegliai alle 10:00. Avevo gli occhi ancora pesanti e faticavo a tenerli aperti, bruciavano sicuramente a causa del pianto del giorno prima... era stato senza dubbio un giorno intenso e ricco di emozioni, troppe emozioni: se pensavo a quello successo con Alex tristezza, amarezza e disperazione... ma se pensavo a quello successo con Jeff mi sentivo come una ragazzina, le farfalle nello stomaco (e anche un po più sotto dello stomaco), mi sentivo di vivere ancora una favola, sapevo di non dovermi lasciare sfuggire quello che di bello stava accadendo a fronte di drammi e spiacevoli imprevisti. Si, sapevo su cosa dovevo concentrarmi! Sapevo esattamente cosa fare!
Mi feci una doccia, indossai un paio di shorts e una canotta a caso e scesi, incredibile ma vero senza make-up, a fare la spesa, ignorando il caldo di quella bellissima mattina di fine giugno. Mi fiondai di nuovo a casa e mi rimboccai le maniche: fish & chips, salsicce, bacon, legumi, uova, toast, roast beef e dolci vari, un pranzetto niente male! Guardai l'orario, le 12:30, perfetto!
Mi spogliai, mi diedi una rinfrescata e scelsi dal guardaroba una camicetta bianca con un tailleur nero e le mie immancabili loubotin. Fondotinta, cipria, eyeliner e mascara; scelsi di evadere dal Total black con un rossetto rosso, infine legai i capelli in un ordinato chignon. Perfetto! Non mi restava che ricordarmi dove diavolo fosse finito il biglietto da visita di Jeff!
Nel mio comodino... no
Nella borsa... niente
Nella toilette... nemmeno
Nella tasca di qualche giacca... manco a pagarlo!
Dopo aver messo la casa a soqquadro e aver ovviamente sudato (questo perché devo dedicarmi a certe operazioni vestita di tutto punto) mi diedi una ripassata al rossetto cercando di fare mente locale e... eccolo lì, quel dannato biglietto plastificato che spuntava dal mio beauticase... in bagno! Come avevo fatto a non pensarci?? Uscii di casa coprendomi gli occhi e cercando di allontanare il pensiero di dover mettere tutto a posto prima o poi. Decisi di prendere un taxi, visto che la metro non era proprio il massimo per una ragazza vestita di tutto punto<<Chelsea, Mallord Street>> lessi al tassista dal biglietto da visita. Scesi dal taxi e mi ritrovai in uno dei quartieri più esclusivi di Londra, davanti ad un immenso edificio completamente fatto di specchi. Dopo un attimo di meraviglia mi convinsi ad entrare alla "Spancer s.r.l."
<<Jeff Spancer>> dissi alla signorina dai capelli rossi dietro la reception che smise di digitare al computer e si alzò in piedi <<ha un appuntamento?>> oddio, non avevo un appuntamento... ora che cavolo mi inventano?? <<si>> dissi in un tono tutt'altro che convincente <<lei è?>> mi chiese senza guardarmi <<miss Alamirez>> dissi scandendo il mio cognome, di difficile comprensione per i londinesi <<un attimo>> rispose la rossa quasi seccata, si alzò e si allontanò sculettando
<<mi segua>> disse apparendo dopo dieci minuti, prendemmo l'ascensore e salimmo nell'attico, la ragazza bussò ad un ufficio con una grande porta in legno e si allontanò "buona giornata anche a lei" pensai stizzita mentre entravo nell'ufficio
<<posticipiamo l'appuntamento a giovedì, o non mi sarà possibile essere presente>> Jeff era chinato sulla sua agenda e non mi prestò molta attenzione <<ma certo, le prenoterò io stesso una suite a mio nome>> ecco perché era venuto al Regency! <<la ringrazio, a risentirla>> disse Jeff e riattaccò venendo verso di me <<ma tu cosa ci fai qui??>> mi chiese dopo avermi baciata <<mi trovavo un po' di roba in più nel frigo e ho pensato... ma si... meglio che buttarla>> alzai il porta pranzo e feci spallucce, con aria di casualità <<ah-ah, e immagino che anche il tuo outfit sia del tutto casuale>> mi disse mordendosi il labbro <<questo straccetto? Ma si, roba da tutti i giorni>> continuai a scherzare guardandolo sorridere mentre si passava il pollice sul labbro inferiore in una mossa di una sensualità pazzesca <<sei davvero bellissima Julieta>> no... lui lo era, era perfetto, così desiderabile, così sexy e così... così mio! Iniziai a baciarlo lasciando il porta pranzo su una poltrona. In un improvviso fremito sapevo di voler essere sua, che lui doveva essere mio ed avevo aspettato fin troppo. Jeff mi stringeva a sé facendo passare le sue mani tra i miei capelli, baciandomi con trasporto e desiderio, come se bramasse il mio appartenergli, da sempre, ora più che mai. Il mio cuore era a mille e mentre le nostre lingue di muovevano nella più erotica delle danze spostai la mia mano dal suo viso al suo petto, toccando i suoi muscoli, i suoi bicipiti, i suoi meravigliosi addominali <<Julieta...>> Jeff smise di baciarmi e mi guardava affannato, come al nostro primo appuntamento, solo che... <<no Jeff, non voglio più nasconderti quello che voglio, ho rimandato fin troppo>>... stavolta sarebbe andata diversamente
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E fu amore.
RomanceJulieta Alamirez è un'intraprendente ventiduenne sud-americana che vive a Londra come receptionist in un lussuoso hotel. In una normale giornata di lavoro Julieta incontra Jeff, il tipico ragazzo bello, affascinante, talentuoso e facoltoso. con l'ai...