A terra sul pianerottolo c’erano frappuccino, caffè, pancakes e brioches. Poco più distante Alex si dimenava a terra, con Jeff che lo sovrastava stringendo a pugno la mano tesa con il braccio caricato, pronto a sferrare un colpo. Corsi verso i due e cercai di mettermi in mezzo <<muoviti anche solo di un millimetro e ti sfondo la faccia>> ringhiò Jeff <<bastardo! Aspetta solo che mi liberi e ti giuro che do fuoco a te, al tuo ufficio, al tuo appartamento e pure a quella macchina di merda con la quale vai facendo il coglione! Sei solo un figlio di papà del cazzo! Io ti distruggo!>> rispose Alex scalciando <<no, basta! Jeff, lascialo! Alex basta, calmati!>> cercai di dire mettendomi in mezzo <<Julieta, fatti gli affari tuoi>> mi disse Jeff serio <<e certo, ora le dai pure gli ordini! Dimmi, quand’è che glielo compri un bel guinzaglio? Uno con i diamanti magari, tanto hai i soldi del tuo paparino, no?>> rise Alex << non sai niente di me, stupido coglione! Mi sto abbassando ai tuoi livelli perché voglio chiarirla una volta per tutte. Levati di torno!>> lo intimò Jeff <<Jeff adesso basta, levati, lascialo stare!>> Jeff si girò verso di me ma non fece in tempo a rispondere che Alex si liberò e sferrò a Jeff un pugno in pieno volto, producendo un tonfo secco. Gridai e spinsi via Alex con tutta la forza che avevo in corpo <<sei una bestia! Che cazzo ti è successo? Ti sei rincoglionito da un giorno all’altro?>> iniziai a piangere <<che cazzo vuoi fare? Eh? Che pensi di risolvere così? A cosa è servito? Mi fai schifo!>> gridai colpendo Alex sul petto ripetutamente, lui mi guardava sconvolto, smarrito <<Julieta, io…>> Jeff mi prese per le spalle e mi portò in casa, tenendomi stretta per farmi calmare <<Julieta!>> gridò ancora Alex cercando di rialzarsi. Jeff si fermò a guardarlo e Alex tirò un pugno al muro, come gesto di assoluta impotenza.
Entrammo in casa e Jeff mi fece sedere, mi diede un bicchiere d’acqua e aspettò che smettessi di singhiozzare sedendosi affianco a me <<è tutto finito, non devi avere più paura>> mi disse accarezzandomi i capelli <<che razza di persona è?? Cosa voleva fare? Lui non è cosi, Jeff, ti giuro che non è così!>> dissi quasi giustificando Alex <<anche se fosse non mi interessa. Julieta, non sono nato ieri, di esaltati ne ho visti e affrontati, di certo non mi fa paura lui>> disse Jeff facendo una smorfia <<mi dispiace solo per quello che è successo, per la situazione nella quale ti sei trovato… che si fottesse>> sentivo che la paura stava lasciando il posto a rabbia e delusione <<sono incidenti di percorso, è successo e basta>> tagliò corto Jeff <<di certo si sarebbe potuto evitare>> alzando lo sguardo vidi un rivolo di sangue uscire dal naso di Jeff, accanto al livido che aveva proprio sotto l’occhio destro, e sorrisi accarezzandolo <<sanguini… eppure ti preoccupi di far stare bene me>> gli dissi guardandolo negli occhi <<è questo ciò che conta per me, che tu stia bene>> mi disse Jeff spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio <<prendo ghiaccio e disinfettante>> gli dissi posandogli un bacio sulle labbra.
Applicai a Jeff la pomata sull’ematoma e riscaldai il caffè che (santo volle) avevo già preparato <<bè certo, non è come i pancakes, ma penso che possa andare>> dissi mettendo sul tavolo nutella, biscotti e brioches <<ma no, andrà benissimo… dove sono i piattini?>> mi chiese Jeff che mi stava aiutando ad apparecchiare <<sono lì, nello stipo accanto alla dispensa>> risposi indicando lo scaffale <<comunque ti ho mentito>> disse all’improvviso Jeff <<cosa?>> mi venne un tuffo al cuore <<non sono venuto qui solo per vedere come stessi o chiederti dell’ipotetica ripresa…>> iniziò a dire Jeff <<ah, è così? Quindi, sei un egoista manipolatore che gioca con sentimenti della gente per arrivare al compimento dei suoi loschi scopi? E sentiamo, perché saresti venuto?>> chiesi con aria di finta offesa <<Mia sorella Selene la prossima settimana verrà a Londra, ha vissuto qui diversi anni insieme a me prima di tornare in America, e le sue amiche le hanno organizzato un addio al nubilato qui>> spiegò Jeff <<ehm… auguri?>> chiesi continuando a non capire <<Julieta, ci terrei a farti conoscere lei e Marshall prima del matrimonio>> disse Jeff dopo una breve pausa <<Jeff… non so se è il caso… insomma è prossima al matrimonio, sarà sotto stress, tra organizzazione e preparativi…>> Jeff mi interruppe <<verrai?>> mi chiese a bruciapelo… sarei andata? Era la cosa giusta da fare, o era una mossa azzardata e inopportuna e quindi era meglio… <<si>> il mio subconscio rispose per me prima che avessi il tempo di fermarlo <<potrai non credermi, ma significa molto per me… tu…>> Jeff mi prese una mano e la strinse tra le sue <<io, cosa?>> chiesi piano cercando di mantenere il contatto visivo <<sei la prima>> disse quasi in un sussurro <<cosa vuoi dire?>> chiesi con voce tremante, ma Jeff non mi rispose; tacque guardandomi negli occhi, con uno sguardo diverso, uno sguardo privo della solita spavalderia, dell’esuberanza vivace che lo caratterizzava… il suo sguardo era incerto, quasi esitante, come se fosse perplesso o qualcosa lo turbava. Si avvicinò piano a me e mi prese il viso tra le mani, baciandomi teneramente e intensamente, un bacio che non aveva bisogno di risposte.
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E fu amore.
RomanceJulieta Alamirez è un'intraprendente ventiduenne sud-americana che vive a Londra come receptionist in un lussuoso hotel. In una normale giornata di lavoro Julieta incontra Jeff, il tipico ragazzo bello, affascinante, talentuoso e facoltoso. con l'ai...